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Ai più giovani o meglio ormai ai 40 enni, l’immagine qui sopra dirà poco o niente e potrà parere solo un  esempio di archeologia monetaria. Eppure chi è stato ragazzo negli anni ’70 sa che con quelle 500 lire ci si potevano  fare tre litri e passa di benzina, almeno fino alla crisi petrolifera, ci si comprava un pacchetto di sigarette estere, persino le inarrivabili Turmac ovali  e a patto di accontentarsi ci si riusciva persino  a fare un pasto. Insomma non erano i 50 centesimi di oggi, ma nell’arco della vita di questo taglio, nato nel 1966, ed eliminato nel 1982  il valore nominale è variato più o meno  dai cinque ai due euro di oggi, ma rapportato al costo reale della vita in molti casi ne poteva valere anche 10. Per questo nell”82 quando fu sostituita da una moneta il valore era ancora tale da giustificare l’uso di un conio bimetallico, il primo al mondo.

Rassicuratevi non mi sono ancora rimbambito al punto da affidarmi alle stardust memories, ma ho voluto mettere in chiaro che i trattava di un taglio piccolo, ma non di  valore trascurabile. Si perché ora vi prego di guardare bene l’immagine e di leggere cosa cosa è scritto in alto, ovvero Repubblica Italiana e  non Banca d’Italia , così come nel fondo è stampato : “biglietto di stato a corso legale”, una dicitura che non compariva e non compare su nessuna banconota. Questo significa che non era un biglietto emesso dalla Banca d’Italia, ma stampato direttamente dal poligrafico dello stato e con la firma del tesoriere del ministero del Tesoro: quel biglietto in sostanza non era nemmeno una banconota ma un un titolo di stato a interessi zero e a scadenza infinita, il che vuol dire che non entrava nel conteggio del debito pubblico se non nominalmente. In questo modo si potevano immettere risorse nell’economia reale senza aggravare il  debito. Un accorgimento che oggi non possiamo nemmeno più permetterci o che non vogliamo permetterci. Certo il potere liberatorio delle 500 lire era limitato e non avevano valore all’estero , ma trattandosi di un piccolo taglio tra i più diffusi per le picole spese, il problema era inesistente  e anche se alla fine il controvalore delle emissioni non arrivò ai 1000 miliardi di lire fu tuttavia un esperimento interessante, ma soprattutto un precedente che al bisogno avrebbe potuto essere usato anche con tagli più alti e per cifre assai più consistenti. Nessuno pare aver capito questa natura potenziale dell’esperimento 500 lire che con tutta probabilità rifletteva le preoccupazioni dei primi governi di centro sinistra riguardo alla trappola finanziaria e riprendeva la linea seguita dalla Gran Bretagna fra il 1914 e il 1928.

Ora però vorrei richiamare la vostra attenzione sulle date che segnano l’esistenza di queste 500 lire: esse nascono nel 1966 fortemente volute dal governo Moro ter ovvero il terzo governo di centro sinistra in ordine di tempo e finiscono di essere stampate di fatto nell’anno del rapimento e dell’uccisione dello statista, mentre la loro definitiva uscita  di scena avviene  nell’82 subito dopo il divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia, che costrinse il Paese  a cercare le risorse sul mercato. Ora collegare il delitto Moro alle 500 lire come alcuni hanno azzardato è fare fantascienza prima ancora che complottismo, ma al di là di queste fantasie rimane  un dato politico molto concreto ovvero il fatto che il nemico più  potente dei primi governi di centro sinistra e delle riforme che essi prospettavano, non furono i golpisti alla De Lorenzo, segretamente appoggiati sia dal Vaticano che dal presidente Segni come da alcune ambasciate,  ma fu invece proprio la Banca d’Italia di Guido Carli che cercò di attuare una stretta creditizia per impedire lo sviluppo del welfare e mettere i bastoni fra le ruote alla formula politica: in questo quadro si capisce perfettamente perché Moro avesse voluto porre le basi per uno strumento alternativo di finanziamento. Quindi nemmeno può meravigliare il fatto che questo piccolo nucleo monetario diciamo così anomalo e costruito in vista di possibili emergenze, sia stato estirpato dopo l’uccisione di Moro da parte delle Brigate Rosse o di chi per loro e dietro di loro: questo provvedimento di per sé inutile riflette la mutazione che nel frattempo aveva subito il centro sinistra italiano e dunque anche l’ostilità sotterranea nei confronti dello statista democristiano da parte di ampie sfere del suo stesso partito già convertito alle meraviglie del “mercato” dall’illusionismo neoliberista che già si apprestava ad esorcizzare ogni minimo segno di sovranismo.

In fondo anche se in modi diversi continuiamo anche oggi a dibatterci in queste acque senza riuscire ad uscirne, sempre comunque e in qualche modo prigionieri volontari.

Sorgente: Quando l’Italia andava in 500 lire | Il simplicissimus

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