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di Andrea Bonanni

Ma chi sono questi “frugali”? E perché non ci vogliono bene? Svezia, Danimarca, Olanda e Austria si sono attribuite questo eufemistico soprannome per giustificare la loro opposizione al Recovery fund proposto da Francia e Germania e destinato ad aiutare l’Italia e gli altri Paesi più colpiti dall’epidemia.

Sarebbe facile, di fronte alla genericità degli argomenti adottati dal cancelliere austriaco Kurz o dal capo del governo olandese Rutte, cadere nella trappola schematica degli opposti populismi. Mentre per i populisti nostrani l’Europa è un enorme complotto tedesco per danneggiare e sottomettere noi italiani, per i populisti dei Paesi “frugali” l’Europa è l’ennesimo espediente italiano per scroccare soldi al Nord e vivere di debiti senza lavorare. Come disse l’ex ministro delle finanze olandese Dijsselbloem riferendosi all’Italia: “Non si possono spendere tutti i soldi in bevute e donne e poi chiedere aiuto”. I governi di quei Paesi sono sensibili alle sirene populiste, proprio come lo è Conte quando frena sui soldi del Mes.

Naturalmente questo elemento di trash culturale è presente e pesa negli orientamenti dei governi “frugali”, come purtroppo pesa anche in certi atteggiamenti del nostro premier e della maggioranza giallo-rossa. Ma ci sono anche motivazioni più profonde, e storicamente più radicate che spiegano la posizione dei Nord europei.
Non si tratta di posizioni politiche. L’olandese Rutte è liberale, come il francese Macron. L’austriaco Kurz è del Ppe, come la cancelliera Merkel. La danese Mette Frederiksen e lo svedese Stefan Lofven sono socialdemocratici, come lo spagnolo Sanchez.

Sul tema della solidarietà la questione europea attraversa e spacca tutti gli schieramenti partitici. Probabilmente non si tratta neppure di un puro e semplice calcolo di convenienza, visto che un collasso del mercato unico europeo costerebbe anche a loro molto più del contributo al Recovery fund.

La differenza è piuttosto nel modello culturale di riferimento che ha segnato l’adesione di questi Paesi all’Unione europea. E il modello dei quattro “frugali”, che molti considerano semplici vassalli della Germania, è sempre stato il Regno Unito. Per Svezia e Danimarca, che non fanno parte della moneta unica, lo è stato fin dal momento dell’adesione. Per l’Olanda, un tempo europeista, lo è diventato con il crescere dei risentimenti populisti all’inizio del secolo. Per l’Austria è una scelta di comodo, che offre al suo cancelliere un profilo politico alternativo a quello dell’ingombrante collega tedesca.

Cosa significa avere il Regno Unito come modello? Significa, semplicemente, interpretare la scelta europea sulla base di un puro calcolo del dare e dell’avere, tanto sul piano economico come su quello politico, senza alcuna implicazione identitaria. L’Europa va bene se conviene.

Se non conviene, va attaccata e denigrata senza pietà, come per anni hanno fatto i media e i politici britannici. Questo atteggiamento nasconde sempre un inconfessato ma ben radicato senso di superiorità: poiché il mio Paese ha parametri socio-economici migliori della media Ue, la mia identità resta ancorata all’orgoglio nazionale. L’identità europea viene indossata solo quando si rivela conveniente.

Per esempio, è facile sventolare la bandiera blu-stellata per fare dumping fiscale. Se si tratta di usare il segreto bancario per attirare capitali privati dagli altri partner Ue, come ha fatto l’Austria per anni, o concedere condizioni fiscali vantaggiose alle società, come fa l’Olanda, ci si può proclamare europei. Ma se si tratta di contribuire al bilancio Ue in proporzione alla propria ricchezza, allora si riscopre immediatamente l’interesse nazionale.

In Gran Bretagna, questo senso distorto della scelta europea ha portato dopo molti anni ad un divorzio doloroso. Difficilmente i “frugali”, e in particolare l’Olanda e l’Austria che sono nella moneta unica, potranno permettersi una scelta altrettanto radicale. Ma l’elastico del sentimento popolare, che si è spezzato in Inghilterra,
è ormai arrivato al limite della tensione anche in questi Paesi. La decisione sul Recovery fund li costringerà, come del resto costringerà gli italiani, a un esame di coscienza sulla propria appartenenza europea.

Sorgente: Lo scontro sul Recovery fund : l’Europa furba dei “frugali” | Rep

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