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La grande occasione persa della competizione iridata, costata oltre 7mila miliardi di lire, lascia ancora oggi le sue cicatrici, da Nord a Sud. A Roma la stazione Farneto non è mai nata, Vigna Clara è ora alla fase del collaudo e Ostiense è diventata la sede di Eataly. A Napoli restano i misteri della Ltr, a Milano l’ecomostro Hotel Mundial è stato abbattuto come lo stadio Delle Alpi a Torino, a Bari il futuro del San Nicola è un’incognita. Ecco le loro storie

 

Gli occhi spiritati di Schillaci per un rigore non dato. La serpentina di Baggio contro la Cecoslovacchia. Le feste in piazza dopo le vittorie azzurre. Notti magiche prima della serata tragica. Napoli divisa. Maradona e Caniggia e Goycochea. Poi l’uscita sbagliata di Zenga e la delusione, forse la più grande di sempre, per l’eliminazione in semifinale. Sono le immagini di copertina di un ipotetico libro dal retrogusto amaro. Titolo possibile: ‘Mondiali Italia ’90, storia di un’occasione persa’. Perché l’eredità del torneo non si misura con il misero terzo posto della nazionale di Vicini. Il flop fu soprattutto organizzativo: tra costi esplosi e ritardi, le opere realizzate (almeno quelle che non sono state abbattute) erano e restano l’emblema dello spreco. Eppure fu un’edizione epocale, anche e soprattutto dal punto di vista sociale e geopolitico. A trent’anni esatti da allora, raccontiamo – a modo nostro – l’Italia, l’Europa e il mondo di quei giorni. Le storie, i protagonisti, gli aneddoti. Di ciò che era, di cosa è restato. (p.g.c.)

Stazioni mai entrate in funzione, ecomostri di cemento, stadi disgraziati. Ilfattoquotidiano.it ha raccontato la grande occasione perduta dei Mondiali di Italia ’90, costati oltre 7mila miliardi di lire, tra sprechi, ritardi e progetti scriteriati. Ma non è vero che di quella stagione non resta più nulla: da Roma a Milano, da Nord a Sud, in giro per il Paese ancora oggi si possono vedere ruderi e incompiute di quel Mondiale. Queste sono le loro storie.

ROMA – LE STAZIONI “MONDIALI” – 2/6

Farneto, Vigna Clara, Ostiense: sono le tre stazioni mondiali praticamente mai aperte, tre progetti scellerati costati allo Stato complessivamente oltre 400 miliardi di euro. La loro storia è tragicomica, farebbe ridere se non ci fosse da piangere. Partiamo dalla stazione Farneto: distante meno di un chilometro dall’Olimpico, doveva essere l’hub finale del trasporto dei tifosi allo stadio. Peccato che, nonostante i 15 miliardi di lire spesi, fosse completamente inadatta: chi l’aveva progettata, non aveva pensato che quel breve tratto di centinaia di metri correva in realtà su una strada buia, pericolosa e ad alta percorrenza, non il massimo per il transito di migliaia di tifosi in piena notte. Per non parlare delle misure sbagliate del tunnel: solo dopo averlo completato, ci si accorse che non c’era spazio sia per i treni che per la banchina. Per inserire il marciapiede fu eliminato uno dei due binari. Alla fine aprì per un paio di settimane, ci passarono appena 12 convogli, poi fu richiusa per sempre. Finita al centro di inchieste, è stata occupata per anni da gruppi di estrema destra, poi sgomberata nel 2015.

La sua storia si intreccia con quella di Vigna Clara, stazione di testa dello stesso collegamento, che di miliardi ne costò circa 80: attivata in occasione dell’inaugurazione dei Mondiali (ma ancora incompiuta), chiusa al termine della manifestazione, fu posta sotto sequestro nel 1993 nell’ambito di un’indagine su presunte irregolarità della pubblica amministrazione nella realizzazione del collegamento. I reati ipotizzati erano abuso e omissione di atti d’ufficio, gli imputati finirono tutti prosciolti. Nonostante tutto, la linea sarebbe stata preziosa per unire su ferro Roma Nord a Roma Sud e così nel corso degli anni si è parlato più volte di recuperarla, con diversi progetti che sono partiti e puntualmente si sono arenati. L’ultimo, che prevede il collegamento tra Vigna Clara e Valle Aurelia, avanza faticosamente proprio nelle ultime settimane sembra arrivata alla fase conclusiva, quella del collaudo. Chissà che non sia la volta buona.

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: Italia 90, l’eredità del Mondiale trent’anni dopo: ecomostri, stazioni ferroviarie mai completate e stadi fatiscenti – Le storie – Il Fatto Quotidiano

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