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I legali che siedono in Parlamento sono ben 132, da Sisto a Boschi, da Ostellari a De Luca. Manca una legge come nell’Ue

È il partito più numeroso in Parlamento. Ma non ha colore politico: niente bandiere rosse, verdi, azzurre. È trasversale e molto influente, soprattutto quando si parla di giustizia: è il Partito degli Avvocati (PdA). Le elezioni del 2018 sono state una manna dal cielo per gli Azzeccagarbugli nostrani: gli avvocati eletti in Parlamento sono ben 132 –  87 a Montecitorio e 45 a Palazzo Madama. Un record considerando che nella legislatura precedente (la XVII) erano 113. Non c’è altra professione che sia più rappresentata nelle due Camere: secondo un rapporto di inizio legislatura, a fronte dei 132 avvocati, ci sono 116 imprenditori, 114 impiegati mentre molto più in basso si posizionano gli ingegneri (21), sindacalisti (13) e gli operai (2).tra i parlamentari non c’è solo la più famosa Giulia Bongiorno, già legale di Giulio Andreotti e Gianfranco Fini, eletta a Palazzo Madama nelle file della Lega per rappresentare la nazione e nel frattempo avvocato di Matteo Salvini nei processi sui migranti e anche di altri clienti privati come la ragazza che ha denunciato il figlio di Beppe Grillo per stupro. I nomi noti sono molti. Alcuni hanno sospeso l’attività per ragioni istituzionali, molti parlamentari semplici invece continuano a praticare liberamente. Tra gli avvocati eletti più famosi c’è la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, i legali di Berlusconi Niccolò Ghedini e Francesco Paolo Sisto (oggi sottosegretario alla Giustizia), le ministre Mariastella Gelmini ed Erika Stefani, ma anche l’ex Guardasigilli del M5S Alfonso Bonafede, la capogruppo di FI al Senato Anna Maria Bernini, i renziani Francesco Bonifazi e Maria Elena Boschi, ma anche Piero De Luca (Pd), Ignazio La Russa e il presidente della commissione Giustizia, Andrea Ostellari (Lega). Molti di questi propongono, discutono, chiedono modifiche e votano leggi in materia di giustizia che, oggi o domani, potranno tornare utili nella difesa dei propri assistiti. E per dare l’idea del potenziale conflitto d’interessi, basti pensare che la maggioranza dei parlamentari che siede nelle commissioni Giustizia, e quindi quelli più coinvolti nei provvedimenti sul tema, sono avvocati. A Palazzo Madama sono ben 17 su 24 (il 71%) mentre alla Camera 26 su 46 (il 57%).È proprio per questo che una legge per rendere incompatibili le professioni di avvocato e parlamentare non arriverà mai. E sì, che di tentativi in passato ce ne sono stati. Basti ricordare la proposta del 2003 di Giuseppe Fanfani per rendere incompatibili le cariche di avvocato e ministro e obbligando i parlamentari a scegliere tra le due professioni. Poi nel 2010 l’allora senatore Marco Follini scrisse una legge che impediva agli avvocati/parlamentari di difendere clienti privati in cause con lo Stato fino a quella dell’ex pm di Mani Pulite, Antonio Di Pietro (anno 2011) che prevedeva la secca incompatibilità. Tutte cadute nel nulla. In questa legislatura, chissà perché, non c’è alcuna proposta di legge che provi a risolvere questo conflitto d’interessi. Eppure la questione è regolata in molte democrazie occidentali. In Spagna è prevista l’incompatibilità, in Francia e negli Usa gli avvocati/deputati non possono difendere aziende o persone che hanno cause con lo Stato mentre in Germania il codice di condotta del Bundestag obbliga i deputati a informare il presidente su ogni incarico con interessi contro lo Stato o la Pubblica amministrazione.

(di Giacomo Salvini – Il Fatto Quotidiano) –

Sorgente: Bongiorno & C: gli avvocati vero partito di maggioranza – infosannio

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