0 6 minuti 4 anni

L’ex deputato accusa Di Maio: “È la nostra più grande sconfitta”. Il ministro degli Esteri, nel mirino di tanti, getta la croce addosso a Crimi Fico: “No a guerre per bande, sì a leadership collegiali: “Io ci sto”. Domani parlamentari riuniti sugli Stati generali, ma insorgono i consiglieri regionali: vogliamo partecipare

di ANNALISA CUZZOCREA

“Il Movimento ha perso le Regionali e le colpe non sono individuali, ma collettive”. Per la prima volta da quando è stato eletto presidente della Camera, Roberto Fico prende la parola nell’istituzionale Sala della Lupa per parlare della sua forza politica. Lo fa pochi minuti dopo una nervosa e avvelenata diretta di Alessandro Di Battista. E il suo sembra un intervento pensato proprio per chiamare una tregua mentre fuori – sui social, nelle chat – infuria una battaglia fatta di vendette e colpi bassi.

Per mezz’ora, Fico pare spogliarsi dai panni istituzionali per tornare a rivestire quelli del fondatore del primo meet up di Napoli: invoca Stati generali veri, partecipati, addirittura permanenti. Un percorso – “non una giornata spot” – che porti a una nuova agenda prima ancora che a quella leadership collegiale di cui non esclude affatto di far parte: “Sono sempre pronto a dare una mano al Movimento”. Il discorso arriva per cercare di fermare la “guerra per bande” di cui il presidente della Camera dice di leggere sui giornali, ma che in realtà vede con i suoi occhi.

Nel criticare il modo in cui sono state condotte le Regionali – lo ha fatto ancora ieri – Luigi Di Maio prende di mira Vito Crimi e la sua reggenza. Nel proporre un “modello di alleanze sui territori” pubblicizzando i risultati di Faenza e Pomigliano D’Arco, il ministro degli Esteri vuole presentarsi come l’unico garante di una strategia politica sensata. E gettare la sconfitta addosso ai suoi oppositori interni. Ma lo stesso Di Maio è vittima di altri attacchi: Max Bugani, braccio destro storico di Grillo e Casaleggio, consigliere comunale a Bologna e ora nel gabinetto di Virginia Raggi, scrive senza rete: “Non sfugge il tracollo del M5S in ogni tornata elettorale, dalle europee del 2019 a oggi, con gravi responsabilità in capo a chi da allora non ha mai voluto avviare un momento di riflessione interna, non ha mai preso posizione per costruire progetti seri nei territori e ha poi deciso di dimettersi solo per lasciare una palla avvelenata in mano al suo successore”.

Bugani ha lavorato per un anno nell’ufficio del capo della Farnesina, questo è quello che pensa oggi. Come Di Battista, colui che per anni ha chiamato Di Maio “fratello” e ora dice: “Al Movimento oggi non basterebbe De Gaulle. Una leadership forte l’abbiamo avuta ed è quella che ha dimezzato i voti alle europee”. I colpi non sono mai stati tanto diretti. Le accuse, mai così nette. “Io credo sia stata la più grande sconfitta del M5S – continua l’ex deputato – in Campania passiamo dal 17% al 10. Alle politiche sfiorammo il 50. Eppure, sono campani i ministri degli Esteri, dell’Ambiente, dello Sport. È campano il presidente della Camera”. Elenchi di nemici ovunque, anche nelle chat, dove parlamentari chiedono la testa di esponenti di governo. In una guerra fratricida in cui nessuno riconosce all’altro il diritto a stare nel posto in cui è. Perché le decisioni prese dall’alto sono state tante, continue, inappellabili. Ed è nella perdita dei voti, dell’attivismo, del territorio, che inevitabilmente tutto rischia di saltare in aria.

L’uscita di Fico rende impossibile il “putsch” già tentato da Davide Casaleggio: voti on line al posto degli Stati generali, una farsa con video e quesiti addomesticati che impedirebbe ancora una volta una vera discussione. Su questo, ma solo su questo, il presidente della Camera e l’irrequieto Di Battista chiedono la stessa cosa. E legano le mani di Crimi, tentato – per quieto vivere – dall’idea della kermesse digitale. Non è più tempo, questo è evidente. Una forzatura porterebbe a una sicura scissione. Ma che sia possibile fare un vero Congresso, del quale Fico pare aver già tracciato una mozione delineando un’agenda che parla di acqua pubblica, reddito minimo, sviluppo sostenibile, riforma della Rai e conflitto di interessi, è tutto da vedere. Domani è convocata l’assemblea di deputati e senatori che dovrebbe parlarne.

Con il risultato che i consiglieri regionali e gli europarlamentari sono insorti: “Dobbiamo esserci anche noi”. Peccato che lo statuto non li coinvolga. Se è già così per l’assemblea preparatoria, è difficile immaginare cosa accadrà quando bisognerà decidere chi avrà diritto di voto agli Stati generali: chi saranno i delegati, sulla base di cosa saranno scelti (l’elenco degli iscritti a Rousseau, e quindi al M5S, ce l’ha solo Casaleggio. Colui che ora tutti vorrebbero derubricare a fornitore di servizi). E poi, anche le squadre non sono compatte. Bugani e l’europarlamentare Corrao hanno tentato in ogni modo di convincere Di Battista a non andare in Puglia, a non mettere la faccia su una sconfitta, a non creare guai al governo Conte. Sono con lui, ma sono anche – diversamente da lui – convinti che i 5 stelle debbano schierarsi a sinistra contro la destra di Salvini e Meloni. Le parti in causa sono più legate dagli odi reciproci, che dalle idee in cui credono, Per questo, alle nove di sera, un ministro sintetizza lapidario: “Questo è il crollo del Movimento. Basta, è finita qui”.

Sorgente: Nel Movimento Cinque Stelle tutti contro tutti. Di Battista attacca: rischio scissione | Rep

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20