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L’uomo nell’immagine è Junio Valerio Borghese, durante la repubblica sociale di Salò, comandante della ben nota X Mas di cui vanno ricordate le “gesta” antipartigiane.
Conosciamo il suo soprannome di “principe nero”, ne conosciamo anche la storia dal tentato golpe del dicembre 1970, all’incontro con il generale golpista cileno Pinochet, fino alla morte nella Spagna del generalissimo Franco.
Tuttavia non tutti conoscono che in un giorno come oggi (più esattamente il 18 febbraio 1949) da meno di 24 ore, il principe nero, su cui già gravano due ergastoli, esce libero dalle patrie galere, avendone il suo avvocato ottenuto la immediata liberazione con “una incredibile modifica apportata alla sentenza senza il consenso della giuria e a lettura già avvenuta”…
Si tratta dell’esempio più lampante, del lavoro dell’ex apparato fascista, nuovamente ricollocato nei gangli di potere dello stato, può, deridendo una corte di tribunale e quindi l’intero popolo Italiano, deleggittimare tutte le istituzioni Repubblicane, mettendosi al soldo dei servizi americani…
Perchè ricordare questo ignobile gesto, perchè è sempre più convinzione, in detrminati ambiti, che il vero nodo della crisi del governo Conte, aperta dall’utile idiota di Rignano, non siano stati, imaneggiamenti dei (pochi) soldi che prima o poi arriveranno dagli oligarchi europei, ma al contrario, la necessità di rimettere “in ordine” alcune cose, tra queste, la questione delle deleghe ai servizi segreti, di fatto trattenuti, dal “signor nessuno, Giuseppe Conte” premier de facto pentastellato, per riportarli (i servizi segreti) nell’alveo naturale della democrazia cristiana e quindi, in quelli che rappresentano oggi, i suoi eredi legittimi.
Trovo sbalorditivo che il “drago” (attuale detentore della delega ai servizi) legittimi il proprio governo, sotto il profilo europeo e sull’atlantismo (per meglio spiegarsi la fedeltà alla Nato). Se la questione europea è ancora oggi centrale ( se si andasse oggi, ad un referendum, che chiedesse alle italiane ed agli italiani di aderire alla UE, gli europeisti nostrani, perderebbero miseramente), non si comprende del perchè bisogna ribadire alle aule parlamentari (soprattutto a queste aule parlamentari, dove il drago non ha nessuna opposizione) la fedeltà cieca ed assoluta alla Nato…
probabilmmente il ruolo dei servizi, ed il loro controllo, sottaciuto praticamente da tutta la stampa, forse è stato veramente il catalizzatore della crisi del Conte II…
Per chi ha la memoria labile e probabilmente ha già passato nel dimenticatoio, gesta e fatti, di lor signori, di ieri e/o dell’altro ieri…
Il piano SOLO:
Arrestare e deportare i dirigenti della sinistra e del sindacato, occupare sedi di partito, giornali e RAI, esautorare i prefetti e sostituirli con alti ufficiali: d’intesa col SIFAR, il gen. De Lorenzo, comandante dell’Arma, preparò questo piano (che doveva essere gestito solo dai Carabinieri) da attuarsi nell’estate del 1964 nel caso che il governo di centrosinistra (ma col PCI all’opposizione) intendesse realizzare una politica troppo avanzata: nel 1963 si era appunto formato il primo governo con la partecipazione del PSI, che provocò subito forti contrarietà negli ambienti di Confindustria e che infatti non durò neppure un anno; questa crisi poteva avere due alternative: andare ad elezioni anticipate, ma la prospettiva preoccupava molto la DC, sicura di perdere consensi a favore sia della destra (MSI) che della sinistra (PCI); oppure riformare un altro governo di coalizione DC, PSI, PRI, PSDI.
Il “rumore di sciabole” (come ebbe a dire Nenni) divenne assordante: le trattative fra democristiani e socialisti si fecero assai difficili, condizionate dal drammatico braccio di ferro tra chi voleva rispettare la Costituzione e chi era pronto a una svolta autoritaria. A metà luglio un secco comunicato del Quirinale annuncia che il Presidente Segni aveva ricevuto il gen. De Lorenzo: un segnale inquietante, che i socialisti compresero perfettamente, tanto che diedero il via a una riedizione del governo Moro, in cui però le spinte riformatrici erano fortemente ridimensionate. Quasi un colpo di stato virtuale: i vertici militari, e le forze economiche legate ad essi, riuscirono ad esercitare un condizionamento pesantissimo sulla vita politica, e avrebbero cercato di continuare ad agire in tal senso.
Lo scandalo scoppiò solo tre anni dopo: un servizio di Scalfari e Jannuzzi su l’Espresso svelò il ruolo di De Lorenzo e immediatamente furono istituite varie commissioni d’inchiesta: la verità emerse solo parzialmente (e soprattutto in occasione del processo intentato da De Lorenzo contro i due giornalisti), perché venne ripetutamente opposto il segreto di stato: molti “omissis” saranno svelati solo nel 1990, quando esplose la vicenda Gladio, confermando non solo che vertici militari e ambienti politici clericofascisti erano pesantemente coinvolti in disegni reazionari, ma che per decenni la politica italiana fu condizionata in modo decisivo da questi gruppi eversivi.
Il venerabile e la P2:
Come tanti altri aderenti alla Repubblica Sociale di Mussolini, anche Licio Gelli nell’immediato dopoguerra fu reclutato dall’OSS, e in seguito mantenne sempre ottimi rapporti coi servizi statunitensi. All’inizio degli anni ’60 Gelli aderì alla Massoneria e nel 1966 riceve dal Gran Maestro l’incarico di dirigere la loggia Propaganda 2.
