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Ankara avverte Atene di non superare i limiti consentiti alla militarizzazione dell’isola dai trattati di Parigi del 1947. L’Isola greca a 2 kilometri dalla costa turca e 580 da quella greca. Per quell’isola la Grecia rivendica 40 mila kilometri quadrati di giurisdizione marittima. È ’ultimo capitolo dell’escalation nel Mediterraneo orientale. L’isola del Film premio Oscar italiano ‘Mediterraneo’.

Turchia-Grecia e l’isola di Kastellorizo

«Se la militarizzazione di Kastellorizo supererà i limiti previsti» dai Trattati di Parigi del 1947, «sarà la Grecia a perdere». A parlare così è stato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, dopo che i media turchi hanno mostrato immagini di soldati ellenici in arrivo sull’isola. «E a poco sono servite le precisazioni di fonte greca secondo cui non si tratta di nuove unità ma di un semplice avvicendamento», annota Michele Pignatelli sul Sole 24 ore. Ed Ankara, vuoi leggerla come sfida o controsfida verso Atene e i suoi alleati europei, prolunga fino al 12 settembre le esplorazioni energetiche della nave Oruc Reis al largo di Cipro.

L’isoletta e il nodo delle acque territoriali

È stata proprio la corsa ai giacimenti di gas scoperti negli ultimi anni a riaccendere quest’estate rivalità e contenziosi territoriali mai sopiti, di cui proprio l’isoletta che fu il set del film ‘Mediterraneo’ – la più piccola del Dodecaneso, 12 chilometri quadrati appena – è l’emblema. Fu restituita dall’Italia alla Grecia dopo la Seconda guerra mondiale, con i Trattati di pace di Parigi, ma si trova ad appena due chilometri dalla costa meridionale turca.
Atene, come per le altre isole dell’Egeo, ne tiene conto per definire la sua piattaforma continentale e quindi la sua zona economica esclusiva, in linea con la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del mare (1982).
Ankara -che non ha firmato la Convenzione e che con quel criterio si vedrebbe penalizzata- vorrebbe invece basarsi sulla distanza dalla sua lunga fascia costiera e rivendica il controllo delle acque immediatamente a Sud di Katellorizo. E non solo, basta pensare a Cipro divisa ed occupata in parte militarmente.

Le ragione turche dette male da Erdogan

Per il presidente Recep Tayyp Erdogan, da parte greca ed europea: «La volontà di incatenarci alle nostre coste – ha tuonato – ignorando i 780mila chilometri quadrati della Turchia e prendendo in considerazione un’isola di 10 chilometri quadrati, è la prova più chiara di ingiustizia». Non tutti i torti, ma dopo tante trattative diplomatiche fallite, la scelta della sfida aperta allarma e apre a possibili gravi conseguenza.

La corsa ai giacimenti

A rendere più accesa la disputa sulle acque territoriali, oltre alla scoperta di giacimenti, hanno contribuito anche i recenti accordi di spartizione del Mediterraneo orientale tra i due principali contendenti e altri Paesi: quello turco-libico siglato nel novembre 2019 tra Erdogan e il premier del Governo di Tripoli, Fayyez Serraj; e quello concluso in risposta il 6 agosto tra Grecia ed Egitto, contrapposto al prima, a prendere togliendo all’avversario.
È stata proprio quest’ultima intesa a spingere Ankara, all’inizio del mese scorso, a inviare la nave per le trivellazioni Oruc Reis a esplorare le acque tra Creta e Cipro, contese ancora una volta tra Grecia e Turchia. Con l’entrata in scena, per ora senza conseguenze, di navi e mezzi militari: non solo greci e turchi, ma anche francesi, essendo da subito la Francia di Macron il più attivo difensore della Grecia (e di Cipro), con la Germania di Angela Merkel più impegnata invece a tentare una mediazione.

Prolungata la missione della Oruc Reis

Ora la Turchia, a dimostrazione che la de-escalation è lontana, ha deciso di prolungare al 12 settembre la missione della Oruc Reis, con l’Europa che continua a invocare il dialogo e chiede ad Ankara di astenersi da azioni unilaterali, ma intanto studia sanzioni. La risposta di Erdogan è come sempre a muso duro: «Ne abbiamo abbastanza di questo gioco delle ombre. È comico mettere di fronte alla Turchia, che è una potenza regionale e internazionale, uno Stato che non basta neppure a se stesso. Le acrobazie politiche e la diplomazia – ha aggiunto il leader di Ankara – non bastano più a nascondere la tirannia di Paesi che si credono grandi, forti e invincibili. Tutti i fronti ostili possono unirsi, ma non riusciranno a fermare l’ascesa della Turchia».

La Nato affonda nel Mediterraneo Orientale?

Grecia, Paese Nato e dell’Unione ad una possibile vigilia di scontro armato diretto. ‘Politica delle cannoniere’ d’altri tempi, con armamenti molto più pericolosi e Alleanze chiave del dopo Seconda guerra mondiale, che andrebbero a catafascio, la Nato per prima, ridisegnando strategie alleanza e tensioni per tutto il pianeta.

Nato e Ue sono praticamente assenti

La crisi dei rapporti tra Grecia e Turchia, la più grave dopo l’invasione turca di Cipro del 1974. Il contestato silenzio Ue di Josep Borrell, dall’accordo dell’autunno scorso tra la Libia di Fayez Al-Sarraj e la Turchia che attraversa le acque territoriali di isole come Rodi e Creta. Peggio, il distrattissimo segretario generale della Nato, il norvegese Jens Stoltenberg, che da quando è ‘America First’ di Trump, attende ordini e sta zitto mentre due Paesi Chiave della Nato minacciano di prendersi a cannonate.

Sorgente: Kastellorizo, isola avamposto greco e lo scontro con la Turchia-Sperando sia solo un film –

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