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L’esercitazione non era mai stata comunicata né concordata dalle autorità sovraniste di Varsavia

Un paese membro dell’Alleanza atlantica e dell’Unione europea ne invade un altro. Per errore. Poi se ne accorge e si scusa, ma solo sottovoce senza le richieste e adeguate scuse ufficiali.

Il blitz militare errato è stato attuato dalle forze armate polacche in una zona di confine della pacifica Repubblica Ceca. Scopo un’esercitazione, perché di questo si trattava e ciò non era mai stato comunicato né concordato in nessun modo dalle autorità sovraniste di Varsavia alle autorità di Praga.

Quel che è peggio è che l’azione-Blitz non preannunciata e condotta dalle forze armate polacche in territorio ceco è stata effettuata con l’obiettivo dichiarato di addestrare i sempre piú numerosi reparti paramilitari polacchi, composti da giovani e ragazze ideologicamente vicini al partito sovranista di maggioranza Prawo i Sprawiedlywosc che il 28 affronta difficili elezioni presidenziali a suffragio universale, e regolarmente addestrati dalle forze armate polacche (le più grandi moderne ed efficenti forze armate di un paese orientale membro della Nato) nonostante la loro collocazione politica radicale e quindi nonostante in conseguente pericolo che questi giovani dei corpi ausiliari diventino prima o poi bande violente o milizie di partito.

Non è nemmeno chiaro al momento, come scrivono Bbc e media cechi, per quanto tempo i soldati polacchi siano restati in territorio ceco. Avevano occupato con jeep Humvee e armi pesanti, anche anticarro, e dispositivi elettronici, un’area attorno a una antica cappella in Slesia sul lato ceco del confine.

Si sono comportati, all’inizio, in modo molto aggressivo: tecnici e media operators cechi, che hanno cercato di avvicinarsi e di chiedere spiegazioni e anche semplici cittadini che erano curiosi di vedere cosa stava accadendo con quelle unoifrmi diverse da quelle nazionali del piccolo ma moderno esercito ceco, sono stati respinti in malo modo.

Insomma tutto la dice lunga su come la Polonia sovranista si senta più uguale degli altri e appaia a tratti minacciosa e imprevedibile. Solo in un secondo tempo – ripetiamo, dopo che reparti militari regolari e reparti paramilitari polacchi armati, in maggioranza femminili si erano abusivamente trattenuti in territorio ceco -, gli invasori hanno ricevuto l’ordine di ritirarsi.

Hanno affermato con scuse di essersi sbagliati. La pacifica Praga che ha alle spalle e nella memoria collettiva secoli di invasioni, da quella nazista del 1938 (nel corso della quale la Polonia autoritaria e militarista e spesso antisemita ne approfittò per annettersi un pezzo di territorio della moderna, postindustriale democrazia cecoslovacca) fino al ricordo più orribile e tragico: il 21 agosto 1968 quando seicentomila uomini e seimila carri armati sovietici appoggiati da altre forze dei paesi satelliti di Mosca invasero brutalmente la Cecoslovacchia mandando i carri armati contro giovani e operai in piazza, come in un anticipo del massacro di Tienenmen a Pechino – per fermare il pacifico democratico e popolarissimo esperimento di riforma liberalizzante del sistema realsocialista condotto dal segretario generale di allora del Partito comunista cecoslovacco Alexander Dubcek e dal suo team.

Dubcek e i suoi furono portati a forza a Mosca e costretti a firmare la capitolazione sotto tortura. Poi due terzi dei membri del partito comunista furono espulsi dal Pc ed emarginati dalla vita publica, le carceri si riempirono di prigionieri politici, inclusi illustri accademici e filosofi furono torturati a morte.

Ogni posto di responsabilità fu affidato a corrotti delatori servi di Mosca in omaggio alla “dottrina della sovranità limitata” annunciata dal dittatore sovietico Leoniid Ilic Brezhnev secondo cui l’Urss aveva diritto di invadere un paese ove secondo lei il socialismo era in pericolo.

Nel gennaio 1969 i due ventenni Ján Palach e Ján Zájic s’immolarono col fuoco a Piazza San Venceslao, centro e cuore di Praga, per protestare contro l’aggressione.

La libertà tornò solo con la rivoluzione di velluto del mitico 1989 della svolta avviata dalla rivoluzione polacca e chiusa dalla caduta del Muro di Berlino e dal rovesciamento ed esecuzione sommaria del sanguinario tiranno neostalinista romeno Nicolae Ceausescu.

Praga attende ancora spiegazioni ufficiali e adeguate da Varsavia sullo strano sconfinamento definito involontario, e ha le truppe in stato di semi- allerta, inclusi i supercaccia Saab Gripen. Con tanti ricordi storici non si sa mai.

Sorgente: L’esercito polacco ha invaso la Repubblica Ceca, per sbaglio – la Repubblica

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