dal nostro corrispondente Federico Rampini
Il necrologio della democrazia americana era prematuro, per parafrasare Mark Twain. Le istituzioni hanno retto alla prova anche stavolta. Nonostante tutte le bizze del presidente uscente, la transizione è cominciata.
Lo era nei fatti, con Joe Biden che ha già passato le ultime 24 ore ad annunciare futuri ministri. Adesso però è anche formalmente vero, e riconosciuto dall’Amministrazione Trump, che sarà lui il 46esimo presidente degli Stati Uniti. Il passaggio cruciale è venuto da una (finora) oscura funzionaria nominata da Trump per gestire tutta la logistica della Casa Bianca.
È lei che deve consegnare al presidente-eletto le “chiavi” di accesso, in senso fisico e figurato, perché il prossimo esecutivo possa cominciare a fare cose essenziali: pianificare il passaggio delle consegne, prendere conoscenza dei dossier più cruciali, avere accesso a notizie top secret. Finora questo ufficio della logistica era rimasto fermo alla puntata precedente, non riconosceva come legittima e definitiva la vittoria di Biden, quindi bloccava tutto.
Ha prevalso – se non proprio l’eleganza – quantomeno il senso dell’interesse nazionale e del pericolo. Da più parti anche nel partito repubblicano si erano levate voci allarmate sui rischi legati allo stallo: lasciare al buio un’Amministrazione entrante può significare esporre l’America ad attacchi terroristici oppure a offensive di rivali geostrategici come la Cina, la Russia, l’Iran. Ha prevalso il senso di responsabilità, sia pure in ritardo e obtorto collo. Vi ha contribuito il fatto che quasi tutti i ricorsi legali presentati dalla campagna Trump sono stati bocciati o hanno dato adito a nuovi conteggi che non cambiavano il risultato finale: spesso vi hanno contribuito dirigenti locali del partito repubblicano, che hanno fatto il proprio dovere e l’interesse del paese, non quello di Trump o del partito. Le ferite di questa campagna elettorale rimarranno profonde. Però la liberaldemocrazia più antica del mondo ha dimostrato ancora una volta che i suoi contropoteri, controlli e contrappesi, funzionano e garantiscono lo Stato di diritto.
Sorgente: Trump riconosce a Biden la vittoria delle elezioni Usa: la transizione – la Repubblica