Gelli capì quanto poteva essere influente un centro occulto in una vita politica italiana dominata da un solo partito e in cui l’alternanza, tipica delle democrazie occidentali, restava bloccata dal veto anticomunista: badò bene a coltivare amicizie e a intessere rapporti di interscambio con i più influenti ambienti politici ed economici, e in particolare dedicò molta cura a “coltivare” le gerarchie militari, tanto che alla fine degli anni ’60 saranno più di 400 gli alti ufficiali, italiani o di paesi NATO, aderenti alla loggia P2; tra questi il gen. Allavena, già capo del SIFAR, che mise a disposizione di Gelli numerosissimi dossier riservati.
La pericolosità e la forza della P2 risiedevano proprio in questo suo essere un centro di potere in cui confluivano esponenti importanti di vari ambienti: le Forze Armate, i servizi segreti, l’alta finanza, i partiti anticomunisti, il giornalismo e l’editoria. Se fino alla metà degli anni ’70 la P2 si mosse in perfetta sintonia con i registi della strategia della tensione (ad esempio svolgendo un ruolo rilevante nella vicenda del golpe Borghese del 1970), quando Gelli diventa il Maestro Venerabile della P2, cioè il capo della loggia, intuisce che i tempi stavano cambiando e che occorreva mutare linea politica: non puntare direttamente ad un rovesciamento costituzionale, ma agire secondo una strategia di occupazione del potere, cioè facendo in modo che i membri della P2 andassero a ricoprire incarichi di rilievo nei settori decisivi della vita pubblica.
La vicenda comincia a venire alla luce quando nel marzo del 1981, indagando sul caso Sindona, i magistrati di Milano sequestrano nella villa di Gelli numerosi documenti, tra cui una lista di 953 nomi, per lo più di esponenti politici, alti ufficiali, personaggi del mondo economico (1816, ad esempio, era il numero della tessera di Silvio Berlusconi) e uomini dei servizi segreti, tutti adepti di una loggia segreta: ben presto diventa chiaro come questa loggia svolgesse un ruolo di potente condizionamento della vita italiana. Tanto più che viene scoperta l’esistenza di un “piano di Rinascita Democratica” (che riproduciamo più avanti: se leggendolo avrete l’inquietante impressione di trovarvi davanti al programma di governo di Berlusconi, è perché, come spesso accade, la realtà supera la fantasia) elaborato da Gelli, che, mediante soprattutto il controllo dei mass media, puntava al ridimensionamento dei sindacati e dei partiti di sinistra, alla pesante riduzione dell’autonomia della magistratura e al rafforzamento in senso autoritario del potere esecutivo.
La P2 si delinea così come una struttura forse addirittura in grado di gestire la strategia della tensione, e comunque finalizzata a minare la struttura democratica del Paese: la scoperta degli archivi e l’arresto di Gelli non bloccheranno la P2, che sarà diretta proprio da quel Francesco Pazienza che controllava il SuperSISMI. Solo nel 1984 la Commissione d’inchiesta sulla P2, presieduta da Tina Anselmi, concluderà i suoi lavori, portando allo scioglimento della loggia (ed alla destituzione di quei generali dei servizi, della Guardia di Finanza, ecc., risultati piduisti), ma forte è il dubbio che in realtà quella che è stata scoperta sia soltanto una parte della loggia e che il potere cospirativo ed occulto della massoneria deviata sia continuato negli anni.
Elenco (incompleto) delle vicende in cui è implicata la P2
probabilmente molte di queste vicende vi sono ignote, ed è appunto questo il punto di forza, formidabile, delle trame eversive e dei complotti: restare nell’ombra, o scomparire nel minestrone quotidiano dell’informazione controllata dal potere
– caso dei dossier illegali del SIFAR
– caso M. Fo. Biali
– caso Eni-Petronim
– caso Kollbrunner
– caso Rizzoli-Corriere della Sera
– caso SIPRA-Rizzoli
– caso Cavalieri del Lavoro di Catania
– colpo di stato militare in Argentina
– cospirazione politica e truffa di Antonio Viezzer
– cospirazione politica di Raffaele Giudice
– cospirazione politica di Pietro Musumeci
– cospirazione politica di Antonio La Bruna
– crack Sindona
– crack Banco Ambrosiano
– crack Finabank- scandali finanziari legati allo IOR
– falso rapimento Sindona
– finanziamenti FIAT alla massoneria
– fuga di Herbert Kappler
– inchiesta sul traffico di armi e droga del giudice Carlo Palermo
– omicidio Calvi
– omicidio Pecorelli
– omicidio Olof Palme
– omicidio Semerari
– operazione Minareto
– rapimento Bulgari
– rapimento Ortolani
– rapimento Amedeo
– rapimento Danesi
– rapimento Amati
– rapporti con la banda della Magliana
– rapporti con la banda dei marsigliesi
– riciclaggio narcodollari (caso Locascio)
– scandalo dei Petroli
– strage del treno Italicus
– strage di Bologna
– strage di Ustica
– strage di Piazza Fontana
– strage del rapido 904
– tentativo di colpo di stato di Junio Valerio Borghese
– tentativo di colpo di stato della Rosa dei Venti
– tentativo di depistaggio durante il rapimento Moro.
Spesso nel pensar male ci si prende!
(da ricerca face book – Pietro Secchia

Sorgente:  Amsicora : il Generale Sardo ! | Facebook

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