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Non ce l’ha fatta a superare Monti che il 17 novembre del 2011 ottenne 281 voti a favore a Palazzo Madama. La replica del premier: “Impegno per inserire l’ambiente nella Costituzione”, il mondo della cultura “va sostenuto” e “occorre investire nel turismo, quei soldi tornano indietro”. Salvini: “Sì all’Europa del benessere”

di Valeria Forgnone

Con 262 senatori favorevoli, 40 voti contrari e 2 astenuti, il governo Draghi incassa la prima fiducia al Senato. E nonostante la maggioranza ampia, di ben 101 voti in più rispetto alla maggioranza assoluta fissata a 161, l’ex numero uno della Bce non è riuscito a battere il primato raggiunto da Mario Monti nel 2011 con 281 voti a favore: 19 in più di quelli ottenuti oggi. Tra i contrari, 15 sono del M5S.

“Questo governo conferma l’impegno di andare nella direzione” dell’inserimento nella Costituzione dei “concetti” di ambiente e sviluppo sostenibile su “cui sta lavorando il Senato con un progetto di legge”. E “confermo che il Parlamento sarà informato in modo adeguato e tempestivo sul complessivo programma e sulle politiche specifiche di intervento”. Mario Draghi inizia la sua replica in Senato alle 20.40, con qualche problema al microfono. Le prime parole sfuggono all’emiciclo di Palazzo Madama e subito si avvicina Federico D’Incà, ministro dei rapporti con il Parlamento, nella veste di ‘microfonista’. “Scusate, devo ancora imparare…”, si giustifica il premier, prima di riprendere il suo intervento. Dallo sviluppo sostenibile al “rischio di perdere il patrimonio della cultura. Molto è stato fatto per assicurare ristori adeguati, ma serve fare molto di più. Il ritorno alla normalità deve riguardare anche la cultura. È imprescindibile per la crescita e il benessere del Paese”, ha sottolineato nella replica al Senato, spiegando che al G7 ci sarà una sessione di lavoro dedicata alla cultura. E poi il turismo: “Alcune imprese rischiano di non riaprire dopo la pandemia, ma non è questo il caso del turismo. Occorre investire in questo settore, quei soldi tornano indietro”. E ancora applausi e la risposta di Draghi: “Vi ringrazio per la stima ma questa stima occorrerà misurarla dai fatti dei risultati del governo da me presieduto”.

È stata una giornata storica per il neo presidente del Consiglio che oggi ha debuttato in Parlamento dove ha pronunciato a Palazzo Madama il suo discorso programmatico. Guerra alla pandemia e ricostruzione del Paese, “come nel dopoguerra”. Eccole le sfide di Mario Draghi premier. E dalla Lega al Pd, il governo dell’ex numero uno della Bce ha ottenuto un’ampia maggioranza con 262 voti a favore. Senza ignorare però i dissidenti di M5S, i 19 contrari di FdI e il no annunciato di una parte di Sinistra italiana, che ha fatto scendere il consenso del governo sotto l’asticella di 281 senatori e 556 deputati, record del governo Monti.

Nel M5S 15 senatori votano no

Sono almeno 15 i senatori M5s che hanno votato no alla fiducia al governo Draghi. Si tratta di GranatoGianuzziLamuraLanutti, Lezzi, Mantero, Mininno, Moronese, Morra, Ortis, Abate, Angrisani, Corrado, Crucioli, Di Nitto. Secondo il regolamento del Senato, che prevede 10 senatori per la costituzione del gruppo parlamentare, i dissidenti grillini hanno raggiunto il numero per crearne uno. Devono però risolvere il problema del collegamento col simbolo elettorale. Sono risultati assenti alla votazione inoltre Garutti, Nocerino, Vanin, Auddino, Botto e Dessì. Nel Misto hanno votato contro Fattori, Giarrusso, Nugnes, Ciampolillo, Martelli. Mentre Drago si è astenuta.

Fra i contrari, si contano anche 19 parlamentari di Fratelli d’Italia, tutti i componenti del gruppo a Palazzo Madama, come annunciato.

