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Svolta nell’inchiesta sui responsabili dell’attentato in cui morirono 85 persone e ne vennero ferite 200. L’ex militante di Avanguardia nazionale avrebbe agito in concorso con l’allora capo della P2 Licio Gelli

Bologna. C’è una svolta importante nell’inchiesta sui mandanti della strage di Bologna: la procura generale del capoluogo emiliano ha chiesto il rinvio a giudizio dell’ex militante di Avanguardia nazionale Paolo Bellini, in quanto esecutore dell’attentato alla stazione dove, il 2 agosto di quarant’anni fa, morirono 85 persone e ne vennero ferite altre duecento. Secondo le accuse, Bellini avrebbe agito in concorso con l’allora capo della P2 Licio Gelli, con l’ex capo dell’ufficio Affari riservati del Viminale Federico Umberto D’Amato, con l’imprenditore e finanziere piduista Umberto Ortolani e col giornalista Mario Tedeschi, tutti morti nel frattempo e tutti coinvolti come possibili mandanti o finanziatori dell’eccidio.

Le altre richieste di processo riguardano l’ex generale del Sisde Quintino Spella e l’ex carabiniere Piergiorgio Segatel, per depistaggio, oltre a Domenico Catracchia, accusato di false informazioni al pm al fine di sviare le indagini. Quest’ultimo, nel periodo a cavallo fra Anni 70 e 80, gestiva le società che affittavano gli appartamenti di via Gradoli dove nel 1981 trovarono rifugio esponenti dei Nar (i cui capi Giusva Fioravanti e Francesca Mambro sono stati condannati all’ergastolo per la bomba alla stazione di Bologna, ndr). Ma non è tutto, perché proprio in uno di quegli appartamenti è stato tenuto prigioniero anche Aldo Moro nella prima fase del sequestro.

Era stato il legale dei familiari delle vittime di Bologna, Andrea Speranzoni, a rivelare il collegamento: “Il primo troncone di indagine sui mandanti della strage di Bologna ha verificato che nel covo di via Gradoli 96, a Roma, dove nel 1978, per il primo mese di detenzione, Aldo Moro era stato tenuto dai brigatisti, due anni e mezzo dopo, esattamente in quella palazzina e a quel numero civico, c’era un covo dei Nar”. Dettaglio non secondario della vicenda: la società immobiliare era legata ai nostri servizi segreti.

Il presidente dell’associazione familiari, Paolo Bolognesi, si dice soddisfatto ma esprime anche cautela: “A questo punto vuol dire che ci sono carteggi e documenti che permettono di fare un processo a questi nuovi indagati. E’ un fatto molto positivo ma dobbiamo stare attenti, perché false dichiarazioni e depistaggi sono recenti, del 2019, queste persone hanno ostacolato tutto per quarant’anni, quindi possono continuare a farlo”. Bolognesi si aspetta che nell’anno del 40° anniversario dell’attentato “arriveranno novità importanti su questa vicenda” e spiega che un contributo alla ricostruzione è arrivato dalle memorie presentate dalla sua associazione: “Alcune sono legate ai soldi di Gelli, versamenti fatti prima e dopo la strage. I giudici hanno messo tutto in fila a partire dal 1979-80 fino ad arrivare quasi ai giorni nostri. Questa è una delle novità principali”.

I legali dell’associazione Andrea Speranzoni e Roberto Nasci commentano: “Riteniamo che gli esiti delle investigazioni abbiano messo a nudo e finalmente scoperto il livello dei mandanti e degli ispiratori politici, cioè coloro che idearono e organizzarono la strage del 2 agosto e che impedirono ai magistrati, attraverso depistaggi e manipolazione informativa, di giungere alle responsabilità di vertice”. Gli avvocati mettono sottolineano anche le “linee di continuità con fatti eversivi precedenti il 1980, ma anche successivi. Un patto di potere criminale che ha condizionato la democrazia italiana e che, riteniamo a questo punto, abbia avuto degli interpreti anche in epoche successive”.

Sorgente: Strage di Bologna del 2 agosto 1980: chiesto il rinvio a giudizio di Bellini, esecutore dell’attentato alla stazione – La Stampa – Ultime notizie di cronaca e news dall’Italia e dal mondo

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