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Ex Ilva di Taranto

Taranto. I lavoratori di ArcelorMittal Italia, di Ilva in amministrazione straordinaria, dell’indotto e dell’appalto del siderurgico di Taranto, sono tornati per strada

Gianmario Leone

La mobilitazione era stata preannunciata da tempo. Venerdì sera un comunicato congiunto di Fim, Fiom, Uilm ed Usb di Taranto, avvertiva il governo: «Se non intervenite, sarà il caos totale». E così ieri mattina, per due ore, i lavoratori di ArcelorMittal Italia, di Ilva in amministrazione straordinaria, dell’indotto e dell’appalto del siderurgico di Taranto, sono tornati per strada, come nella lontana estate del 2012, attuando un blocco del traffico della statale 100, all’altezza della palazzina dove risiedono gli uffici della direzione dello stabilimento.

«La fabbrica è insicura. Sono oramai pesantissime ed inaccettabili le ricadute sulla vertenza ArcelorMittal, dove multinazionale e governo hanno deciso di non decidere. La condizione di abbandono ed insicurezza degli impianti e dei lavoratori sono divenute tali da non poter permettere ulteriori considerazioni di circostanza».

La fabbrica non è più sicura, gli operai sono in pericolo ogni giorno, il tempo (ad elezioni avvenute) è scaduto: queste le principali motivazioni che hanno portato i sindacati alla mobilitazione. Nel mirino, più che la multinazionale con la quale oramai i rapporti sono tesissimi da mesi, il governo ed in particolar modo il premier Conte e il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Pautanelli, latitanti da mesi sulla soluzione di una vertenza che si trascina da quasi un anno. E accusati di aver sino ad oggi parlato per slogan, facendo promesse difficilmente attuabili.

«L’assordante e ingiustificato silenzio unito al totale immobilismo in queste ore da parte della politica e delle istituzioni, traccia l’oramai scontata incertezza sulle reali intenzioni del governo», attaccano i metalmeccanici di Taranto. «L’esecutivo si ostina a non convocare un incontro chiarificatore per il futuro e la gestione dell’attuale emergenza della fabbrica e di un intero territorio – proseguono Fim, Fiom, Uilm ed Usb – Tutte le nostre denunce cadute nel vuoto, unite ad una fabbrica che si avviluppa attorno alla disgregazione delle certezze, hanno trasformato la disperazione in esasperazione. Governo e multinazionale si sono assunti il grave onere di aver sancito l’ingovernabilità del momento».

Problemi anche sull’ambiente, «vista la parziale o totale applicazione della messa in sicurezza degli impianti». Da stamane partirà un presidio presso la portineria C dello stabilimento per non consentire la commercializzazione dei prodotti all’ingresso e all’uscita del valico, proclamando lo sciopero di 24 ore di tutti i lavoratori per domani per i tre turni e la mobilitazione e l’autoconvocazione di un presidio degli stessi presso palazzo Chigi a Roma.
L’Ilva è tornata una polveriera.

 

Sorgente: ilmanifesto.it

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