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Covid a Milano, come leggere i dati: «Il picco dei ricoveri è vicino. In città +80% di mortalità»

Ma l’incremento di vittime è un terzo rispetto a primavera. L’R(t) in città è sceso a 1.12 rispetto al 2,5 di qualche settimana fa, è occupato il 68% delle terapie intensive. Catena (Sacco): domanda e offerta ora sono in equilibrio. L’incremento di decessi è un terzo rispetto alla primavera

di Stefano Landi e Gianni Santucci

Era ancora estate. Tutti in giro, rilassati. Alle spalle, mesi di letargo in lockdown. Davanti, un orizzonte eventuale perché lontanissimo: lo scenario di una seconda ondata. Tutti a ripetere il concetto di convivenza col virus. Poi però a metà ottobre l’onda arriva davvero e sceglie Milano, una metropoli, come epicentro. A un mese abbondante dalla risalita delle curve, forse lo scenario di gestione degli effetti della pandemia inizia a materializzarsi. Sui due fronti più delicati: quello dei ricoveri e quello dei decessi. Con l’R(t) di Milano sceso a 1.12 rispetto al 2,5 di qualche settimana fa.

Quello dei morti è l’unico indicatore che continua a salire. In questi giorni, solo a Milano stanno morendo di Covid-19 tra le 50 e le 60 persone al giorno. Sull’intera Lombardia, i decessi sono passati da una media di 13 al giorno (nella settimana 12-18 ottobre), a 107 (tra 2 e 8 novembre), fino ai 146 della settimana fino al 15 novembre. Stando all’ultimo report aggiornato dell’Ats, nel solo capoluogo la mortalità è aumentata quasi dell’80 per cento. Ma tutti gli esperti e gli epidemiologi si aspettano, con una previsione realistica, che la curva di crescita che funesta la città e la Regione da inizio ottobre inizi almeno a fermarsi nei prossimi giorni.

 

La speranza è fondata sul fatto che uno sviluppo di «crescita rallentata» si vede già sugli altri due indicatori decisivi per valutare l’impatto della seconda ondata. Nella settimana appena conclusa, i nuovi ricoveri e i nuovi ingressi in terapia intensiva sull’intera Regione sono stati per la prima volta inferiori rispetto al periodo precedente: 222 ricoveri come media giornaliera rispetto ai 282 della settimana precedente e poco più di 26 nuove terapie intensive al giorno rispetto a 33. Lunedì i letti occupati in più erano 18: 120 in più negli altri reparti. Meno della metà della media di settimana scorsa. Dati che si possono appunto tradurre nella fondata speranza che l’ondata sia stata contenuta dal nuovo lockdown prima che il sistema sanitario arrivasse al collasso. «Abbiamo imparato che giocare d’anticipo con il virus è decisivo. Intubiamo circa il 10 per cento dei ricoverati. Se ora noi ne abbiamo 300 significa che avremo bisogno di almeno 30 letti per tenere botta all’ondata», spiega Emanuele Catena, primario delle Rianimazioni del «Sacco».

Oggi i posti di terapia intensiva occupati in Lombardia sono 855 su una disponibilità di 1.258, dunque il 68 per cento. Un margine che dovrebbe permettere di gestire i nuovi ingressi nelle prossime settimane, nell’attesa che la necessità di nuovi ricoveri intensivi si fermi e inizi a ridursi. Quel margine, al momento, sembra poter assorbire le conseguenze fino al picco della seconda ondata, stimato intorno alla fine di novembre. «La curva fin dal suo inizio ha avuto una forma diversa. In primavera schizzò subito, perché non si conosceva il nemico e si lavorava in emergenza — continua Catena —. Ora offerta e domanda di letti si bilanciano, nei grossi ospedali della città siamo in equilibrio, non vedo casi di abbandono terapeutico. Un po’ di emergenza c’è ancora in alcuni più piccoli di provincia».

Come è accaduto la scorsa primavera, il numero dei decessi sarà l’ultimo ad «appiattirsi», anche se a questo punto è abbastanza certo che crescerà senza arrivare ai livelli di marzo e aprile. Calcolando l’arco temporale della seconda ondata, i morti di Covid in Lombardia sono stati fino a ieri 2.511, un numero altissimo ma molto più basso rispetto agli oltre 10 mila decessi delle prime sei settimane tra febbraio e aprile scorsi. E infatti all’epoca la mortalità su Milano era aumentata fino al 250% nel momento più drammatico, mentre l’aumento attuale è stimato intorno all’80% all’inizio di novembre, con un aumento in corso che non dovrebbe però arrivare ai livelli del passato. «Mi aspetto che la curva dei ricoveri, che è salita in modo più lento, abbia una lunga fase orizzontale, prima di scendere più lentamente», conclude Catena.

Sorgente: corriere.it

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