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Malato di Covid licenziato dal supermercato a 17 mesi dalla pensione: esauriti i giorni di malattia

“È un licenziamento illegittimo in quanto il decreto Cura Italia sostiene che tutta la malattia fatta a casa son da considerarsi periodi di infortunio e non assimilabile dal punto di vista del periodo di malattia”. Commenta così il sindacalista Ivan Cattaneo che sta seguendo il caso di Francesco, licenziato dalla Famila di Casalpusterlengo (Lodi) dopo essere rimasto a casa contagiato dal Covid a causa di una presunta fine del periodo di malattia massimo. Francesco, dipendente modello da 30 anni, era a 17 mesi dalla pensione.
CRONACALODILOMBARDIA 29 SETTEMBRE 2020 12:14di Filippo M. Capra

in foto: Famila di Casalpusterlengo
Francesco è stato licenziato dopo aver preso il Covid sul posto di lavoro. È stato licenziato, a detta dell’azienda, la Famila, catena di supermercati, perché ha superato il numero di giorni disponibili per la malattia, nonostante il congedo da Covid – come previsto dal decreto Cura Italia – sia da essere considerato quale periodo di infortunio e “non assimilabile al comporto, ovvero al periodo totale di malattia”, spiega a Fanpage.it Ivan Cattaneo, sindacalista che sta seguendo il caso di Francesco. Il caso ha sollevato clamore mediatico, considerato anche che tra 17 mesi Francesco sarebbe andato in pensione dopo 30 anni di onorata carriera al reparto salumeria e macelleria del punto vendita di Casalpusterlengo (Lodi).

Come sta Francesco?

Dal punto di vista personale è a pezzi perché la cosa che l’ha ferito di più del Covid è stato questo licenziamento che non si aspettava. Fortunatamente tutta questa attenzione al suo caso lo sta aiutando in questo momento di sconforto.

In quanto sindacato come agirete?

Dal punto di vista legale abbiamo impugnato il licenziamento: l’azienda ha sbagliato i conteggi, quindi è un licenziamento illegittimo in quanto il decreto Cura Italia sostiene che tutta la malattia fatta a casa son da considerarsi periodi di infortunio e non assimilabile dal punto di vista del periodo di malattia.

In più gli mancavano solo 17 mesi alla pensione…

Il problema che rimane è quello, si è aperto dal punto di vista etico morale. Perché un’azienda che tratta così un lavoratore della prima zona rossa che era al lavoro nel periodo di crisi acuta e che si è ammalato a causa della sua attività lavorativa con 30 anni di anzianità di servizio si è sentito trattato come una pezza. All’azienda bastava poco per aiutarlo con un’aspettativa non retribuita così teneva il posto di lavoro.

Crede ci sia qualche altro motivo sotto?

In tempi non sospetti gli avevano fatto una proposta di incentivo all’esodo perché il suo contratto costa molto all’azienda. Lui non l’ha accettata, quindi ci viene il sospetto che il licenziamento sia pretestuoso forzando la situazione.

Ma ci sono stati precedenti tra Francesco e l’azienda?

No, è sempre stato un dipendente modello ed è proprio questo che ci lascia perplessi sul trattamento che ha ricevuto.

(Ha collaborato Simone Giancristofaro)

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