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Un aereo EasyJet

Crisi Globale. EasyJet taglia l’organico del 30%, Nissan chiude Barcellona. Bonomi: a rischio fra 750mila e 1 milione di posti in Italia

Massimo Franchi

La pandemia migliora i suoi dati in tutta Europa. Gli effetti sull’economia del Covid-19 però si annunciano strutturali e già mezza dozzina di multinazionali hanno comunicato i loro piani di ristrutturazione. Se in Italia il blocco dei licenziamenti fino al 17 agosto (Jabil esclusa) e la cassa integrazione – «invenzione» italiana sempre troppo sottovalutata – consentono per ora di contenere il dramma sociale, nel resto d’Europa siamo il destino è già segnato per decine di migliaia di lavoratori.
Il settore più colpito è certamente quello aereo. Nonostante i tentativi di salvare la stagione turistica con la riapertura dei cieli già tre vettori hanno annunciato un cospicuo «taglio della forza lavoro».
Ieri EasyJet, la compagnia lowcost inglese, ha comunicato una riduzione di organico del 30%, lasciando a casa 4.500 lavoratori su un totale di 15 mila addetti. I tagli riguarderanno tutti i paesi ma in questo momento l’Italia rischia di più perché l’amministratore delegato Johan Lundgren ha annunciato di essere pronto a «non volare» sulla nostra penisola se il governo dovesse prorogare il metro di distanza a bordo – richiesto dai protocolli sanitari – oltre il 15 giugno. Per lui infatti «sarebbe impossibile per le compagnie operare potendo vendere soltanto un terzo dei posti». La compagnia chiede di adeguarsi «alle linee guida dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea non che prevedono una percentuale di riempimento massima e di coordinare le misure di sicurezza tra i paesi europei».
La notizia del licenziamento intanto è stata come al solito festeggiata dalla borsa di Londra: la compagnia con sede a Luton ha chiuso con un rialzo del 4,43%.
EasyJet è stata anticipata di qualche giorno da tutte le compagnie britanniche e irlandesi: British Airways, RyanAir e Virgin Atlantic hanno annunciato tagli. Il piano di British Airways, secondo indiscrezioni della stampa inglese, dovrebbe prevedere ben 12 mila licenziamenti – di cui 1.130 piloti – più il taglio dei salari dal 50 al 75 per cento per circa 43mila addetti. Micheal O’Leary invece vuole eliminare 3 mila posti di lavoro, il 15 per cento dei 19 mila dipendenti attivi in Europa. Nel frattempo RyanAir in Italia affila le unghie e mercoledì ha creato una associazione con le altre low cost per «le relazioni con le autorità governative italiane e gli altri interlocutori istituzionali»: sotto accusa naturalmente i 3 miliardi di ricapitalizzazione statale per la nuova Alitalia ma soprattutto la norma del decreto Rilancio che fissa nei minimi del contratto nazionale la paga minima per tutti i lavoratori del settore. Regola quest’ultima che equivale alla fine del dumping contrattuale: molte di loro, a partire da RyanAir, usano partite Iva e pagano i contributi nel paese di origine, non in Italia.
Altro settore in grave crisi è l’auto e ieri Nissan ha annunciato la chiusura della sua fabbrica di Barcellona con 3 mila addetti diretti e 25mila stimati di indotto. Immediata la protesta dei lavoratori: decine di pneumatici date alle fiamme e blocchi stradali ieri a Barcellona. Nissan ha stimato 6,3 miliardi di perdite globali ma ha però salvato la fabbrica inglese di Sunderland ed è in attesa di ridiscutere la fusione con Renault, appena salvata dal prestito da 5 miliardi di Macron.
In questo quadro globale entra a gamba tesa il neo presidente di Confindustria Carlo Bonomi: «Aspettiamo i dati di fine maggio ma si parla di qualcosa tra 700mila e 1 milione di posti di lavoro a rischio», ha detto ieri durante un evento in Fondazione Fiera a Milano. Bonomi ha ricordato che i licenziamenti «sono bloccati per decreto ma in Italia si è sempre pensato che il lavoro venisse per decreto, invece l’economia è qualcos’altro». «Non bisogna pensare che le risorse sono infinite – ha aggiunto Bonomi – perchè così non è. È giusto sostenere per un certo periodo l’emergenza (dimenticando di ricordare che la cassa integrazione, specie in deroga, un risparmio netto per le imprese, ndr) ma la sensazione è che stiamo immaginano che passata la pandemia torna tutto come prima». Poi l’ormai consueto attacco alla politica: «Ha zero strategia sul futuro dell’Italia e affronta i problemi del paese pensando solo al dividendo elettorale. Ci si concentra nel rispondere a mille persone che bussano al palazzo, alla ricerca di accontentare tutti con interventi a pioggia che non funzionano», conclude Bonomi.

 

Sorgente: ilmanifesto.it

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