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In ragione delle giornate eccezionali che ci aspettano, pubblico di seguito in via altrettanto eccezionale un estratto della newsletter di sabato di Da Costa a Costa, utile a chiunque voglia seguire con cognizione di causa e al netto della fuffa le elezioni presidenziali americane. La missione di Da Costa a Costa è raccontare cose più approfondite e complicate di quelle che trovate mediamente in giro, e farlo in modo più semplice e chiaro di quello che trovate mediamente in giro. Chi vuole iscriversi – una newsletter alla settimana, fino a fine anno – può farlo qui.

Quello che segue non vi sarà chiaro abbastanza se non conoscete come funziona l’elezione del presidente degli Stati Uniti. Lo so, non è semplicissimo, ma una volta compreso il meccanismo non lo dimenticate più. Se pensate di avere ancora qualche dubbio su grandi elettori, stati in bilico e tutto il campionario, qui trovate una spiegazione da leggere e qui una da ascoltare. Inoltre, tenete presente che non abbiamo davvero idea di come la pandemia, il ricorso massiccio al voto per posta e l’affluenza da record che ci aspetta avranno conseguenze sulla composizione dell’elettorato. Mentre sappiamo che ogni situazione incerta può trascinare tutto in tribunale. Insomma, questa elezione ha un’alta possibilità di sorprese. Di cose strane. Di cose che magari capitano una volta e poi non capitano più. Quello che segue si basa sull’analisi dei sondaggi e su quello che penso di aver capito di questa campagna elettorale. Ma il margine di errore è più ampio del normale: prendete tutto con la giusta dose di scetticismo.

Di una cosa siamo sicuri: Joe Biden prenderà più voti di Donald Trump. Come sapete, però, la cosa importante è capire chi fra Biden e Trump prenderà più voti in ogni singolo stato. Chi prenderà più voti in ogni stato avrà diritto a esprimere tutti i “grandi elettori” messi in palio da quel determinato stato. Vince non chi prende più voti su base nazionale ma chi arriva alla maggioranza assoluta dei “grandi elettori”, cioè almeno 270. Ora: nella mappa qui sotto trovate quella che potremmo definire la situazione di partenza. In blu vedete gli stati nei quali già oggi possiamo dire con certezza che vincerà Joe Biden. In rosso quelli in cui vincerà sicuramente Donald Trump. Possiamo esserne certi sulla base di sondaggi che descrivono vantaggi del tutto incolmabili, e di dati demografici e precedenti storici che non lasciano dubbi.

Badate, gli stati che qui sotto non sono né blu e né rossi non sono quelli super equilibrati dove Biden e Trump sembrano alla pari: ce ne sono alcuni in cui uno dei due candidati ha un consistente vantaggio sull’altro. Per quanto consistente, però, quel vantaggio non è abbastanza da poter essere sicuri. Per questo dico che la mappa qui sotto descrive il punto di partenza, gli stati in cui i candidati vinceranno anche in caso di larga sconfitta. Se Biden non dovesse vincere in uno degli stati qui colorati in blu, vorrebbe dire che ha preso una batosta di proporzioni storiche. Lo stesso vale per Trump con gli stati rossi.

Con lo stesso ragionamento, vediamo adesso di individuare i risultati più probabili negli altri stati: e cerchiamo di capire così le strategie dei candidati e le loro possibili strade verso la Casa Bianca.

Per cominciare, coloriamo altri tre stati della mappa: ed entriamo così in un terreno leggermente più scivoloso. Diamo il Nevada a Joe Biden: è uno stato che vota per i Democratici dal 2008 e che ha una crescente popolazione latinoamericana. I sondaggi danno Biden cinque punti avanti a Trump in Nevada. Perché allora non lo diamo per certo? Perché Trump con gli elettori latinoamericani è più forte di quanto si pensi (ve ne ho già parlato, ma se volete approfondire). E i dati sul voto in anticipo contengono elementi che suggeriscono qualche possibile crepa nel vantaggio dei Democratici. Biden resta favorito per la vittoria in Nevada, ma non può esserne sicuro.

Lo stesso vale per il Minnesota, uno stato del nord con una significativa popolazione bianca e rurale, e dove Clinton quattro anni fa vinse per un soffio. I sondaggi danno Biden avanti di nove punti, ma se dalle parti dei Democratici pensassero di avere la vittoria in cassaforte Biden non sarebbe andato giovedì in Minnesota a fare un comizio, e i dati degli stati confinanti e demograficamente simili come l’Iowa sarebbero ugualmente sbilanciati. Avete capito cosa intendo dire? Questi sono stati in cui Biden è nettamente favorito, ma ciò non rende impossibile una vittoria di Trump: solo improbabile. Se Trump dovesse vincere in Nevada o in Minnesota, probabilmente lo aspetta un’ottima serata.

