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di Clemente Pistilli

Dal verbale segreto spunta il nome della leader di FdI. Parla Agostino Riccardo, collaboratore di giustizia: “I soldi consegnati in contanti dentro a una busta del pane davanti al distributore di fronte al bar Shangri-la all’Eur”. L’uomo della Meloni ci salutò dicendo: “Io a voi nun ve conosco. Nun v’ho mai dato gnente”. La replica: “Notizia falsa che mi infanga”

Maietta ha detto alla Meloni che c’era bisogno di pagare i ragazzi presenti per la campagna elettorale e la Meloni ha risposto: ‘Dì a questi ragazzi che ne parlino con il mio segretario’ “. Quei ragazzi erano quelli di un clan di Latina. Un clan che la Dda di Roma considera mafioso.

E’ un’accusa pesante quella fatta dal collaboratore di giustizia Agostino Riccardo davanti ai pm antimafia romani, Corrado Fasanelli e Luigia Spinelli, da tre anni impegnati in una serie di indagini su alcune famiglie di origine nomade radicate nel capoluogo pontino, legate a doppio filo ai Casamonica, e che per gli inquirenti hanno messo su delle vere e proprie associazioni per delinquere di stampo mafioso.

 

Pasquale Maietta e Giorgia Meloni 

 

Inchieste in cui a più riprese sono emersi rapporti tra pezzi di politica e malavita e che ora vedono un pentito tirare in ballo la stessa presidente di Fratelli d’Italia, sostenendo che nel 2013 fece avere al clan Travali, colpito nei giorni scorsi da 19 arresti35mila euro per comprare voti e attaccare manifesti a favore di quello che all’epoca era l’astro nascente del partito, Pasquale Maietta, commercialista, ex presidente del Latina Calcio ed ex tesoriere alla Camera di FdI, amico di vecchia data del boss Costantino Cha Cha Di Silvio, coinvolto nell’inchiesta “Don’t touch”, relativa all’organizzazione criminale messa in piedi da quest’ultimo, imputato nel processo “Olimpia“, relativo a tre organizzazioni criminali che sarebbero state costituite nel capoluogo pontino all’ombra del Comune quando era sindaco il collega di partito ed ex consigliere regionale Giovanni Di Giorgi, e imputato nel processo “Arpalo“, per cui venne anche arrestato, incentrato su un vasto giro di denaro frutto di evasione fiscale riciclato in Svizzera.

Giorgia Meloni fece avere 35mila euro a un clan di nomadi: Il ruolo di Riccardo

In passato Riccardo e Renato Pugliese, figlio di Cha Cha, anche lui diventato collaboratore di giustizia, parlarono dei servizi di attacchinaggio e della compravendita di voti di cui a Latina i clan di origine nomade si erano occupati a favore, oltre che di Maietta e di Di Giorgi, di Matteo Adinolfi, attuale eurodeputato della Lega, di Gina Cetrone, ex consigliera regionale del Pdl, passata poi a Cambiamo di Giovanni Toti, arrestata per tali vicende e attualmente imputata, di Nicola Calandrini, attuale senatore di FdI, e di Angelo Tripodi, attualmente capogruppo della Lega alla Regione Lazio.

 

 

Dai verbali spuntati fuori con le ultime inchieste emerge ora anche il nome della Meloni, che nel 2018 è stata rieletta alla Camera con il centro-destra nel collegio uninominale di Latina. “Nel 2013 – ha dichiarato Riccardo ai pm Fasanelli e Spinelli – alle elezioni politiche, prima di conoscere Gina Cetrone, presentata da Di Giorgi, al bar eravamo io, Pasquale MaiettaViolaGiancarlo Alessandrini“. Tutti componenti del clan Travali, più volte coinvolti in vicende di estorsione, armi e violenze. Maietta – ha precisato il pentito – ci presentò Giorgia Meloni. Era presente anche il suo autista. Parlavamo della campagna elettorale e Maietta disse alla Meloni che noi eravamo i ragazzi che si erano occupati delle campagne precedenti per le affissioni e per procurare voti. Parlarono del fatto che Maietta era il terzo della lista, prima di lui c’erano Rampelli e Meloni, nonché del fatto che Rampelli, anche se eletto, si sarebbe comunque dimesso per fare posto al Maietta.

 

 

Giorgia Meloni fece avere 35mila euro a un clan di nomadi: Rampelli e le minacce

Nel 2013 il commercialista pontino fece effettivamente ingresso alla Camera dopo che la Meloni e Fabio Rampelli, storico esponente della destra, tra i fondatori di FdI e attuale vice presidente della Camera, optarono per altri collegi. A tal proposito inoltre, durante il processo “Alba Pontina”, relativo all’organizzazione mafiosa che sarebbe stata costituita a Latina dalla fazione di Campo Boario dei Di Silvio, lo stesso Riccardo ha sostenuto: Maietta nel 2013 entrò alla Camera dei deputati dopo che noi minacciammo pesantemente Fabio Rampelli, costringendolo a optare per l’elezione in un altro collegio e a liberare così il posto”. Circostanza sempre smentita dal vice presidente della Camera.

Tornando all’incontro che alcuni membri del clan avrebbero avuto con la presidente di FdI, il collaboratore di giustizia ha poi affermato che Maietta disse alla Meloni che quei ragazzi, quelli del clan Travali, dovevano essere pagati e che lei rispose di parlarne con il suo segretario. “Il segretario in disparte – ha evidenziato il pentito – e solo io e il mio gruppo presenti, ci ha detto: ‘Senza che usiamo i telefoni diamoci un appuntamento presso il Caffè Shangri-la a Roma‘. Noi abbiamo detto che allo Shangri-la era complicato arrivarci, per cui ha detto di vederci al distributore che è ubicato dall’altra parte della strada, all’altezza dello Shangri-la. Ci ha detto di aspettare in un parcheggio lì vicino entro le ore 12″.

 

 

Giorgia Meloni fece avere 35mila euro a un clan di nomadi: la busta del pane

Il racconto si fa dettagliato: “Lui è arrivato da una strada interna e da quelle parti c’è il centro commerciale Euroma 2, e ci ha portato all’interno di una busta del pane 35mila contanti. Prima di andare via ci disse: ‘Mi raccomando, io non vi conosco. Non vi ho mai dato niente’. Noi lo rassicurammo in tal senso. Era venuto con una Volkswagen berlina, la stessa vettura con la quale aveva accompagnato la Meloni a Latina“.

Infine Riccardo ha assicurato ai due magistrati antimafia: “Sono in grado di riconoscere questa persona”.

 

Sorgente: “Giorgia Meloni fece avere 35mila euro a un clan di nomadi per la campagna elettorale”, la rivelazione di un pentito alla Dda di Roma – la Repubblica

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