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Roma, 22 agosto 2020, Nena News – Immediata cessazione delle ostilità e riattivazione della produzione petrolifera ferma da metà gennaio. Sono i punti su cui sembra esserci totale accordo tra il Governo di accordo nazionale (Gna) riconosciuto internazionalmente di al-Sarraj e Aguila Saleh, il presidente del parlamento rivale di Tobruk (est della Libia). È quanto emerso da due distinti comunicati che i due leader libici hanno rilasciato ieri. Al-Sarraj e Saleh hanno fatto entrambi riferimento alla sovranità libica e all’espulsione di forze straniere e mercenari dal Paese nonché all’apertura di un conto presso la Libyan arab foreign bank dove saranno versati temporaneamente i proventi delle esportazioni petrolifere.Le notizie arrivate dalla Libia sono state accolte con favore dalla comunità internazionale. Se l’Onu ha parlato di «decisione coraggiosa», il presidente egiziano al-Sisi – schierato con il generale Haftar, capo dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Enl) che fa capo a Tobruk – ha definito l’accordo «un importante passo» verso il raggiungimento delle aspirazioni del popolo libico. Sulla stessa lunghezza d’onda l’Italia, Russia e gli Usa che hanno chiesto ora una rapida attuazione delle intese raggiunte.Non è tutto oro però quello che luccica. Tra le due parti restano distanze di non piccolo conto. Nel comunicato di Saleh, c’è ad esempio un passaggio sullo smantellamento delle milizie, un chiaro riferimento ai gruppi armati che sostengono il Gna di Tripoli. Ma a pesare sono soprattutto le divergenze politiche: Tripoli parla di svolgimento di elezioni presidenziali e parlamentari il prossimo marzo. Ipotesi che Tobruk non considera affatto: Saleh, infatti, sostiene la Dichiarazione del Cairo che prevede un nuovo Consiglio presidenziale ristretto con tre membri in rappresentanza di Tripolitania, Fezzan e Cirenaica. Il leader cirenaico ha poi proposto di rendere Sirte, linea del fronte del conflitto armato da due mesi però congelato, una sorta di capitale temporanea dove ospitare un nuovo organo legislativo che riunisca «tutti i libici». Proposta che Tripoli ignora. Il motivo è chiaro: se implementata, il centro del potere nazionale, compresa la Banca centrale, sarebbe sottratto ad al-Sarraj. Eppoi c’è la questione Sirte: «smilitarizzata» per il Gna (come chiede l’Onu), ma «protetta» per Saleh da una forza di sicurezza ufficiale composta da personale proveniente dalle varie regioni libiche.Nonostante le distanze, è indubbio che il clima nel Paese stia mutando. Se ciò è possibile, è perché è sempre più emarginato Haftar, l’uomo che fino allo scorso dicembre sembrava inarrestabile nella sua «liberazione» di Tripoli.

Sorgente: LIBIA. Accordo raggiunto in Libia: tregua e (forse) elezioni

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