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A poche ore dalla decisione sulla riapertura degli spostamenti tra Regioni, l’analisi su percentuali di positivi, numeri di tamponi e guariti e l’ottimismo di Fontana

di Simona Ravizza

Una polemica che scoppia nelle ore cruciali per la decisione sugli spostamenti tra Regioni. Succede nel giorno in cui il governatore Attilio Fontana annuncia: «I numeri sono positivi, penso che i lombardi dal 3 giugno saranno liberi di circolare». I dubbi sono sollevati da Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che non ci gira intorno: «I dati della Lombardia — dice al Corriere — sono verosimilmente sottostimati». La denuncia arriva da un’analisi che ruota intorno a quattro considerazioni che riguardano il periodo post lockdown (dal 4 al 27 maggio).

Uno: la percentuale di positivi al giorno è più alta di quella che viene comunicata. Per capire la reale incidenza dei nuovi casi sul numero di tamponi eseguiti non bisogna prendere, come invece viene fatto nei comunicati quotidiani, il totale dei tamponi, ma solo dei «diagnostici», escludendo cioè quelli eseguiti per confermare la guarigione. Nel periodo indicato la percentuale di tamponi diagnostici positivi in Lombardia (6%) è superiore alla media nazionale (2,4%).

Due: il numero dei positivi è potenzialmente sottostimato perché manca ancora un tamponamento massiccio. I tamponi «diagnostici» per 100 mila abitanti in Lombardia sono 1.608, poco sopra la media nazionale di 1.343. Ora, siccome per trovare il virus lo devi cercare, la domanda sollevata dal Gimbe è: quanti sarebbero davvero i casi se la Lombardia aumentasse i tamponi?

Tre: i nuovi casi giornalieri, per 100 mila abitanti, sono il triplo della media nazionale, ma sono i numeri meno noti. L’incidenza di nuovi casi per 100 mila abitanti, rispetto alla media nazionale (32), è nettamente superiore in Lombardia (96). Conclusione di Cartabellotta: «La curva del contagio non è adeguatamente sotto controllo».

Quattro: la Lombardia sovrastima i guariti perché li comunica assieme ai dimessi di cui non è noto lo status di guarigione. Ciò fa sì che i 24.037 oggi potenzialmente infetti in realtà possano essere di più. «E ciò, assieme alla limitata propensione all’effettuazione dei tamponi — rimarca Cartabellotta — sottostima il valore dell’indice R(t)».

Nelle dichiarazioni a Radio24 Cartabellotta va oltre: «C’è il ragionevole sospetto che le Regioni stiano “facendo magheggi” per non dovere richiudere. La Lombardia è una di quelle». È su questa frase, in particolare, che Attilio Fontana decide di fare partire una querela: «Le dichiarazioni sono gravissime, offensive e soprattutto non corrispondenti al vero — si legge in una nota di Lombardia Notizie —. Fin dall’inizio della pandemia i dati vengono pubblicati in maniera trasparente e inviati alle Istituzioni e alle autorità sanitarie preposte. Nessuno, a partire dall’Istituto Superiore di Sanità, ha mai messo in dubbio la qualità del nostro lavoro che, anzi, proprio l’Iss ha sempre validato ritenendolo idoneo per rappresentare la situazione della nostra regione». Indiscrezioni di Palazzo Lombardia mettono in luce un altro aspetto: «Un conto sono i dati semplificati nei bollettini quotidiani di Lombardia Notizie, un altro quelli inviati al ministero della Salute. Lì ci sono tutti i dettagli necessari per valutare la situazione».

Sorgente: I dati della Lombardia sul virus sono falsati, dice la fondazione Gimbe

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