Con la nuova amministrazione Biden e il nuovo clima di guerra tiepida, il fondamentalismo atlantico dei giornali Fiat sta portando la russofobia e la sinofobia a livelli ancora inesplorati per i pur navigati giornali italiani.
Due articoli su la Stampa diretta da Giannini di oggi destano più ilarità del solito.
Il primo a firma Eugenia Tognotti dal titolo “Tutti i dubbi sullo Sputnik”. Che i media italiani abbiano come interesse principale di questi mesi tirare la volata ai profitti di Big Pharma Usa è noto a tutti. Ma il livello di dedizione alla causa della Tognotti tocca punte incredibili. E non tanto per il riferimento ad una lettera anti Sputnik di “una trentina di scienziati” – non meglio specificata dall’autrice perché da una non facile ricerca si scopre che è del settembre del 2020 (!!!) e ampiamente superata dalla letteratura scientifica più autorevole successiva (The Lancet) e dalle principali eccellenze europee in materia (Spallanzani e Istituto Koch). E neanche tanto per il voler insultare ulteriormente la vostra intelligenza giustificando il ridicolo, cioè la Von Der Leyen e la disastrosa gestione dell’Unione Europea di tutta la vicenda. Ma quello che rende oltre il ridicolo il fondamentalismo atlantico-vaccinale della Tognotti è l’attacco a Mosca di portare avanti una “campagna di diplomazia vaccinale”, essendo il suo articolo la prova provata di chi e per quali interessi viene portata avanti “la diplomazia vaccinale”.
Il secondo articolo è ancora più esilarante. Parliamo dell’intervista di Mastrolilli – inviato negli Stati Uniti e famoso per i suoi fake reportage a Caracas – al segretario di Stato Usa Blinken – Blinken: La Cina vuole dividerci con l’Italia dobbiamo restare uniti – che si concentra invece nell’attacco alla Cina, in particolare per richiamare all’ordine l’Italia che nel Conte 1 aveva avuto l’ardire firmare il Memorandum con Pechino per la Belt and Road Iniziative – il primo atto di politica estera sovrana da anni del nostro paese – per poi rimangiarlo con il Conte 2, fino ad appiattirsi nel governo Draghi a posizioni che vanno oltre il fondamentalismo atlantico, come dimostrato da ultimo dalle dichiarazioni di Di Maio a Bruxelles.
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