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L’unico a soccorrerlo un carabiniere fuori servizio. “Lo carezzavo, gli dicevo di stare tranquillo”. Solo dopo mezz’ora i vicini hanno avvisato il 112. I picchiatori avevano disattivato i lampioni.

di Federica Angeli

COLLEFERRO – Ci sono voluti venti minuti per uccidere Willy Monteiro Duarte. Tanto è durato il pestaggio del 21enne massacrato a calci e pugni per aver provato a difendere un amico nel centro di Colleferro. Si aggrava la posizione dei quattro giovani arrestati per il pestaggio: Mario Pincarelli, di 22 anni, Francesco Belleggia di 23, i fratelli Marco e Gabriele Bianchi (24 e 26) e di un quinto amico, al momento solo indagato. E per uno dei quattro (sulla cui identità gli investigatori mantengono il riserbo) si profila il cambio del capo d’imputazione: da omicidio preterintenzionale a volontario. A inchiodarlo è il racconto di due testimoni che hanno visto come ha colpito Willy, già fiaccato dalle percosse, prima di lasciarlo steso sull’asfalto: prima un calcio alla pancia (“tipo mossa di karate“), poi un pugno alla testa. Sarà l’autopsia, domani, a segnare la svolta, anche se dai primi esami medici la frattura delle ossa del capo e l’emorragia all’addome sembrano confermare il racconto dei testimoni.

Difficile immaginare che dietro a tanta ferocia ci sia un movente futile come un like sul profilo Instagram di una ragazza del gruppo rivale. I carabinieri di Colleferro, che seguono l’inchiesta, sono al lavoro per capire se e cos’altro ci sia dietro. Ma al momento i racconti delle sei persone ascoltate in caserma, tra testimoni e protagonisti della rissa, sembrano escludere altre piste come la droga o un debito non saldato.

Il film di cosa sia accaduto nei venti minuti che hanno spezzato la vita di Willy è scritto in quei sei verbali. Sono le due e un quarto di sabato notte nella pizzeria “Duedipicche”, in largo Santa Caterina, nel centro di Colleferro. Scoppia la lite tra un giovane del posto, che si scoprirà poi essere un ex compagno di scuola di Willy, e un gruppo di ragazzi di Artena. Sulle scale del locale, Pincarelli aggredisce il ragazzo di Colleferro. La ragione? Un like sgradito, appunto. Il litigio prosegue nel giardino di fronte al locale, proprio alle spalle della caserma dei carabinieri. Ci sono i lampioni e due telecamere di sorveglianza fatte installare dal Comune per controllare cosa accade nei fine settimana: più volte i residenti avevano lamentato schiamazzi e problemi sanitari, perché il parchetto veniva usato come latrina.

Alle 2.40 Willy e tre suoi amici di Paliano escono dallo stesso locale. Hanno l’auto parcheggiata vicino al giardino. Willy vede l’aggressione, riconosce l’ex compagno di Colleferro in difficoltà e decide di intervenire. Si mette col suo corpo tra Pincarelli e l’amico e lo invita ad allontanarsi. Belleggia, che si era allontanato per chiamare i fratelli Bianchi e chiedere manforte, torna a unirsi alla rissa. Volano spintoni e calci, comincia una zuffa vera e propria. Le luci del parchetto si spengono: in realtà vengono disattivate, scoprirà il giardiniere il mattino dopo. È buio, le telecamere di sorveglianza diventano cieche, i protagonisti si muovono illuminati solo dal bagliore delle insegne dei locali lungo la via. I due fratelli Bianchi arrivano e iniziano a picchiare chiunque capiti loro a tiro. Forse pensando che Willy faccia parte dello stesso gruppo del ragazzo di Colleferro, si accaniscono su di lui. Uno dei ventenni di Paliano prende un pugno in volto. Altri due amici di Willy invece riescono a fuggire, un terzo si nasconde dietro alla macchina. A quel punto, il suo ex compagno di scuola tira fuori il cellulare e comincia a scattare foto. Il ventunenne resta solo a difendersi dai quattro che, a turno, lo massacrano di botte, anche quando è ormai a terra.

Alle tre, la moglie del comandante della stazione di Colleferro, il cui alloggio di servizio affaccia proprio sul giardino, viene svegliata dal trambusto e dalle grida. Avverte il marito che si veste e corre in strada. “Quando sono arrivato giù quel ragazzo era già a terra, ferito, ma ancora cosciente — ha raccontato al capitano della compagnia Ettore Pagnano —. Gli ho accarezzato il volto e gli ho detto di stare tranquillo perché i soccorsi sarebbero arrivati presto. Poi ho fatto qualche domanda ai presenti, che mi hanno mostrato una foto degli aggressori, dato modello e targa del Suv. Ho capito da subito chi si trattava, ho chiamato i soccorsi e diramato le informazioni alle pattuglie di zona”. Solo mezz’ora dopo cominciano ad arrivare dal paese le chiamate al 112 per sollecitare l’intervento dei mezzi di soccorso. “Il comandante di stazione ha gestito tutto da solo: i presenti erano come paralizzati, e solo dopo hanno chiamato i numeri di emergenza”, dicono gli inquirenti. Poco prima delle 5, il gruppo viene bloccato nel bistrot della famiglia Bianchi ad Artena. I fratelli hanno avuto anche il tempo di postare un video ironico su Facebook, come se nulla fosse accaduto. I quattro, più un quinto giovane di Velletri (risultato estraneo al pestaggio, ma comunque indagato) vengono portati in caserma a Colleferro. Vanno lì anche i loro genitori, così come i ragazzi di Paliano amici di Willy e gli altri testimoni. Che sentono (e lo riferiscono poi ai militari) uno dei familiari degli arrestati dire: “In fin dei conti cos’hanno fatto? Niente. Hanno solo ucciso un extracomunitario”.

La notizia che Willy è morto è già arrivata, ma ai suoi genitori verrà comunicata due ore dopo, alle 7 del mattino. Il sindaco di Colleferro, Pierluigi Sanna, consegna ai carabinieri le immagini delle telecamere di sorveglianza. Il buio ha oscurato tutta la sequenza di morte.

Oggi alle 10.30 nel carcere di Rebibbia l’interrogatorio di garanzia dei quattro killer di Willy, difesi dagli avvocati Vito Perugini e Massimiliano Pica.

Sorgente: Willy, 20 minuti di botte. E i familiari dei killer: “Era solo un immigrato” | Rep

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