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Lorenzo Tosa

Per carità, tutto è contestabile. Ogni singola misura contenuta nel Dpcm poteva essere presa prima o dopo, in maniera più o meno dura, a livello centrale o locale. E solo un pazzo oggi potrebbe affermare che il governo in questi mesi, e in particolare in queste ultime settimane, di fronte alla più grave pandemia degli ultimi cento anni, sia stato perfetto o non abbia commesso errori.
Però poi ti guardi intorno, ascolti, ti informi, sfogli i giornali, accendi la radio, la tv, leggi i tweet, scorri le bacheche social. E quello che incontri è un coro sbavante di critiche, attacchi scomposti, sterili lamentele, “manca questo”, “non si parla di quello”, “avrei fatto diverso”, spesso da parte di gente che fino alle 21.55 di ieri diceva esattamente il contrario.
Quelli che gridavano alla “dittatura sanitaria” e “ci vogliono chiudere in casa” ora starnazzano che “non è cambiato nulla”.
Quelli che “non esiste alcuna nuova ondata” pretendono di sapere “cosa è stato fatto per fronteggiare la seconda ondata?” (Ogni riferimento a Salvini e Meloni è puramente voluto).
Quelli che tuonavano al “regime tecnocratico” si lagnano perché Conte ha preso solo “mezze misure”.
I sindaci già pronti a salire sulle barricate per misure draconiane imposte dall’alto oggi lamentano che “è stata rimpallata la patata bollente ai comuni”.
Chi chiedeva un giro di vite alla scuola, si lamenta dei trasporti.
Chi teorizzava il diritto divino delle palestre a restare aperte (mentre i teatri e la cultura muoiano insieme a chiunque ci viva e lavori) oggi alza il ditino perché c’è troppa confusione e “la norma non è chiara”.
Ce ne sono alcuni addirittura che, non sapendo più cosa dire, si avventurano in deliranti complotti sull’orologio di Conte e sulle dirette in differita con cui “i poteri forti ingannano il popolo”. Il tutto senza che nessuno chiami l’ambulanza.
La verità è che ormai, in questo Paese, non è più un problema di chi governa, delle decisioni più o meno giuste, più o meno correggibili. Il problema è che, qualunque cosa avesse detto ieri Conte in quella conferenza stampa, avrebbero trovato il modo per contestare.
Questa non è più (da tempo) opposizione né esercizio del diritto di critica ma masturbazione democratica. E francamente è l’ultima cosa di cui oggi abbiamo bisogno.

 

Sorgente: Lorenzo Tosa | Facebook

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