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Per la prima volta le donne sono chiamate alle urne

Il 2 giugno 1946 gli Italiani, usciti da uno dei peggiori periodi storici, il fascismo, il nazismo e la seconda guerra mondiale, si trovarono a decidere se mantenere una forma di stato monarchico o se diventare una Repubblica 

Laura Tussi1 giugno 2020

Laura Tussi (e Fabrizio Cracolici)

Festa della Repubblica

Il 2 giugno 1946 gli Italiani, usciti da uno dei peggiori periodi storici, il fascismo, il nazismo e la seconda guerra mondiale, si trovarono a decidere se mantenere una forma di stato monarchico o diventare una Repubblica.

Per la prima volta le donne sono chiamate alle urne.

Il contesto è stato complicato: da una parte coloro che volevano mantenere la monarchia, nostalgici della storia dell’unità d’Italia, e dall’altra chi voleva un cambiamento radicale portando l’Italia ad una forma Repubblicana, pubblica e democratica.

Il 2 giugno è stato scelto perché ricorreva il giorno della morte di Giuseppe Garibaldi, eroe dei due mondi richiamato a fare da ponte tra il prima e un possibile dopo.

La monarchia Sabauda in Italia non ha certo brillato in amore e dedizione per il suo popolo.

Le annessioni di territori che hanno visto opprimere e sfruttare i cittadini con tasse e l’obbligo della leva di grandi masse di contadini tolti dal lavoro della terra e delle campagne, furono una triste realtà.

Vittorio Emanuele III nel 1915 spinse l’Italia all’intervento militare, avvalorando la linea del governo Salandra con l’opposizione della camera dei deputati e della maggioranza degli italiani a fianco di Francia, Inghilterra e Russia, tradendo il precedente accordo che ci vedeva non belligeranti a fianco di Germania, Austria e Ungheria.

Ad un’Italia sfinita e devastata dalla guerra, la monarchia, temendo insurrezioni popolari che rivendicavano diritti e opportunità, sostenne la nascita del fascismo attribuendo piena legittimazione dopo la marcia su Roma dell’ottobre 1922.

Successivamente la monarchia fu una figura quasi aleatoria e succube del fascismo.

La monarchia gioì delle conquiste coloniali e firmò le famigerate leggi razziali del 1938.

L’8 settembre firmò la resa e, ritirandosi a Brindisi, non seppe neanche gestire le forze armate, lasciandole allo sbando.

Una chiave di lettura che permette di capire come sia stato importante il giorno del referendum: ha permesso a tutti noi di voltare pagina guardando ad un futuro democratico e repubblicano con la gratitudine per chi ha lottato, per chi è stato resistente, per i nostri Partigiani e per chi ci ha dotati della nostra amata Costituzione antifascista nata dalla resistenza partigiana di donne e uomini liberi che davanti all’orrore hanno donato la pace, la libertà, la democrazia.

La Repubblica è viva, la Costituzione è vita e la Resistenza guida i nostri passi.

Sorgente: 2 Giugno: la Repubblica è viva!

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