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Il fondatore del movimento: “Alle elezioni individueremo e rilanceremo chi rispecchia i 12 punti del nostro manifesto”. E sul Pd : “Manca una visione, deve decidere se essere il perno di una coalizione allargata o il partito di riferimento”

Giovanna Casadio

“La grande novità per queste regionali è che come 6000 Sardine non daremo più solo contro la destra, ma cercheremo di individuare e eventualmente rilanciare pubblicamente quei politici che con le loro buone pratiche rispecchieranno i 12 punti del nostro manifesto”. Mattia Santori, volto mediatico delle Sardine, spiega il ritorno in campo del movimento che ha fatto vincere Stefano Bonaccini alla guida dell’Emilia Romagna. Al centro metteranno sempre le questioni dei diritti e delle disuguaglianze, tanto che le Sardine stanno per creare un murale di 100 metri a Milano sulla scia delle manifestazioni  “Black lives matter”.

Santori, la domanda è da tempo sempre la stessa: ci saranno vostre liste alle regionali prossime?
“No, il simbolo delle 6000 Sardine non sarà mai associato a liste elettorali”.

E allora in quale modo siete di nuovo in campo?
“La grande novità per queste regionali è che come 6000 Sardine non daremo più solo contro la destra, ma cercheremo di individuare e eventualmente rilanciare pubblicamente quei politici che con le loro buone pratiche rispecchieranno i 12 punti del nostro manifesto. Per noi sono centrali la lotta alle diseguaglianze, il rispetto delle istituzioni, la battaglia contro i decreti sicurezza e per lo ius soli, per l’ambiente e la non violenza”.

State per organizzare un evento per la non violenza?
“Abbiamo già dato un nostro contributo alle manifestazioni per ricordare la morte di George Floyd, per unirci al grido di chi ogni giorno subisce discriminazioni e ingiustizia, a partire dalle guerre, dall’Olocausto nel Mediterraneo, dai decreti sicurezza di Salvini. A Milano faremo una scritta di 100 metri sulla scia delle manifestazioni  “Black lives matter” delle ultime settimane”.

Tornando alle regionali. L’unità del centrosinistra è una delle vostre battaglie. Ma mai come questa volta il centrosinistra va in ordine sparso. Come vi muoverete?
“Le elezioni in Emilia Romagna qualcosa hanno dimostrato. Ci sarà una linea nazionale che manterrà il focus su dignità politica e coesione del campo progressista. Poi in ogni Regione al voto, emergeranno le peculiarità e sui vari temi faremo pressione. Ma si parlerà di temi e non di nomi”.

I progressisti divisi, con i renziani che in Liguria, Puglia e Veneto corrono da soli, si fanno autogol?
“Ci sono diversi progetti e proposte nel centrosinistra. In Emilia Romagna si diceva che senza l’alleanza con i 5Stelle si perdeva. Invece si è scoperto che, se il centrosinistra si presenta in una coalizione con un senso e una visione, viene premiato di più”.

E da qualche parte oggi vede questo senso e questa visione?
“Vedo che c’è molta discussione sui nomi, sui giochi di Palazzo, gli scambi più che sulla linea politica. E questo svilisce il concetto di centrosinistra”.

In Puglia appoggerete Emiliano?
“Sono i gruppi regionali a decidere le iniziative da appoggiare e rilanciare. Segnalo che le Sardine pugliesi hanno fatto un comunicato molto duro sulla candidatura di Ivan Scalfarotto, ricordando che 80 mila cittadini pugliesi sono andati alle primarie in cui Emiliano ha vinto”.

E in Liguria, come la vede?
“Osservo solo che è molto avvilente arrivare a due mesi dalle elezioni senza un candidato e un progetto politico di ampio respiro. Ci si trova ancora a parlare di nomi”.

A proposito di nomi, cosa pensa di questa lotta per la leadership del Pd?
“Non mi interessa. Mi interessa la visione. Che manca. Il Pd deve decidersi se vuole essere il perno di un centrosinistra allargato e quindi di un campo progressista o semplicemente il partito di riferimento. In questo secondo caso ha bisogno di una identità molto più forte. Io sono personalmente per l’allargamento. Tra le tante brutte cose che ha sinistra ha ereditato dalla destra populista c’è il cancro del leaderismo, che ha attaccato anche il Pd”.

Lei ha annunciato la nascita di una “associazione di scopo”, cosa vuol dire?
“L’idea è di proporre un tavolo di tutte le realtà che si muovono sulla filiera per una nuova cittadinanza europea. Quindi unire la discussione sui  flussi migratori affrontando il problema delle guerre in Africa e Medioriente, il pattugliamento congiunto del Mediterraeo e infine le politiche di integrazione in Europa. La battaglia sull’immigrazione non si può spezzettare”.

I decreti sicurezza vanno abrogati?
“Noi ci teniamo a ribadire che ci vuole l’abrogazione, perché sono la ciliegina sulla torta di un disegno che inizia con la Bossi-Fini in Italia e continua con il trattato di Dublino in Europa. L’impianto dei decreti sicurezza così com’è interrompe bruscamente un progetto di integrazione basato su formazione, lavoro e studio”.

Sorgente: repubblica.it

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