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di Michele Giorgio   il Manifesto

Gerusalemme, 7 ottobre 2020, Nena News – Dovrebbero cominciare a metà mese i colloqui per la definizione dei confini marittimi tra Israele e Libano che vedranno allo stesso tavolo i delegati dei due paesi assieme ai mediatori statunitensi e delle Nazioni Unite. La sede degli incontri sarà nei locali della base militare dell’Unifil a Ras Naqura. La certezza che i negoziati prendano il via non c’è ancora. Israele e Libano sono in stato di guerra, non hanno rapporti e le differenze sulla composizione delle delegazioni e altri aspetti «politici» restano ampie. Ma alla fine si faranno perché a Ras Naqura saranno in ballo i miliardi di dollari che Tel Aviv e Beirut potrebbero incassare dallo sfruttamento di ricchi giacimenti sottomarini di gas se riusciranno a trovare un’intesa su un’area di 860 chilometri quadrati, nel cosiddetto Blocco 9.

Non siamo di fronte al primo passo di un futuro accordo diplomatico tra Israele e Libano come banalmente lasciavano intendere qualche giorno fa i resoconti di media entusiasti dell’Accordo di Abramo, la normalizzazione dei rapporti tra Israele, Emirati e Bahrain. Parliamo di gas nel Mediterraneo orientale, la corsa al nuovo oro che coinvolge Turchia, Grecia, Cipro, Egitto, oltre a Israele e Libano e che potrebbe sfociare in una guerra se le cose dovessero mettersi male. Il presidente del parlamento libanese Nabih Berri ha precisato più volte che i colloqui a Ras Naqura sono estranei alla normalizzazione mediata dall’Amministrazione Trump. Ed è stato esplicito sulle finalità del negoziato sottolineando che «se la demarcazione avrà successo potremo pagare i nostri debiti».

Sorgente: Negoziati Israele-Libano, al centro il gas non un trattato di pace

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