Applicando la stessa logica, mettiamo il Texas nella categoria di Trump. Direte: ma come, in Texas la situazione è combattuta! È vero, i sondaggi danno Biden avanti in Texas di appena un punto. Ma il Texas vota per il candidato Repubblicano da oltre quarant’anni, e per quanto oggi sia uno stato contendibile – me lo sentite dire da anni – se Trump dovesse perdere in Texas, avrebbe perso le elezioni. Se Trump dovesse perdere in Texas la nostra analisi potrebbe anche finire qui. Insomma, questi tre sono stati in cui possono ancora accadere imprevisti: ma sono anche stati in cui Biden e Trump – il primo per Nevada e Minnesota, il secondo per il Texas – non possono perdere se vogliono diventare presidente. E questo porta la situazione a questo punto: 232 grandi elettori per Biden, 163 per Trump.

A questo punto avrete capito perché Biden è considerato il favorito per la vittoria finale. La sua vittoria non è affatto scontata, ma potendo contare su un maggior numero di grandi elettori sicuri o quasi sicuri, ha molte più strade di Trump per vincere. A Biden mancano meno di 40 grandi elettori, e potrebbe ottenerli in un sacco di posti diversi. A Trump mancano oltre 100 grandi elettori, e per ottenerli dovrebbe vincere quasi ovunque. Ma è quello che accadde nel 2016, e non è un risultato fuori dalla portata di Trump.

Facciamo un altro passo avanti, e proviamo a ricostruire innanzitutto la strada più probabile perché Biden arrivi alla vittoria.

Degli stati ancora non assegnati, ce ne sono due in cui Biden è molto avanti. In Wisconsin ha un vantaggio di quasi 8 punti, e qualche giorno fa un sondaggio lo ha messo addirittura 17 punti davanti a Trump. In Michigan, invece, Biden ha un vantaggio di 8 punti. Un vantaggio più ampio di quello che ha in Nevada, ma Michigan e Wisconsin non vanno dati per scontati: c’è una numerosa classe operaia bianca che è il segmento elettorale preferito da Trump, che infatti quattro anni fa se li portò a casa entrambi. Realisticamente, però, se Biden vuole arrivare alla Casa Bianca, deve vincere in Michigan e Wisconsin. Se non vince lì, è ben più difficile che vinca in stati in cui il suo vantaggio è ben più magro.

Questo porta la situazione a questo punto: 258 per Biden, 163 per Trump.

Duecentocinquantotto non è un numero così distante da duecentosettanta. In questo scenario a Biden mancherebbero quindi altri dodici grandi elettori per diventare presidente. Ma tutti quelli che restano in palio sono più complessi da ottenere di quelli di cui abbiamo parlato fin qui.

Il vantaggio di Biden è che ha molte strade a sua disposizione. Se anche perdesse ovunque ma vincesse soltanto in Florida, o soltanto in Georgia, o soltanto in North Carolina, o soltanto in Ohio, diventerebbe presidente. Tenetelo a mente: se durante la notte elettorale sentirete che Biden ha vinto in uno degli stati che ho appena citato, vuol dire che probabilmente è finita. E potrebbe vincere in più di uno di questi stati: qualsiasi candidato vorrebbe trovarsi in questa posizione. Ma in questi stati il vantaggio di Biden su Trump è sottilissimo, dentro il margine di errore, oppure non c’è. Non c’è un vero favorito, in questi stati.

Tra tutti gli stati ancora non assegnati, quello che oggi sembra più facilmente alla sua portata è l’Arizona. Un altro stato dell’ovest, un altro stato storicamente Repubblicano che oggi sembra in mano ai Democratici, un altro stato con una crescente popolazione urbana e latinoamericana, un altro stato in cui negli ultimi anni centinaia di migliaia di americani si sono trasferiti dalla vicina e progressista California. Uno stato meraviglioso, aggiungo io: ci ho fatto uno dei viaggi più belli della mia vita. Solo che 258 + 11 fa 269! L’Arizona lascerebbe Biden a un solo grande elettore dalla vittoria. Dove ottenerlo? Bisogna guardare il Nebraska.

