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ROMA. Si profila uno scenario «drammatico e inaccettabile, il governo deve confermare il blocco dei licenziamenti fino alla fine dello stato di emergenza». I sindacati vanno all’attacco uniti e chiedono all’esecutivo di aprire subito un tavolo, perché stimano un milione di posti di lavoro a rischio, quando dal primo gennaio sarà di nuovo possibile prevedere esuberi. Senza un’intesa sono pronti alla mobilitazione. Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, però fa muro e ribadisce: «Il divieto di licenziare non può essere prorogato ancora. Non credo che rimandare significhi risolvere il problema dei disoccupati».

 

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Sulla possibilità di legare il blocco alla pandemia, Patuanelli è netto: «Non c’è una data di scadenza dell’emergenza, il virus non è uno yogurt. Stiamo individuando gli strumenti per non far licenziare le aziende, ma non per obbligarle a non licenziare». Dello stesso avviso la ministra del Lavoro, anche lei 5 stelle, Nunzia Catalfo: «Con la legge di bilancio aiuteremo le imprese a mantenere quanto più possibile i livelli occupazionali».

Nel menu della manovra, attesa sabato a Palazzo Chigi, entrerà il rinnovo della cassa integrazione Covid per altre 18 settimane (partirà a gennaio e sarà retroattiva per chi resta scoperto dal 17 novembre) con una dote da 5 miliardi per coprire i settori più colpiti, come ristorazione e turismo. I tecnici stanno ragionando sul meccanismo della misura, ed è probabile che la cig abbia costo zero per le imprese che registrano un calo del fatturato del 20%, mentre le altre dovranno contribuire al sussidio. Comunque, chi attiverà la cassa o userà l’esonero contributivo in alternativa, non potrà licenziare, come conferma il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani.

 

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Le organizzazioni sindacali, preoccupate dalle dichiarazioni di Patuanelli, chiedono ascolto. Per la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti, «allungare gli ammortizzatori e mantenere il blocco sono decisioni che devono essere prese subito, fino a tutto lo stato di emergenza. I lavoratori che hanno sorretto il Paese in questi mesi meritano certezze e risposte. Non si può pensare che la libertà di licenziamento sia decisiva per la ripartenza dell’economia».

Luigi Sbarra, leader aggiunto della Cisl, dice che «la rete di protezione deve andare di pari passo con la ripresa». In un anno, ricorda, sono già saltati 425 mila contratti precari: «Un numero impressionante, concentrato in particolare sulle fasce più deboli. Bisogna impegnarsi a recuperare ogni posto e non accendere altri focolai di disperazione, rischiando, in questo modo, l’avvitamento economico».

Sorgente: Licenziamenti, sindacati all’attacco. Il governo: vietati per chi usa la cassa – La Stampa

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