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Vaccini. Il giallo delle dosi «nascoste» ad Anagni fa infuriare la Commissione. Oggi al Consiglio europeo si decide sull’inasprimento dei controlli. Giro di telefonate con Londra, verso «una soluzione vantaggiosa per tutti» sulle forniture. Aspettando il videocollegamento di Biden

Anna Maria Merlo

L’Unione europea non prende neppure in considerazione l’ipotesi di imporre la sospensione dei brevetti e di chiedere alle aziende farmaceutiche di condividere apertamente la tecnologia e il know-how sui vaccini, come ha ancora suggerito Médecins sans frontières, come soluzione per aumentare la produzione di vaccini.

INVECE, IERI, in pieno marasma sulla mancata trasparenza – come ha messo in luce il caso dei 29 milioni di dosi “nascoste” nello stabilimento Catalent di Anagni, destinate al Belgio, 16 milioni per il mercato Ue e 13 per Covax – la Commissione ha proposto un giro di vite sui controlli all’export di vaccini, un meccanismo che esiste da gennaio e che dovrà essere reso più stringente per imporre il rispetto della «reciprocità» e della «proporzionalità». Una soluzione che rischia di creare più problemi di quanti ne risolva, ha denunciato Kathleen von Brempt del gruppo S&D al Parlamento europeo, che invita i capi di stato e di governo dei 27, al Consiglio europeo di oggi, a rifiutare la proposta della Commissione: «La Ue prende il 70% degli ingredienti da altri paesi che producono vaccini», abbiamo «calcolato il prezzo di questa guerra?». L’ultima sponda è sperare in Joe Biden. Il presidente Usa interverrà per una trentina di minuti al Consiglio europeo stasera, una mossa quasi inedita (era successo con George Bush nel giugno 2001, poi Obama aveva partecipato a un vertice Usa-Ue contemporaneo a un Consiglio europeo nel 2009). La speranza è che gli Usa si impegnino a uscire dal blocco all’export invocato in base a un dispositivo militare, per fornire dosi agli europei quando, a fine maggio, saranno in eccedenza di vaccini.

LA UE SI SENTE presa in giro da AstraZeneca, uno dei produttori su cui aveva puntato (e che ha finanziato con più di 80 milioni). «La Ue è l’unico grande produttore Ocse che continua ad esportare vaccini su larga scala in dozzine di paesi», afferma la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. La strada deve correre nelle due direzioni, aggiunge: l’export sarà sottoposto a stretta sorveglianza, attraverso due aggiustamenti al meccanismo in vigore, verrà sospeso l’export verso paesi che bloccano l’esportazione verso la Ue, «sia con la legge sia con arrangiamenti contrattuali conclusi con i fabbricanti». La legge è usata dagli Usa, gli «arrangiamenti» dalla Gran Bretagna. Ma attraverso varie telefonate tra i leader, Londra apre a una soluzione win-win, «vantaggiosa per tutti sulle forniture». «La Ue fa fronte a una gravissima situazione epidemiologica e continua a esportare volumi importanti verso paesi che producono le loro dosi e dove la vaccinazione è più avanzata» ha denunciato il commissario Vladis Dombrovskis, che difende la proposta della Commissione per risolvere i «disequilibri» e per «garantire l’approvvigionamento».

LA UE NELLE ULTIME sei settimane ha esportato 41 milioni di dosi verso 33 paesi: 10,9 milioni verso la Gran Bretagna (senza ricevere nessuna dose in cambio), 6,6 milioni verso il Canada, 5,4 per il Giappone, 4,4 per il Messico, 1,5 milioni ciascuno per Arabia saudita, Singapore e Cile, 1,3 milioni per Hong Kong, un milione ciascuno per Corea del Sud e Australia. Ci sono state 381 richieste di esportazione e una sola è stata bloccata: quella di 250mila dosi AstraZeneca per l’Australia in partenza dall’Italia. Alla Commissione spiegano che, se non ci fosse stata la truffa di AstraZeneca e non ci fosse stato export, il tasso di vaccinati nella Ue sarebbe simile a quello degli Usa (30 su 100 cittadini, mentre oggi è di 12 su 100).

C’È POI LA QUESTIONE Covax, i vaccini destinati ai paesi poveri, un programma dell’Oms di cui la Ue è il principale finanziatore. Il giro di vite proposto dalla Commissione non dovrebbe riguardare l’export nell’ambito Covax, ma c’è chi sottolinea che possono esserci state delle truffe (dosi ricevute e poi rivendute al miglior offerente). La Francia, che è favorevole al giro di vite sull’export, insiste contemporaneamente sulla necessità di fornire almeno 13 milioni di dosi al personale sanitario in Africa.

C’è divisione tra i 27 sulla proposta della Commissione. La Germania, con il governo nella tempesta, è favorevole, come la Francia (per gli stessi motivi) e l’Italia. Ma Belgio, Olanda, Svezia, Irlanda sono contrari. Mettono in luce gli effetti controproducenti sulle catene di produzione (gli ingredienti dei vaccini sono in gran parte importati) e il paradosso che potrebbe portare a bloccare l’export di Pfizer o Moderna, che rispettano gli impegni presi. «Non sarà una discussione facile con i nostri amici statunitensi» mette in guardia Manfred Weber, capogruppo Ppe al Parlamento europeo. «Decideremo caso per caso» attenua già Valdis Dombrovskis. Intanto, il commissario Thierry Breton cerca di coordinare la produzione in tutta Europa, per aumentare le dosi a disposizione, e sul giallo delle fiale AstraZeneca ad Anangni promette: «Quel che è certo è che, a parte una quantità prevista per Covax, per i Paesi poveri, il resto delle dosi sarà distribuito esclusivamente tra i Paesi dell’Unione europea».

Sorgente: È guerra aperta tra Ue e AstraZeneca. Ritorsione sull’export | il manifesto

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