Vedete il Nebraska, al centro della mappa e con quella strana colorazione diagonale? Come se tutto questo non fosse già abbastanza complesso, il Nebraska e il Maine assegnano i grandi elettori in modo diverso dagli altri stati americani: due grandi elettori vanno a chi prende un voto in più nell’intero stato, e poi un grande elettore viene assegnato a chi prende più voti all’interno di ognuno dei collegi congressuali in cui è diviso lo stato. Ora, è scontato che Trump prenda più voti in tutto il Nebraska, e anche in due dei tre collegi congressuali in cui è diviso lo stato. Nel terzo di questi collegi, però, Biden ha buone possibilità, per via della composizione demografica e dei precedenti. Biden potrebbe ottenere in Nebraska il duecentosettantesimo grande elettore e diventare presidente.

In questo contesto, Trump potrebbe vincere in Florida e in Ohio, in Georgia e in North Carolina e persino in Pennsylvania, tutti stati pesantissimi, eppure non diventare presidente. Questa è secondo me la strada più semplice perché Joe Biden diventi presidente. Non è l’unica, ovviamente, né la più probabile: magari Biden perde in Arizona e vince in Florida e diventa presidente. È solo lo scenario più alla sua portata. Allo stesso modo, non è detto che in caso di vittoria Biden si fermi esattamente a 270 grandi elettori: magari vincerà in Arizona, si porterà a casa il grande elettore solitario del Nebraska e poi vincerà anche in Georgia e in Pennsylvania e in Florida e otterrà una larga affermazione.

Ma supponiamo che in Arizona le cose per Biden non vadano bene, o che il grande elettore del Nebraska non arrivi. Qual è l’alternativa migliore per Biden? La seconda strada più alla sua portata passa attraverso la Pennsylvania. Lo stato che è finito al centro degli ultimi giorni di campagna elettorale. Vedrete quanto si parlerà della Pennsylvania.

Si dice questa cosa della Pennsylvania: che c’è Philadelphia a est, Pittsburgh a ovest e l’Alabama in mezzo. Accanto a due grandi e sfaccettate aree urbane, infatti, c’è una vastissima zona rurale che somiglia a certi stati americani del sud. Vi siete accorti di quanto si sia parlato di fracking in queste ultime settimane di campagna elettorale? No, il fracking non è un argomento così rilevante. Ma è rilevante in Pennsylvania, e quindi se ne parla in tutto il paese. Vi siete accorti di quante volte di recente Trump abbia accusato Biden di aver abbandonato la piccola città in cui è nato quando era bambino? No, non è un argomento così rilevante. Ma quella città è Scranton, Pennsylvania (sì, quella di The Office).

I sondaggi dicono che Biden in Pennsylvania ha un vantaggio di cinque punti, ma le persone che stanno seguendo la campagna elettorale sul campo raccontano di un elettorato di Trump presente e motivato. Qualche giorno fa il New York Times ha addirittura pubblicato un articolo intitolato: “Possiamo davvero fidarci dei sondaggi in Pennsylvania?”. Quattro anni fa vinse Trump, in Pennsylvania. E Biden la sta frequentando parecchio in questi ultimi giorni di campagna elettorale. Insomma, io mi fido più dei tre punti di vantaggio di Biden in Arizona che dei cinque punti di vantaggio di Biden in Pennsylvania. La sua vittoria è ancora il risultato più probabile, ma se invece dovesse spuntarla Trump non sarebbe una sorpresa sconvolgente.

Riassumendo: Biden deve vincere in tutti gli stati in cui ha vinto Hillary Clinton, come minimo, e deve aggiungere Michigan e Wisconsin. I grandi elettori che a quel punto gli mancheranno potrà trovarli più facilmente in Arizona, in Nebraska e in Pennsylvania. In alternativa, Biden ha reso contendibili anche stati per lui più ostici: dovesse vincere anche solo in Ohio, o solo in North Carolina, o solo in Georgia, o solo in Florida, arriverebbe alla Casa Bianca. Esistono infinite combinazioni possibili, certo: Biden potrebbe perdere sia in Michigan che in Wisconsin ma vincere in Florida e in Georgia. Ma sono combinazioni molto ma molto meno probabili di quelle che vi ho raccontato.

Ora veniamo a Trump. Qual è la strada più facile perché Trump, invece, arrivi alla Casa Bianca? Certo, Trump potrebbe vincere di nuovo dove ha vinto nel 2016, e chiudere la partita. Ma questa oggi non sembra la strada più facile: come vi dicevo, esistono buone ragioni per considerare Biden favorito in Michigan, in Wisconsin e in Arizona, dove Trump vinse nel 2016. Anche per questo motivo, proviamo a ragionare sullo scenario di una vittoria di Trump a partire dal contesto che sembrava poco fa molto favorevole a Joe Biden.

