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Il regista premio Oscar viene da Flint, dove la polizia si è schierata con chi manifestava per Floyd: “Non tutti gli agenti sono violenti”

di Antonio Monda

Michael Moore è orgoglioso che nella sua città, Flint, la polizia abbia espresso platealmente solidarietà a George Floyd, schierandosi di fatto contro il proprio corpo: qualcosa di clamoroso e inedito per gli Stati Uniti. «Non si può generalizzare sulla polizia – dice nel suo appartamento newyorkese – ci sono moltissimi poliziotti onesti. E sono di ogni razza: se cadiamo nell’errore di generalizzare entriamo nel pregiudizio e nel razzismo. È necessario riflettere su chi detiene il potere, che è sempre la domanda più importante in questo Paese. In questo caso il gesto determinante è stato compiuto da Chris Swanson, uno sceriffo bianco, che ha sfilato con i manifestanti. Alle spalle c’era il sindaco nero Sheldon Neeley. Per troppo tempo abbiamo visto politici di colore che hanno fatto poco o nulla per migliorare le condizioni della propria gente».

Si riferisce anche al presidente Obama?
«Certo: ha sedotto il mondo con “yes we can”, e poi ha fatto troppo poco. Nei primi due anni di presidenza aveva la maggioranza sia al Senato che nella Camera dei Rappresentanti, ma non se ne è avvantaggiato. Anzi è caduto nella trappola della politica: ha cercato di discutere con i repubblicani con l’ambizione di persuaderli. Errore mortale: quando quegli stessi repubblicani hanno controllato le camere hanno cominciato a bloccare tutte le sue iniziative. Per tornare alla questione degli abusi della polizia, leggevo oggi che durante la sua presidenza non c’è stato un singolo arresto di un poliziotto bianco per violenze nei confronti di un nero».

Oggi il problema non è Obama…
«Dell’attuale presidente non voglio neanche parlare per quanto è disgustoso: è gravissimo quello che ha fatto. La violenza, la volgarità e l’inettitudine lo rendono al di sotto delle peggiori aspettative. E ho trovato ripugnante il modo in cui si è fatto fotografare con la Bibbia».

Lei fu tra i pochi che predisse la sua elezione: come la vede quest’anno?
«Voglio chiarire che quattro anni fa mi auguravo con tutto il cuore di sbagliare, ma vedevo gli errori di Hillary Clinton in Michigan e negli Stati confinanti che hanno dato la presidenza a Trump. Se dovessi seguire la logica dovrei dire che Biden — non certamente il mio candidato ideale — dovrebbe vincere soprattutto per i demeriti di Trump, che ha fallito sia sulla pandemia che sul razzismo. Non mi sorprenderei se Biden ottenesse un risultato popolare superiore a Hillary: potrebbe vincere perfino di 5 milioni di voti, ma questo non garantisce la Casa Bianca, perché abbiamo un sistema assurdo. Inoltre Trump non ha perso un solo voto della sua base perché la conosce perfettamente, e sa come parlarle. Non bisogna mai sottovalutarlo né dimenticare il suo lavoro televisivo. Nel mondo dello spettacolo e della cultura si sentono tutti più intelligenti di lui, ma finora ha vinto e questo non è segno di stupidità. Penso che sia il più stupido genio che esista».

Come giudica la reazione popolare di questi giorni?
«Le degenerazioni violente — molte delle quali provocate dai suprematisti bianchi — sono gravi, anche se partono da una rabbia comprensibile. Vedo però anche una reazione non violenta che cresce: quello che fino a ieri c’era solo a New York e nelle grandi metropoli si sta estendendo. Il 40% dei manifestanti sono bianchi che sfilano con gli afroamericani».

Ma non si può minimizzare la devastazione di negozi ed edifici
«Non possiamo cadere nella trappola di Fox News che parla di guerra civile o di New York nelle mani delle gang. Non minimizzo i momenti di violenza, ma cerco di leggerli: aldilà dei provocatori e dei criminali, vedo una massa enorme di persone che non si fida più del governo e della polizia, che ha visto troppe promesse non esaudite e troppi abusi non puniti. Parliamo di un intero popolo che discende da chi è stato trasportato qui in catene, e che per centinaia di anni è stato stuprato, ucciso, incarcerato e abusato: nessun bianco potrà mai capire interamente cosa significhi ciò. Aggiungo: provi a immaginare il contrario, se un poliziotto nero avesse fatto quanto ha fatto Chauvin a Floyd. In questo momento avremmo bianchi armati fino ai denti che sparano dalle finestre o dai tetti agli afroamericani per strada. Altro che i negozi devastati».

Lei ha diretto una serie di documentari molto impegnati da un punto di vista politico…
«La interrompo dicendo che il più importante documentario di quest’anno l’ha girato senza saperlo una ragazzina di 17 anni. Si chiama Darnella Frazier, ed è la persona che ha filmato come è stato ucciso George Floyd. Credo che nessuno, anche chi è dotato di enorme talento, possa superare la forza pura e tragica di quelle immagini».

Sorgente: Michael Moore: “La gente non si fida più del governo. Troppi abusi non puniti” | Rep

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