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Disarmo – L’Italia vende armi all’Egitto che viola gravemente i diritti umani – La legge 185/90 vieta di esportare armi verso paesi in stato di conflitto armato e con gravi violazioni di diritti umani. Ma, da Regeni a Zaki, l’export militare di armi è in continuo incremento e ingenera pericoli e miseria per l’umanità, come il rischio di una irreversibile guerra nucleare

 

Laura Tussi1 settembre 2020

In Egitto nel 2016 Giulio Regeni, giovane ricercatore italiano, fu rapito, torturato e ucciso. Depistaggi, silenzi, bugie e rinvii hanno impedito di chiarire le responsabilità dei servizi segreti egiziani.

I genitori di Giulio hanno lanciato molti appelli, per esempio, richiamare l’ambasciatore per ottenere giustizia e per salvare la dignità del nostro paese e di chi lo governa. Intanto la nostra vendita di armi all’Egitto prospera. Negli ultimi anni la vendita di armi è cresciuta a dismisura.

Si è passati da 7 milioni di euro del 2016 agli 872 milioni del 2019. Varie fonti riferiscono ora di trattative per oltre 9 miliardi. L’Italia fa grandi affari con un paese dove arresti arbitrari, torture, sparizioni negano i diritti umani più elementari.

Libertà per Patrick Zaki.

Il giovane ricercatore egiziano, studente all’università di Bologna, è stato arrestato il 10 febbraio 2020 al rientro in Egitto per propaganda eversiva. Patrick ha raccontato i maltrattamenti e le torture subite nelle prime fasi della detenzione. Ha detto di essere stato spogliato e di aver subito scariche elettriche.

Sono anche stati negati permessi di visita alla famiglia e ai legali fino al 5 marzo. Un nuovo caso Regeni?

il nostro governo si interessa in modo poco efficace della sorte di Zaki e della verità su Regeni a causa dei grandi interessi italiani in Egitto: commesse militari, giacimenti e turismo.

Cento miliardi di euro. Ecco il valore della vendita di armi italiane negli ultimi trent’anni. La maggioranza fuori dall’Unione Europea e dalla Nato. L’esportazione di armi italiane cresce in maniera decisa: negli ultimi cinque anni si tratta di 44 miliardi di euro come nei 15 anni precedenti.

Kuwait, Qatar, Regno Unito e Germania in testa alla classifica. La legge 185/90, che regola l’export militare, vieta di esportare armi verso paesi in stato di conflitto armato e con gravi violazioni di diritti umani. Ciò non accade vedendo che i grossi affari vengono fatti con paesi come Pakistan, Egitto, Turchia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti.

I conflitti armati sono l’anticamera di una potenziale, ma molto probabile guerra nucleare.

Ormai già 44 stati hanno ratificato il TPAN – Trattato di proibizione delle armi nucleari, tranne il governo italiano sotto l’egida della NATO. Per l’attuazione del TPAN occorre la ratifica di ben 50 stati. Ricordiamo che il TPAN è il Trattato ONU sottoscritto a New York a palazzo di vetro da 122 nazioni e dalla società civile organizzata in ICAN – Campagna Internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, che è valso a ICAN e a centinaia di associazioni e organizzazioni mondiali e attivisti nonviolenti e antinuclearisti, il Premio Nobel per la Pace del 2017.

Sorgente: Armi o dignità?

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