Torniamo a dove eravamo: Joe Biden ha vinto in Nevada, in Michigan e in Wisconsin, arrivando a 258 grandi elettori. Gliene mancano soltanto dodici per arrivare alla Casa Bianca. Come fa Trump a venirne fuori?

Innanzitutto Trump deve vincere in Ohio e in Iowa, dove nel 2016 riuscì a imporsi con largo vantaggio e dove le condizioni socioeconomiche possono premiarlo (è uscito recentemente un sondaggio autorevole che lo dà molto avanti in Iowa, dopo giorni di sondaggi equilibrati). E deve vincere anche in North Carolina, che i Repubblicani riuscirono a portare a casa anche nel 2012, mentre venivano sconfitti da Obama. Oggi Trump è dato in media alla pari in Ohio, avanti di un punto in Iowa e sotto di due punti in North Carolina. Considerato il margine di errore, una vittoria di Trump in questi tre stati è un risultato plausibile. Trump non deve sperare in un errore dei sondaggi per sperare di vincere in Ohio, in Iowa e in North Carolina.

Dove arriverebbe Trump conquistando questi tre stati? La sua posizione migliorerebbe, arrivando fino a 202 grandi elettori. Ma 202 è ancora distante da 270. Gliene servono altri 68. Dove potrebbe ottenerli?

La risposta è semplice: in tutti gli altri stati in bilico. Per essere rieletto Trump dovrebbe vincere in Florida e in Georgia e in Pennsylvania e in Arizona. Bicchiere mezzo vuoto: non c’è rete di protezione, basta che Trump manchi uno solo di questi stati e Joe Biden è il nuovo presidente degli Stati Uniti. Bicchiere mezzo pieno: sono tutti stati in cui ha vinto nel 2016, almeno due su quattro hanno una grande tradizione di forza e vittorie del Partito Repubblicano. E i sondaggi non lo danno per spacciato: in Arizona è sotto di tre punti, in Florida è sotto di due punti (e ci sono brutti segnali per i Democratici), in Georgia è sotto di un punto. Della Pennsylvania vi ho detto poco fa. Sono tutti stati in cui può perdere, certo. Ma sono anche stati che potrebbe vincere senza un errore nei sondaggi.

Vincendo in tutti questi quattro stati Trump arriverebbe a 278 grandi elettori, ottenendo così la rielezione alla presidenza degli Stati Uniti. La mappa sarebbe quella che vedete qui sotto. Perché questa mappa sia possibile non serve che i sondaggi siano sbagliati (salvo probabilmente quelli nazionali, di tre o quattro punti). Joe Biden si trova evidentemente in una posizione migliore, e ha molte più strade di Trump per arrivare alla vittoria; ma le strade di Trump esistono, e per quanto sicuramente più impervie non prevedono scenari da fantascienza.

Riassumendo: gli unici stati in cui ha vinto nel 2016 dove Trump può permettersi di perdere sono Michigan, Wisconsin e Arizona. Ogni altro stato che concederà a Biden lo condannerà alla sconfitta.

Ora. Tutte le cose che vi ho appena raccontato stanno in piedi, ma i risultati delle elezioni non arriveranno in un ordine che permetta di esaminare uno stato alla volta e ricalibrare da lì i passi successivi, come abbiamo fatto in questo esperimento volto a capire quali siano le regioni strategiche per Biden e Trump.

Lo scrutinio in Georgia andrà a rilento, mentre quello della Florida potrebbe essere ben più spedito. Nel North Carolina, in Arizona e in Ohio verranno prima diffusi i risultati dei voti espressi in anticipo, mentre in Michigan e in Pennsylvania quei voti saranno contati per ultimi. Uno dei due candidati in questi stati potrà apparire in vantaggio la notte delle elezioni per poi essere rimontato e superato. Ogni situazione contesa o contestata potrebbe avere strascichi in tribunale. Potremmo sapere il nome del vincitore molto presto, in caso di una larga vittoria di Trump o Biden; altrimenti potrebbero passare giorni, nel peggiore dei casi settimane. Però ora sapete cosa tenere d’occhio.

Pubblicato il 02/11/2020

Sorgente: Come possono vincere Trump e Biden | Francesco Costa

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