La replica di Draghi al Senato

Ambiente e sviluppo sostenibile, cultura, turismo perché “vanno messe in campo misure che permettano alle imprese del turismo di non fallire e ai lavoratori di non perdere livelli di reddito. Ma quello che bisogna impedire in questo periodo è che queste imprese falliscano perché si perde un capitale che è prima di tutto capitale umano”. E “il coinvolgimento delle Regioni e dei Comuni”, così come quello “delle parti sociali” nelle “cose” che il governo vuole fare “non solo è indispensabile ma è essenziale”. Sono i temi affrontati da Mario Draghi durante la sua replica al Senato, iniziata dopo il lungo dibattito durato circa sette ore e prima delle dichiarazioni di voto. E ancora. Sui dossier migratori “la risposta più efficace e duratura passa per una piena assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni europee – spiega il premier nella replica in Aula al Senato – Permane la contrapposizione tra Stati di frontiera esterna, e Stati del Nord e dell’Est Europa, principalmente preoccupati di evitare i cosiddetti movimenti secondari. L’Italia, appoggiata anche da alcuni Paesi mediterranei, propone un meccanismo obbligatorio di re-distribuzione dei migranti pro-quota”. E osserva: “Senza riportare legalità e sicurezza non ci può essere crescita” sottolineando il rischio dell’infiltrazione della criminalità nella crisi di diversi settori. “I prefetti sono stati sensibilizzati sul rischio dell’inquinamento dell’economia. Serve un’azione di prevenzione e contrasto”.

Le dichiarazioni di voto

A prendere la parola durante le dichiarazioni di voto, la senatrice di Iv, Teresa Bellanova: “Le sue parole restituiscono e comprovano la ragione del nostro coraggio e della nostra scelta. Oggi crediamo che qui in quest’aula è finalmente evidente il motivo per cui un drappello di visionari riformisti ha avuto ragione, indicando i rischi dell’immobilismo e dell’assistenzialismo, tutti i limiti di un esecutivo che aveva affidato all’emergenza la sua principale, se non unica, ragione di esistenza”. Mentre il capogruppo di FdI, Luca Ciriani, conferma il ‘nò alla fiducia del suo gruppo. Lamenta parole “molto vaghe, addirittura sfuggenti” pronunciate dal premier Draghi, “nessuna risposta nel merito, come su immigrazione, sicurezza e giustizia, non è una scelta per ripicca o per spirito di contraddizione o chi scioccamente ha detto per scegliere la strada più facile. Al contrario, è la strada della coerenza verso noi stessi e degli elettori”, sottolinea in dichiarazione di voto sulla fiducia al Senato.

 

 

La senatrice di Leu, Loredana De Petris, nel suo intervento in Aula, a palazzo Madama spiega: “Abbiamo preso la decisione di sostenere e dare la fiducia al governo Draghi non solo per senso di responsabilità, rispondendo all’appello drammatico del capo dello Stato per uscire dalla pandemia, ma anche perché siamo qui a portare la sfida del cambiamento sulle nostre idee”. Il capogruppo del Pd a Palazzo Madama Andrea Marcucci lancia l’invito a “evitare polemiche” e “a parlare di più”. “È necessario mettere in pratica un confronto serrato, giornaliero, i temi ‘divisivì vanno affrontati prima, bisogna parlarsi, confrontare le ricette e le soluzioni, prima di rivolgersi all’opinione pubblica. Lo si faccia, possibilmente, con una voce sola, quella del presidente del Consiglio, quando si arriva insieme ad una scelta, ad una decisione”. Marcucci conclude poi citando Piero Gobetti “Chi sa combattere è degno di libertà”. La capogruppo di Forza Italia, Anna Maria Bernini, osserva: “Noi di Forza Italia ci sentiamo un po’ nutrici del governo, incoraggiato sin dall’inizio da Berlusconi per uscire dalle secche dell’immobilismo del governo precedente” dice lodando la ‘resistenzà del premier per aver superato “lo stress test” della lunga maratona al Senato. Forza Italia vota la fiducia all’esecutivo guidato da Draghi, una “fiducia consapevole e responsabile”, quindi giudica le parole del premier “un discorso serio, di verità, e anche empatico, ci ha emozionato. Lei troverà degli alleati leali e competenti in Forza Italia”, assicura Bernini.

