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L’annuncio della sindaca di Roma (dopo l’apertura a Draghi). Otto mesi fa la notifica di sgombero dello stabile. La sfida ai neo fascisti tassello della campagna elettorale

Dai cimeli del Ventennio agli oggetti di vita quotidiana di chi ha bisogno di un alloggio. La nuova sfida di Virginia Raggi ai neo fascisti della Capitale arriva a poche ore dall’apertura al governo Draghi («È il momento di rompere gli schemi, il M5s dialoghi») e passa da un annuncio fatto in una diretta Facebook.

Rilanciando uno dei “successi” della sindaca che, otto mesi fa, era riuscita a far cacciare CasaPound dal suo quartier generale in via Napoleone III, a un passo dalla Stazione Termini. Era il 3 giugno quando la Digos aveva consegnato ai rappresentati del movimento la notifica di sgombero dello stabile. Un sequestro preventivo disposto dalla Procura con l’ipotesi di reato per occupazione abusiva. E i due portavoce nazionali della formazione, Simone Di Stefano e Gianluca Iannone, indagati.

 

 

Da allora unico cambiamento concreto, visibile, la rimozione della scritta sulla facciata che faceva riferimento alla vecchia occupazione.

L’idea

Adesso, la notizia della nuova destinazione d’uso. «L’immobile di CasaPound è di fatto occupato dal 2003 e si deve procedere alla sgombero – ha detto la sindaca rispondendo alle domande dei cittadini via social -. Nel frattempo ciò che è evidente è che né il Demanio né il Miur (a cui era stato concesso, ndr) sono interessati a questo immobile mentre posso dire che il Comune di Roma è molto interessato e quindi l’idea è quella di prenderlo noi in carico e trasformarlo in un edificio di case popolari».

«Stiamo seguendo tutto con la Prefettura, per poter arrivare a conclusione di questa triste vicenda nel più breve tempo possibile»ha ribadito Raggi. Non fornendo però i dettagli del progetto che dovrebbe portare a termine quello che era stato indicato, da più parti, come il primo tassello della campagna elettorale della prima cittadina pentastellata.

E che ora torna alla ribalta dopo averlo rimesso al centro del dibattito politico quando aveva ufficializzato la sua candidatura a settembre. In quell’occasione la sindaca aveva anche polemizzato con il Pd sottolineandone la mancata presenza durante un sopralluogo nel palazzo all’Esquilino trasformato per anni in baluardo contro la democrazia. Con tanto di danno erariale di oltre quattro milioni di euro.

Le proteste dei movimenti per l’emergenza abitativa

L’idea di utilizzarlo per l’emergenza alloggi nella Città Eterna sembrerebbe una prima, parziale, risposta alle ultime accese proteste dei movimenti per il diritto all’abitare che hanno accusato Raggi di «totale immobilismo». «A qualsiasi richiesta, la Sindaca e i (pochi) assessori sopravvissuti agli innumerevoli rimpasti di questi anni fanno spallucce, proclamando di essere al lavoro giorno e notte e di stare facendo tutto il possibile. Un modo quantomeno curioso di vedere la cosa – hanno ribadito qualche giorno fa -. Nel bel mezzo di una crisi sanitaria ed economica gravissima, in cui il mantra è “restate a casa” l’assessorato e il dipartimento delle Politiche Abitative siano riusciti ad assegnare zero case popolari in sei mesi a fronte di oltre 13mila domande, e a cassare oltre il 70 percento delle richieste per buoni affitto per motivi procedurali».

«In questo mare magnum di assurdità e inadempienze, alcuni guizzi nella giusta direzione ogni tanto emergono. Tra questi, la delibera che prevede la valorizzazione di cinque immobili pubblici per coabitazione sociale – si legge in una nota -. Questo è un passo nella giusta direzione che bisogna tuttavia percorrere con la necessaria convinzione e senso di responsabilità. Roma  non si merita una campagna elettorale concentrata solo sulle candidature e sulle alchimie partitiche, anziché sui temi che dovrebbero essere all’ordine del giorno. Per noi il Campidoglio non è terra di conquista dei personalismi e dei bilancini della politica, ma la Piazza di chi abita Roma e vuole discutere del futuro, e della visione di questa città».

L’appoggio a Draghi e i commenti

Intanto dopo l’endorsement a Draghi la sindaca non riceve grandi appoggi in merito alla questione da parte dei suoi. Solo l’assessore al Personale Antonio De Santis rilancia l’intervista al Foglio in cui Virginia Raggi aveva aperto pubblicamente a “super Mario”. «Io mi concentrerei sui temi – aveva detto- non vedo un parallelo con l’esperienza Monti. Il prossimo governo, infatti, avrà il compito di gestire risorse e rilanciare lavoro ed economia nella fase post-Covid». Nessun commento da parte del neo vice sindaco Pietro Calabrese nè dagli altri fedelissimi. Chi si aspettava una condivisione da parte di Paolo Ferrara,  fra i principali “fan”della prima cittadina a 5 stelle, è rimasto deluso. Il consigliere grillino non è affatto d’accordo con colei che, qualche tempo fa, aveva paragonato a Michelangelo. «Il popolo italiano – scrive ora su Facebook – ha già assistito ai risultati di un governo tecnico quello del Senatore a vita Mario Monti che ha portato in eredità al paese +20 miliardi di tasse, 130 miliardi di debito pubblico e quasi 700 mila posti di lavoro in meno. Accettarlo ancora sarebbe dare il colpo di grazia al paese e a Roma». E poi aggiunge: «Stiamo tentando di sostituire l’ottimo lavoro di Giuseppe Conte scommettendo su Mario Draghi e questo significa che passiamo dai risultati positivi al “forse ce la facciamo” che ricade sulla pelle degli italiani. Abbiamo fatto un affare!».

Sorgente: Il piano Raggi, alloggi popolari nel palazzo occupato da CasaPound – La Stampa

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