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Poco alla volta emergono altri tasselli sulla liberazione dei 18 pescatori di Mazara in Libia e sulla costruzione politica che il governo italiano ha messo in piedi per liberarli. Il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio quando sono volati a Bengasi dal generale Khalifa Haftar cedevano a una sua richiesta “politica” pur di avere la liberazione dei pescatori. Ma hanno portato anche un messaggio politico affidato loro dal presidente di Tripoli Fayez Serraj.  L’uomo che dal 2016 ha retto in condizioni impossibili la barra del “Governo di accordo nazionale”, di fronte alla paralisi dei negoziati di Tunisi voluti dall’Onu ha affidato all’Italia una nuova propota politica da verificare. E lo ha fatto dopo avere trascorso 4 giorni in visita privata a Roma, con la moglie e un segretario. Serraj aveva annunciato di essere prontissimo alle dimissioni quando ci sarà un nuovo presidente del Consiglio presidenziale. Ma un accordo non si trova, per mille ragioni, non solo per l’opposizione di Haftar ma anche per le rivalità nelle stesse due aree in cui è divisa la Libia, Est e Ovest. Serraj ha detto all’Italia e alla Turchia di essere pronto a prolungare il suo mandato, proponendo di congelare il Consiglio presidenziale. Ma si è offerto di trovare posto a una nuova figura del premier, affidata ad un uomo di Haftar. È la proposta politica che Conte e Di Maio hanno presentato al maresciallo. Il 1° settembre Haftar aveva ordinato brutalmente il sequestro dei pescherecci italiani quando aveva visto che, dopo avere di fatto perso la guerra per l’assedio a Tripoli, veniva messo da parte da molti alleati. Anche dall’Italia, un Paese da sempre in equilibrio fra lui e Tripoli. Il ricatto in qualche modo ha pagato, perché l’Italia è stato costretta a inviare due leader politici alla corte del capo-milizia.  Una fonte diplomatica italiana commenta dicendo che «anche questa proposta ha mille controindicazioni: la prima è quella che Haftar non saprà chi nominare, perché sa benissimo che il designato dell’Est, se risultasse capace, diventerebbe immediatamente un suo potenziale rivale. Se poi fosse un candidato troppo debole sarebbe invece ostaggio del gioco dei “signori della guerra” e della politica di Tripoli». E in effetti un premier dell’Est trapiantato a Tripoli senza un accordo complessivo avrebbe vita difficilissima.  Comunque, l’impegno diplomatico oggi prevedibilmente verrà presentato da Luigi Di Maio in Qatar: il ministro degli Esteri vola a Doha per una visita in cui incontrerà l’altro importante sponsor – dopo la Turchia – del governo di Tripoli. Di Maio ieri è tornato a parlare del caso dei pescatori, salutando i parenti in video-conferenza: «Siamo andati in Libia perchè era importante riportarli a casa il prima possibile».

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Sorgente: Conte e Di Maio da Haftar con la proposta di Serraj: “Nuovo premier in Libia” – la Repubblica

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