È stato poi il turno del segretario leghista Matteo Salvini, che in dichiarazione di voto, ribadisce: “Noi ci siamo. La Lega c’è convintamente. Abbiamo scelto l’Italia, messo prima l’Italia degli interessi e dei litigi e delle beghe di partito: questo vuol dire ‘Prima gli italiani’. L’Europa è casa nostra, l’Europa che vogliamo è quella del benessere, della crescita, ma non quella dell’austerità, dei tagli alle scuole e agli ospedali, dei vincoli di bilancio…Noi vogliamo dare più forza all’Italia in Europa”. E poi torna ad attaccare gli esperti del coronavirus, come ha fatto nei giorni scorsi: “Sicuramente lei sarà d’accordo con noi sull’esigenza da parte del ministero della Salute di evitare presenze televisive orarie e quotidiane di virologi in cerca di fama che terrorizzano il popolo italiano. Non ne possiamo più”. E rivolgendosi al premier riconosce “il merito di aver portato serietà in quest’aula”. Il capogruppo 5 Stelle al Senato, Ettore Licheri, invece assicura: “Il nostro sì non sarà mai incondizionato. Sarà un sì vigile, mi azzardo a dire guardingo. Lei non dia mai per scontato il nostro sì. Perché noi le romperemo le scatole”. Alberto Balboni, senatore di Fdi, interrompe per denunciare “un fatto gravissimo. Durante la dichiarazione di voto del capogruppo di Fdi Ciriani, l’unico ad annunciare voto contrario alla fiducia, la Rai ha interrotto la diretta televisiva per mandare la pubblicità e ha censurato l’intervento. Una prova di regime, ci siamo perfettamente dentro”.

Il senatore del gruppo Misto Gianluigi Paragone si è rivolto a Draghi definendolo “un incappucciato della finanza. Lei insiste a definire l’euro irreversibile. Si può togliere il cappuccio presidente Draghi”, conclude Paragone che viene ripreso dalla presidente Casellati. La senatrice del M5S, Luisa Angrisani, annuncia che non voterà a favore della fiducia al governo Draghi: una “decisione difficile e tormentata”, spiega. Come sul voto di fiducia al Conte bis, per le dichiarazioni di voto arriva a tempo abbondantemente scaduto Lello Ciampolillo, quando la presidente Elisabetta Casellati ha già chiamato il voto sulla mozione. “Lei non era iscritto a parlare, arriva sempre all’ultimo momento. Va bene, parli in dissenso però ogni volta…”, dice la presidente del Senato invitandolo a pronunciare il suo intervento in dissenso. Ciampolillo prima replica a Salvini “un politico da strapazzo, un pagliaccio”, quindi annuncia, anche a causa della presenza di Salvini in maggioranza, il suo voto contrario riservandosi “di valutare i singoli provvedimenti per il bene dei cittadini e non dei partiti”.

Il discorso di Draghi al Senato

In 53 minuti il premier Draghi emozionato, interrotto 21 volte dagli applausi, ha spiegato quello che sarà il suo impegno delineando i pilastri del suo programma nell’Aula del Senato. “Il Governo farà le riforme, ma affronterà anche l’emergenza”. Perché di fronte al “virus nemico di tutti, l’unità non è un’opzione ma un dovere per l’Italia”. Nel suo discorso, il premier descrive “un governo del Paese, senza aggettivi”, nato con “spirito repubblicano” nell’emergenza. Rinnega che il suo esecutivo sia frutto del “fallimento della politica”, ringrazia Giuseppe Conte e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ammette di non essere mai stato così emozionato. Cita Papa Francesco e Camillo Benso di Cavour. Indica, in un intervento ordinato per capitoli, sofferenze e priorità dell’Italia che dovrà uscire dalla pandemia. Toccando alcuni punti del suo programma: l’atlantismo e l’europeismo, una politica fiscale espansiva, l’ambiente, i vaccini e la scuola.

 

 

E ancora: sviluppo ambientale sostenibile, protezione del lavoro, riforme fiscali, della Pubblica amministrazione e della giustizia e un ancoraggio all’Europa e all’euro, che è irreversibile. Altro tema fondamentale per il premier-banchiere è, appunto, la scuola: adeguare il calendario alle esigenze della pandemia e recuperare le ore di didattica in presenza perse. Non è mancato, poi, un lapsus sul numero delle terapie intensive e un momento di incertezza sul “galateo” istituzionale, quando ha chiesto ai funzionari quando fosse il momento di potersi sedere.

Draghi non batte il record di Monti

Il governo Draghi non riesce a battere il record del governo Monti e a diventare di diritto il più votato alle Camere della storia repubblicana. Numeri alla mano, infatti, il governo guidato dall’ex presidente della Bce non ha superato quello altrettanto unitario guidato da Mario Monti (con 281 senatori e 556 deputati), nato dopo la crisi economica e finanziaria che portò lo spread a 500 punti (mentre ora quell’indicatore veleggia ben sotto i 100 punti).

Sorgente: Draghi ottiene la fiducia al Senato con 262 sì – la Repubblica

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