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Paradossi. Il leader di Italia Viva se la prende con gli aiuti a chi è più in difficoltà, ma poi va a farsi aiutare dai principi sauditi

Tommaso Di Francesco

Lo abbiamo sentito Matteo Renzi: «Andremo al Quirinale senza pregiudizi… La priorità è aiutare i cittadini…Sprecare i soldi del Recovery… vivere di sussidi sarebbero errori imperdonabili…». «Basta vivere di sussidi» è da mesi il suo intercalare «morale». E viene dall’uomo del Jobs Act: l’egemonia neoliberalista se parla di «sussidi» non pensa alla montagna di denaro pubblico che sostiene – non solo in pandemia – l’esistenza anche giuridica della figura del padrone. No, i sussidi sono i «ripetuti» ristori, e soprattutto il blocco dei licenziamenti e il – modesto – reddito di cittadinanza, entrambi in scadenza a marzo e per i quali già tira un vento minaccioso, da lotta di classe, della Confindustria che nella crisi lavora alla soluzione «padronale».

Senonché, fatto tragicomico, il leader di Italia Viva da molti mesi è protagonista di un via vai in Medio Oriente – con «aerei di Stato» ma di quale Stato? – per «conferenze» e task force locali, per le quali guadagna un «sussidio» di decine e decine di migliaia di euro o dollari a botta. Ci sfugge la reale competenza di Renzi: l’unica vera, mediorientale, è stata quella di avere vergognosamente sdoganato il golpista torturatore al Sisi fin dal 2014 come «uomo nuovo del Medio Oriente». Così ora, sullo sfondo di un vasto mercato d’affari italiani nell’area, il «nostro» va a prendersi i sussidi dal principe saudita Mohammed bin Salman, un criminale che viola i diritti umani per l’Onu e che perfino per la Cia è il mandante dell’uccisione nel 2018 dell’oppositore Khashoggi. Sì, lavorare per una task force governativa a Riad – ma non tuonava Renzi contro la task force di Conte? – e vivere di sussidi, sauditi, è davvero imperdonabile.

Sorgente: Gli «imperdonabili» sussidi che piacciono a Matteo Renzi | il manifesto

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