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Coronavirus, lockdown generale? Dieci giorni per decidere. Il governo valuta l’ipotesi

Di Alberto Maggi

L’appello di medici e infermieri è incessante: subito un lockdown totale in tutta Italia. D’altronda la curva epidemiologica non accenna a frenare: nelle ultime 24 ore si sono registrati 25.271 nuovi casi di Covid-19, con 356 morti e 147.725 tamponi. Il rapporto tra positivi e test è del 17,2%, in lieve aumento rispetto al 17,06 di domenica.

La politica si interroga sul da farsi con il continuo e costante dilemma di come conciliare la tutela della salute e la salvaguardia dell’economia già duramente colpita. Fonti del ministero della Salute, al momento, spiegano che un lockdown come quello di marzo “non è in agenda” e che “prima occorre valutare gli effetti delle misure prese”, in particolare con l’ultimo Dcpm del presidente del Consiglio e con la suddivisione dell’Italia in fascia rossa, arancione e gialla.

Anche dal Pd tendono a escludere provvedimenti imminenti di chiusura generale del Paese, nella speranza che le restrizioni possano piegare la curva epidemiologica. Ma la maggioranza non è sorda ai drammatici appelli che arrivano da ospedali e scienziati e l’ipotesi del lockdown totale come quello della scorsa primavera “non è esclusa”, spiegano altre fonti governative.

La road map dovrebbe essere quella di attendere fino a metà della prossima settimana per valutare se quella percentuale tra positivi e tamponi inizia a scendere. Se così non fosse, insieme al monitoraggio costante dei dati sulle vittime e sui ricoveri, in particolare in terapia intensiva, la prima misura sarebbe quella di far diventare l’intero Paese un’enorme zona rossa come sono oggi la Lombardia, il Piemonte, la Calabria, la Valle d’Aosta e l’Alto Adige.

Ma se tra una decina di giorni, intorno al 20 novembre, l’epidemia di coronavirus non iniziasse a dare cenni di diminuzione, si potrebbe passare alla misura drastica, ovvero un lockdown totale (come quello di marzo) per tutta Italia, che preveda anche la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado e un controllo molto più rigido delle forze dell’ordine rispetto a quanto non stia accadendo oggi nelle zone rosse.

Sul fronte delle Regioni, al momento, l’ipotesi di un confinamento duro non trova consensi. “Servono misure omogenee su aree territoriali più vaste e non un lockdown generale”, taglia corto con Affaritaliani.it il presidente del Piemonte Alberto Cirio, protagonista nei giorni scorsi di una forte polemica con il governo dopo l’ultimo Dpcm.

 

Sorgente: Lockdown duro come a marzo, l’ipotesi c’è. Ecco da quando (scuole chiuse) – Affaritaliani.it

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