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Il via libera ha suonato per coloro che erano preoccupati: Israele può annettere la Cisgiordania quanto vuole – l’Europa non la sopporterà, a modo suo. Chiunque pensasse che avrebbero potuto incuterci timore per la reazione dell’Europa all’annessione, ha dimenticato cosa sia l’Europa, quanto sia paralizzata, quanto sia costretta, impaurita, divisa e indifesa di fronte a Israele.

L’ex presidente del Meretz, Zehava Galon, che ha twittato dopo l’incontro dei ministri degli Esteri dell’Unione europea venerdì: “A chiunque pensi che l’annessione passerà tranquillamente per noi …” si può dire: in effetti passerà molto tranquillamente. Non contare sull’Europa. Non c’è nessuno e niente su cui contare. L’Europa, come sempre, formulerà dichiarazioni, terrà consultazioni, convocherà ambasciatori – e rimarrà in disparte.

L’Europa classica è un’Europa neutrale, che non interviene contro alcuna ingiustizia commessa da Israele. Non abbiamo aspettative dagli Stati Uniti, certamente non sotto la presidenza di Donald Trump, e neanche sotto i suoi predecessori.

L’Europa orientale “non classica” sostiene con ammirazione ogni cosa violenta che Israele mette in atto. L’unica speranza è la punta nord-occidentale della mappa, su cui l’unico primo ministro Benjamin Netanyahu punta il dito e dice: “Questo è l’unico posto in cui abbiamo un problema”. Un tempo pensavamo che fosse l’unico posto dove c’era una speranza. Adesso anche questo è una delusione.

L’esito delle deliberazioni di venerdì dei ministri degli Esteri è l’Europa classica nel suo peggio. “Mappare progetti comuni;” “Voltare pagina” di fronte al nuovo governo israeliano; le sanzioni sono “una questione complessa;” e “non significa che lo faremo domani”. Nessuna sorpresa.

Cinquantatré anni di occupazione che persistono sotto il vostro silenzio, i vostri finanziamenti, le vostre armi e il portavoce degli affari esteri dell’UE dice ai giornalisti che lo interrogano sulle sanzioni, di non mettere il carro davanti ai buoi. C’è tempo. Cinquantatré anni di occupazione la cui legittimità non è riconosciuta da nessuna istituzione internazionale nel mondo e il capo della politica estera dell’UE, Josep Borrell, afferma che non c’è confronto con l’occupazione russa della Crimea.

Lì, il territorio appartiene a uno stato sovrano. Il ministro israeliano della propaganda, uscente, Gilad Erdan, non avrebbe potuto dirlo meglio. L’Europa è con la destra israeliana. Quando arrivò l’occupazione della Crimea, l’Europa infatti sapeva come reagire attivamente e immediatamente. Ma la Russia spaventa l’Europa molto meno di Israele. Quando si tratta di Israele, ci sono altre regole, un diverso diritto internazionale e comportamenti diversi. La paura degli Stati Uniti da un lato e la colpa per l’Olocausto dall’altro, unitamente all’incredibile efficienza e agli sforzi di ricatto della macchina della propaganda sionista, sono più forti di qualsiasi obbligo al rispetto del diritto internazionale. Sono più forti degli obblighi che l’Europa ha nei confronti della sorte dei palestinesi, e più forti dell’opinione pubblica europea, molto più critica verso Israele di qualsiasi governo.

Il finanziamento al programma educativo Erasmus plus dell’Unione europea e i programmi di ricerca Horizon 2020 sono in pericolo. Questa è la risposta dell’Europa all’annessione. Fermare i progetti di ricerca congiunti impedirà l’occupazione.

Ma non fate ridere Israele e i suoi coloni. Invece di imporre sanzioni reali – dal divieto assoluto di accesso ai coloni che entrano in Europa alle sanzioni economiche – minacciano Erasmus plus. L’insistenza dell’Europa su una soluzione a due stati – quando alcuni dei suoi leader già sanno e talvolta ammettono in conversazioni confidenziali che è una causa persa – fa il gioco dell’apartheid israeliano, che sa anche farfugliare il termine due stati, se solo ci fosse un partner, e poi costruiscono altre decine di migliaia di case in Cisgiordania.

Naturalmente si può sostenere che non è il ruolo dell’Europa realizzare la giustizia mondiale o ripulire dopo Israele. Ma dopotutto, l’Unione Europea ha pretese più alte di un semplice mercato comune. L’Europa, che è rimasta in silenzio e ha chiuso gli occhi in passato, lo sta facendo di nuovo. Forse presto convocherà il presunto ministro degli Esteri Gabi Ashkenazi che prometterà loro che Israele lavorerà per attuare la soluzione dei due stati. Quattro milioni e mezzo di persone continueranno a soffocare senza diritti e senza futuro, e Bruxelles continuerà a darsi una pacca sulle spalle e a sentirsi bene con se stessa – dopo tutto, ha minacciato di cancellare Erasmus plus.

traduzione Alessandra Mecozzi da https://www.haaretz.com/opinion/.premium-europe-s-disappointing-response-to-israeli-annexation-of-the-west-bank-1.8850785

Sorgente: La deludente risposta dell’Europa all’annessione israeliana della Cisgiordania – Palestina Cultura Libertà

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