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L’idea è quella di riproporre il modello emiliano del voto disgiunto per far confluire i voti del Movimento sui candidati dei dem

di CLAUDIO TITO

Un patto rimasto fino ad ora riservato. Con tre protagonisti: Beppe Grillo, Giuseppe Conte e Nicola Zingaretti. E un solo obiettivo: “Non far vincere la destra”. Alle prossime elezioni regionali di fine settembre. Dalla Liguria alle Marche fino alla Puglia e alla Campania inseguendo il “modello Emilia” e l’escamotage del “voto disgiunto”. Una vera e propria forma di “desistenza attiva”.
Un primissimo passo, dunque, verso la trasformazione della coalizione governativa in alleanza elettorale. Con tante ambiguità, qualche ritrosia e alcune ipocrisie. Ma comunque una scelta che può cambiare gli equilibri in vista della prossima tornata amministrativa.

Il tutto ha inizio un paio di settimane fa, quando il premier lancia la sua invocazione ad affrontare le urne in modo compatto. Il suo timore è evidente: una sconfitta cocente nelle sei regioni chiamate a rinnovare le giunte equivale a mettere seriamente in difficoltà il suo esecutivo.

Le parole pronunciate in quella occasione, però, non sono estemporanee. Nelle ore precedenti il presidente del consiglio aveva sentito il fondatore del Movimento 5Stelle, Beppe Grillo. E ne aveva parlato con il segretario del Pd. Se, però, le intenzioni dei Democratici erano note da tempo, molto meno delineata era – e in una parte del Movimento lo è ancora – la posizione dei Pentastellati.

L’esito dei contatti con l’ex comico genovese, allora, è stata una sorta di piccola svolta. Il cosiddeto “padre nobile” dei 5Stelle ha dato la sua disponibilità a imprimere un’accelerazione alla trasformazione dell’accordo di governo in alleanza elettorale. Il “patto” prevede al momento due step diversi. Il primo riguarda la Liguria e le Marche. Sul via libera a Ferruccio Sansa, il candidato unitario del centrosinistra contro Toti, ha avuto un peso determinante proprio Grillo. Ma un’operazione analoga – nelle intenzioni dei contraenti il patto – potrebbe essere effettuata anche nelle Marche. Si sta infatti svolgendo un tentativo in extremis per coinvolgere un grillino nel ticket con il candidato del Pd Mangialardi.

Il secondo step è quello decisivo. Grillo, infatti, si è impegnato a rivolgere una sorta di “appello” a tutti gli elettori e i militanti del Movimento 5Stelle. Un appello a “non far vincere la destra”. Una promessa che rischia di scardinare il dibattito in corso nei pentastellati. Il confronto tra i vari “colonnelli” grillini, infatti, è già piuttosto burrascoso. È sufficiente ricordare le critiche severe all’esecutivo e al premier di Alessandro Di Battista. E i dubbi di Luigi Di Maio sull’opportunità di sperimentare alleanze per un soggetto politico che aveva concepito le urne come una corsa solitaria e soprattutto come un segno distintivo rispetto ai partiti tradizionali.

L’appello del fondatore, infatti, comporterebbe la necessità di aiutare i candidati di centrosinistra nelle altre quattro regioni in gara. Compresi esponenti, come Emiliano o De Luca, che sono stati sistematicamente attaccati dai pentastellati locali. Eppure la scelta è compiuta e contiene un elemento fondamentale. Si chiama “voto disgiunto”. Ossia la possibilità di votare la lista M5S dando però la preferenza ad un altro candidato governatore. Le diverse leggi regionali, infatti, hanno un punto in comune: vince il concorrente, e non le liste, che in un turno unico ottiene più suffragi.

Il precedente cui tutti fanno riferimento è l’Emilia Romagna. A gennaio Stefano Bonaccini ebbe la meglio sulla leghista Lucia Borgonzoni anche grazie al “voto disgiunto” dei grillini. Il candidato pentastellato, infatti, ricevette quasi due punti in meno dei voti di lista. E tutti gli studi sui flussi elettorali concordano sull’analisi che quella differenza andò a favore di Bonaccini.

Secondo i sondaggi, una delle regioni più in bilico – oltre alla Liguria e alle Marche – è la Puglia. Non è un caso che Michele Emiliano da giorni insista sulla possibilità di aprire un dialogo con il Movimento. Nei giorni scorsi il governatore pugliese si è dichiarato pronto a siglare un accordo sia prima, sia dopo le elezioni.
Più complicata l’eventuale trattativa in Campania dove De Luca viene considerato dal Movimento una sorta di spauracchio. Per le altre due regioni, il Veneto e la Toscana, il peso dei grillini viene valutato in maniera meno determinante.

Ma l’appello dell’ex comico sarà rivolto a tutti e può cambiare i rapporti di forza complessivi tra centrodestra e centrosinistra. Soprattutto apre la strada ad una strutturale alleanza elettorale. Soprattutto per Conte può essere lo stratagemma per evitare a settembre la crisi politica della maggioranza.

Sorgente: Regionali, il patto segreto tra premier, Grillo e Pd: “Desistenza contro la destra” | Rep

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