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Auto del Futuro. Lettera a Conte: stato nel capitale e task force per l’elettrico Gualtieri in parlamento: condizioni stringenti per l’occupazione

Massimo Franchi

Il confronto è impietoso. Mentre il governo francese lancia un piano nazionale da 8 miliardi disegnando il settore auto del futuro, il governo italiano finanzia un prestito da 6,3 miliardi a Fca Italy – succursale italiana della multinazionale con sede fiscale a Londra e legale in Olanda – senza neanche uno straccio di documento e senza nemmeno discutere se entrare nel capitale della ex Fiat.

L’ABISSO CHE DIVIDE PARIGI DA Roma ha portato ieri la Fiom a scrivere direttamente al presidente del consiglio Giuseppe Conte per chiedere – per l’ennesima volta – un tavolo governativo sul futuro del settore automotive in Italia. «Non è più rinviabile un intervento del governo, come negli altri Paesi europei, che possa far ripartire il settore attraverso un piano di rilancio. Chiediamo al premier Conte, alla luce dei dati del mercato e della cassa integrazione, un confronto per raggiungere un accordo che garantisca innovazione ecologica e occupazione», afferma Michele De Palma, segretario nazionale e responsabile auto anche in video pubblicato sul portle della Cgil collettiva.it. La Fiom propone un accordo tra governo, sindacati, Fca, Cnh e aziende della filiera e incentivi sui veicoli elettrici e ibridi con benefici maggiori alle fasce di popolazione con redditi medio-bassi con «la costituzione di una agenzia o task force interministeriale che dia sistematicità e coerenza agli strumenti (decreto liquidità, rilancio, ammortizzatori sociali, formazione) avvalendosi oltre che dei protagonisti diretti anche di università e politecnici che fanno ricerca sullo sviluppo della mobilità», sul modello tedesco.

COME GIÀ ANTICIPATO in un’intervista al manifesto, De Palma rinnova la richiesta di «una presenza dello Stato nazionale (nelle forme e nei modi ritenuti opportuni) nel capitale azionario» di Fca, in modo complementare a Psa in Francia, con cui si fonderà entro fine anno.

IL RISCHIO, ACUITO dalla pandemia, è «di non conseguire l’obiettivo della piena occupazione in una fase di trasformazione di prodotto e di processo, oltre che di fusione. Secondo la Fiom, se anche si centrassero gli obiettivi del piano di Fca «non ci sarebbe la piena occupazione in Italia, ma probabilmente arriveremmo per consunzione a discutere di chiusure di stabilimenti». Per quanto riguarda l’elettrico, sempre secondo la Fiom, «si rischia che gli investimenti Fca siano focalizzati soltanto nell’installazione di colonnine di ricarica e nella ristrutturazione delle linee di produzione».

La ricetta dei meccanici della Cgil: «Incentivi per modelli green ai redditi medio bassi, mobilitare università e ricerca. Se non ci ascoltano, sarà subito mobilitazione»

Per tutta risposta, il ministro Roberto Gualtieri in audizione in commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche si è guardato bene dal citare la Fiom. Il contraente il prestito da 6,3 miliardi erogato da Sace per il tramite di Banca Intesa si è limitato a sostenere che il finanziamento «sarà soggetto a particolari condizioni relative al pagamento dei fornitori strategici» e agli «investimenti in Italia anche per i modelli di auto elettrica». Altre condizioni riguardano i livelli occupazionali e «al fatto che l’interveto dovrà avere rilevanti ricadute sull’occupazione, gli investimenti e l’innovazione» senza alcuna specifica di numeri e comunque nel quadro delle «aziende fornitrici della filiera». In caso di mancato rispetto da parte di Fca Italy delle condizioni previste sono stati «definiti dei meccanismi sanzionatori fino al rimborso anticipato dell’intero finanziamento», ha poi specificato Gualtieri, incalzato dalle domande dei parlamentari. «I flussi transiteranno su conti correnti dedicati e vincolati per assicurare il controllo sulla destinazione delle somme», ha detto il ministro, aggiungendo che inoltre «il finanziamento prevede specifici obblighi di rendicontazione periodica».

SILENZIO TOTALE invece dal ministro Patuanelli e dagli altri esponenti del governo. «Se il governo non ci dovesse ascoltare ci mobiliteremo mettendo in campo la nostra organizzazione per tutelare l’occupazione», avverte De Palma.

Sorgente: Prestito Fca, la Fiom chiede «un tavolo». Nessuno le risponde | il manifesto

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