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Alessandro Zan (Pd). Parla il relatore della legge contro l’omotransfobia in discussione alla Camera

«Ormai siamo ripiombati nel delitto d’onore, con una cultura machista e patriarcale che vuole impedire a una donna di scegliere chi amare e di realizzare il proprio progetto di vita». Alessandro Zan è il relatore della legge contro l’omotransfobia e la misoginia licenziata prima dell’estate dalla commissione Giustizia della Camera e che tra poche settimane – a distanza di 24 anni da quando venne presentato il primo disegno di legge a tutela delle persone lgbt – è in attesa di essere discussa dall’aula. «Quella tra Maria Paola e Ciro era una storia consolidata, che durava da tre anni», prosegue il deputato dem. «L’amore non può avere limitazioni o confini e la frase detta dal fratello di lei, che Maria Paola era infetta perché stava con una persone trans, si commenta da sola ma richiede da parte di tutti uno sforzo per migliorare questo Paese».

 

A Caivano il dramma di Maria Paola e Ciro, in Puglia due ragazzi di Torino, che lei aveva sposato, a pranzo in un ristorante si ritrovano un pene disegnato nel piatto. Sugli orientamenti sessuali delle persone la cultura di questo Paese sembra incapace di fare passi in avanti. Il fatto di avere un orientamento sessuale diverso da quello che è considerata la normalità è ancora oggi visto da molti come qualcosa di sbagliato e per questo derisa. Si va dalle risatine fino agli insulti e alle violenze. C’è bisogno di un’educazione al rispetto e all’inclusione per far capire che una persone è gay o etero non perché lo sceglie e che va rispettata per quello che è. Basterebbe insegnare questo nelle scuole per far crescere futuri cittadini più consapevoli e rispettosi delle differenze.

A che punto è la legge contro l’omotransfobia?

Arriva in aula della Camera a ottobre per l’approvazione.

Non sarà un passaggio facile.

L’onorevole Giorgia Meloni a proposito di quanto accaduto a Caivano ha detto che lo Stato deve essere presente perché nessuno deve morire per l’amore che sceglie. Sono d’accordo con lei e le chiedo di essere coerente ritirando la pregiudiziale di costituzionalità presentata dal suo partito per affossare la legge insieme a tutti gli emendamenti di natura ostruzionistica che possono ritardare o addirittura comprometterne l’approvazione.

Il presidente del Family Day Massimo Gandolfini sostiene che il codice penale offre già gli strumenti per punire aggressioni come quella di Caivano.

Nel nostro Paese esiste già una legge contro i crimini di odio e punisce la discriminane razziale, etnica e religiosa. Noi vogliamo semplicemente allargare questa legge ai reati di omotransfobia e misoginia, perché oggi insieme alle vittime di razzismo e antisemitismo sono le donne e le persone lgbt le più colpite dai crimini di odio. Lo dice il rapporto dell’Agenzia per i diritti umani dell’Unione europea che chiede all’Italia di adeguare la propria legislazione per contrastare questi fenomeni.

Dubbi però sono stati espressi anche dai cattolici del suo partito, il Pd.

Mi auguro che siano stati superati con il lavoro importante svolto in commissione Giustizia della Camera dove alla legge è stato aggiunto un articolo in cui si specifica che non è in discussione la libertà di opinione. Un articolo importante per tranquillizzare i parlamentari in buona fede anche se la giurisprudenza ha chiarito qual è il confine tra libertà di espressione e incitamento all’odio. Chiedo ai parlamentari della maggioranza, a partire da quelli del mio partito, di non esitare più e di andare tutti assieme verso l’obiettivo, l’approvazione di una legge che questo Paese non può più attendere.

Sorgente: «Siamo tornati ai tempi del delitto d’onore» | il manifesto

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