The statues which fill the halls of Congress should reflect our highest ideals as Americans. Today, I am once again calling for the removal from the U.S. Capitol of the 11 statues representing Confederate soldiers and officials. These statues pay homage to hate, not heritage.
La costola britannica del movimento Black Lives Matter è estremamente agguerrita. Gli attivisti della Stop Trump Coalition hanno stilato un elenco – con tanto di mappa interattiva – di tutte le statue che vorrebbero abbattere nel Regno Unito perché “celebrative di schiavitù e razzismo”. Il titolo – “Topple the racists” – dice tutto: “rovescia i razzisti”, anche se sono fatti di pietra. Le bandierine segnalano i monumenti da abbattere: una sessantina in oltre 30 città del Regno Unito: nella lista, la statua di Robert Milligan, il fondatore del mercato degli schiavi, West India Docks, al Museum of London; quella a Edimburgo dell’ex segretario Henry Dundas, che ritardò l’abolizione della schiavitù; quella di Sir Francis Drake sul Plymouth Hoe.
Da parte sua il consiglio comunale di Manchester ha deciso di anticipare i vandali e ha annunciato la revisione di tutte le statue della città. A Plymouth, le autorità hanno deciso di ribattezzare una piazza intitolata al mercante di schiavi Sir John Hawkins, anche se hanno fatto sapere che non intendono rimuovere la statua di Sir Francis Drake. Tra le crescenti proteste, il Museum of London ha deciso di rimuovere la gigantesca figura bronzea di un proprietario di piantagioni e schiavi, Robert Milligan.
A innescare l’incendio in Gran Bretagna era stato, domenica 7 giugno, l’abbattimento della statua di Colston eretta a Bristol nel 1895, poi trascinata per le strade e gettata nelle acque del fiume Avon, seguito dallo sfregio, nello stesso giorno, a Londra, della statua di Winston Churchill, il primo ministro conservatore britannico, eroe della Seconda Guerra Mondiale. “Era un razzista”, la scritta comparsa sulla base della statua, dinanzi al Parlamento di Londra. Colston era stato un benefattore della città: con i soldi ricavati dal denaro del commercio e dello sfruttamento degli schiavi aveva finanziato opere filantropiche in case di cura, scuole, chiese; ma a causa della sua attività di negriero, la statua era già stata contestata nel passato e anche oggetto di una petizione cittadina perché venisse fatta sparire. Una volta abbattuta, un manifestante si è scattato una foto in ginocchio sulla figura bronzea, mimando il gesto del poliziotto bianco che ha soffocato George Floyd, a Minneapolis.
Sempre a Londra un manifestante è salito sul piedistallo di The Cenotaph, il monumento ai caduti di guerra a Whitehall, e ha appiccato il fuoco alla bandiera con la Union Jack. E così il sindaco di Londra, Sadiq Khan, ha annunciato che una nuova commissione rivedrà le statue, i monumenti e i nomi delle strade per assicurarsi che “riflettono la diversità della città”.
Ma il grido “a morte le statue” non si limita a Usa e Uk. In Belgio si dibatte sulla figura dell’ex re, Leopoldo II, controversa per il passato coloniale. Una statua a lui dedicata è stata rimossa da una piazza di Anversa e sarà conservata nei depositi di un museo locale. Una petizione lanciata da un 14enne belga per chiedere la rimozione da Bruxelles, ma non solo, di tutte le statue del monarca, ispiratore del sanguinoso regime coloniale in Congo, è stata sottoscritta in pochi giorni da più di 44 mila persone ed è stata accolta anche dai partiti di maggioranza in Parlamento. Al governo hanno chiesto di istituire un gruppo di lavoro per “decolonizzare” gli spazi pubblici della regione: rivedere ed eliminare i nomi di strade e piazze che contengono riferimenti alla storia coloniale del Paese, in particolare al re Leopoldo II (1835-1909).
La crociata contro le statue ha riverberi anche in Italia, dove l’organizzazione antifascista I Sentinelli ha chiesto al sindaco di Milano Beppe Sala di cambiare l’intitolazione dei giardini dedicati a Indro Montanelli e rimuovere la statua del giornalista che si trova nell’omonimo parco. “Fino alla fine dei suoi giorni – si legge nella lettera che motiva la richiesta di rimozione – Montanelli ha rivendicato con orgoglio il fatto di aver comprato e sposato una bambina eritrea di dodici anni perché gli facesse da schiava sessuale”. Nella Milano Medaglia d’oro della Resistenza questa è “un’offesa alla città e ai suoi valori democratici”. Non si è fatta attendere la reazione del leader della Lega Matteo Salvini, che sui social ha scritto “giù le mani dal grande Indro Montanelli! Che vergogna la sinistra, viva la libertà”. Per l’assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia ed esponente di Fratelli d’Italia, Riccardo De Corato, “è una vergogna, un attacco alla memoria di uno dei più grandi giornalisti italiani. La Floyd mania sta offuscando le menti anche di qualche consigliere comunale”.