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Il premier Sanchez: piano da 1,5 miliardi con trasferimenti a fondo perduto. Le obbligazioni non alzerebbero i debiti pubblici nazionali

BRUXELLES. Nessuna condivisione del debito, e neppure prestiti da dover restituire. Bensì sovvenzioni alle economie dei Paesi più colpiti attraverso un contenitore finanziario di natura speciale garantito dal bilancio Ue.

In vista del vertice dei leader di giovedì la Spagna rilancia il negoziato sulle risposte alla crisi economica innescata dalla pandemia di coronavirus con l’idea di un fondo da 1.500 miliardi di euro per sovvenzionare la ripresa attraverso una formula a fondo perduto.

Il principio è lo stesso dei fondi per lo sviluppo delle regioni più svantaggiate. In questo caso però niente fondi strutturali ma risorse temporanee legate alla crisi, la cui erogazione finirebbe col finire dell’emergenza. I contributi verrebbero contabilizzati non come debito ma come trasferimenti diretti limitati non rimborsabili, da assegnare sulla base indicatori quali percentuale della popolazione colpita, calo del Prodotto interno lordo, aumento dei livelli di disoccupazione. Più si hanno danni economici, maggiore il contributo europeo. Una sorta, insomma, di «debito perpetuo» che gli Stati non dovranno risarcire.

Verso un accordo

Madrid ritiene che la proposta possa condurre i Ventisette a quell’accordo che ancora non si profila all’orizzonte. Un fondo europeo così ipotizzato soddisferebbe regole europee e statali, evitando problemi di natura giuridica che implichino votazioni di parlamenti nazionali. Inoltre evita il ricorso a programmi di salvataggio come quelli varati per le crisi di Irlanda, Portogallo e Grecia. E poi è una via di mezzo tra chi spinge per l’istituzione di Coronabond (Italia, Spagna, Francia, Portogallo, Slovenia, Grecia, Irlanda, Belgio, Lussemburgo) e chi a questa idea si oppone (Austria, Finlandia, Germania, Paesi Bassi).

«Aperti a ogni opzione»

«Siamo aperti ad ogni opzione possibile dai Trattati», dice Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione europea. Se lo speciale fondo per la ripresa concepito e proposto dalla Spagna segue le regole vigenti, allora non c’è problema e Bruxelles non intende mettersi di traverso. A patto che «tutti questi strumenti siano complementari al bilancio pluriennale, e non finanziati dal budget»,chiarisce ancora l’esponente del Ppe perché, chiarisce «per noi l’importante è questo».

L’ostacolo del Consiglio

Ma non è del beneplacito della Commissione che c’è bisogno in questo momento. Lo scoglio resta quello del Consiglio. Qui gli ambasciatori dei 27 Stati membri permangono divisi sul da farsi. Non si discute tanto l’idea del fondo per la ripresa, quanto su come renderlo operativo, a partire dalle dotazioni. Non tutti sono disposti a riconoscergli 1.500 miliardi di euro, e non è chiaro se lo speciale fondo sarà compreso nel bilancio Ue o sarà una risorse extra. A giudicare dai lavori a livello tecnico si è ancora distanti, ma ormai appare chiaro che ogni decisione verrà lasciata ai capi di Stato e di governo. La stessa ragione per cui l’esecutivo comunitario aspetta il vertice dei leader prima di presentare la proposta per il nuovo bilancio pluri-annuale. Intanto oggi il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si reca in Parlamento per riferire di questo a Camera e Senato. —

Sorgente: L’Ue è divisa sul rilancio dell’economia Madrid vuole il “debito perpetuo” – La Stampa – Ultime notizie di cronaca e news dall’Italia e dal mondo

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