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Dall’affluenza non emerge una tendenza chiara, avvertono gli analisti. Di Maio sicuro sul referendum: se va sopra il 40% vince il Sì

di Annalisa Cuzzocrea

“Sarebbe solo un azzardo”, dice Alessandra Ghisleri. E la maggior parte dei sondaggisti sono d’accordo con lei: dire – in base ai dati dell’affluenza – come hanno votato gli italiani alle elezioni, soprattutto nelle Regioni ancora considerate in bilico, è impossibile per varie ragioni che un ministro di lungo corso riassume così: “Negli ultimi anni le abbiamo sbagliate tutte”. Perché il voto è sempre più mobile, perché quelle che un tempo erano considerate roccaforti dell’una o dell’altra parte non possono più essere considerate tali, perché le variabili – in un voto che mette insieme elezioni Regionali e referendum e si svolge in un giorno e mezzo invece che in uno solo – sono talmente tante da far venire il mal di testa agli scienziati della politica più raffinati.

Ci sono alcune cose però che si possono dire da subito. La prima, è che dai dati dell’affluenza scorporati per regioni e province non si vede un’onda. Una mobilitazione simile a quella che in Emilia-Romagna ha favorito Stefano Bonaccini contro la sfidante leghista Lucia Borgonzoni portandolo non solo a vincere, ma a staccarla di quasi otto punti. Spiega Giovanni Forti, di Youtrend, che “in Toscana, una delle Regioni in bilico, non si vede rispetto alle Europee del 2019 una differenza di affluenza che possa in qualche modo dare indicazioni sulla scelta dei cittadini. Perché il calo è differenziato più o meno ovunque e non è spiegabile in base a un voto politico passato”. Per dirla con ancora più precisione, è vero che Firenze è stata finora tra le città con l’affluenza più alta, il che conforta un po’ il Pd e il candidato del centrosinistra Eugenio Giani, ma è anche vero che l’affluenza cala meno – rispetto alle europee – in posti come la provincia di Pisa, i dintorni di Cascina da dove arriva la candidata della Lega Susanna Ceccardi. E certo, lì c’è un numero minore di aventi diritto al voto, ma Firenze e il suo contado non bastano a dare alcuna certezza. E quindi, l’unica cosa di cui sono tutti convinti – compresi i diretti interessati – è che il risultato sarà sul filo di lana, chiunque dovesse favorire.

L’altro dato messo in rilievo dalle analisi di Youtrend riguarda il referendum, per il quale non si nota un aumento di affluenza nei centri delle grandi città, anzi, è il contrario. Questo, sommato a un’affluenza totale che secondo gli analisti supererà il 50 per cento, mette di buonumore chi – come il 5 stelle Luigi Di Maio – già ieri diceva ai suoi: “Col 40 per cento di votanti siamo in sicurezza”.

Il direttore dell’Istituto Cattaneo Salvatore Vassallo lo spiega così: “Il parametro più corretto è con il referendum del 2006, per il quale si votava in un giorno e mezzo e non in uno solo come nel 2016. Allora alle 12 l’affluenza era del 10%, alle 19 del 22,4, alle 22 del 35 e alla fine arrivò al 52. Adesso, l’impatto delle regionali – che hanno avuto un effetto traino maggiore al Sud – fa pensare che si arriverà a una percentuale di affluenza superiore”. Il che è considerata una buona notizia per il fronte del Sì.

“Nelle Marche, come in Toscana, c’è qualche dato di affluenza più favorevole per le province rosse, Pesaro e Ancona – dice ancora Giovanni Forti- ma chi può dire cosa significhi?”. Nessuno si lancia in azzardi, né lì – dove il centrodestra è avanzato a una velocità impressionante negli ultimi anni – né in Puglia. Dove a dare un minimo di speranza al Pd sono arrivati i dati alti dei votanti a Bari e nella cosiddetta Bat, la provincia che mette insieme Barletta Andria e Trani. Lì Michele Emiliano è considerato più forte. Ma quei voti possono non bastare. L’affluenza è alta anche a Lecce, da dove arriva Raffaele Fitto e dove i dem sperano in un pareggio. “Sono cambiate tante cose negli ultimi due anni – spiega il ministro pd Francesco Boccia – a Lecce il sindaco Salvemini è nostro, abbiamo vinto al primo turno un anno fa così come il presidente della Provincia Minerva che è anche sindaco di Gallipoli. Abbiamo chiuso in piazza Sant’Oronzo, che era strapiena. Il nodo ora è tenere nelle altre province”.

Nei quartieri generali dei partiti, gli animi sono incandescenti. La Lega ha continuato per tutta la giornata di ieri a cercare di mobilitare il voto attraverso i social. In casa pd, Nicola Zingaretti – la voce resa roca dai comizi degli ultimi giorni- dice ai suoi: “Abbiamo fatto tutto il possibile”. Continuando a battere sui temi tenuti alti in queste ore: “Grazie alle nostre battaglie in Europa ora l’Italia ha una speranza per il lavoro, la crescita, la giustizia sociale. Prima non c’era. Il resto mi sembra il vecchio teatrino delle polemiche, del caos e delle urla”. La posta in gioco è alta: la sua permanenza alla guida del Pd. La vita stessa del governo Conte. L’ipotesi di un rimpasto per raforzarlo. Tutti giochi che cominceranno presto, a partire da domani.

Sorgente: Nelle Regioni chiave niente onde anomale: sarà testa a testa | Rep

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