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Gli ultimi casi sono quelli della squadra affidata a Vittorio Colao e dei 74 tecnici ingaggiati per selezionare la app che consentirà di tracciare gli spostamenti dei cittadini durante la riapertura, ma già l’ex capo dello Stato aveva messo in campo due gruppi di lavoro per indicare delle proposte che avrebbero consentito di superare lo stallo politico e far nascere un nuovo esecutivo

di Andrea Carli

Coronavirus, una task force per la ripartenza

È la politica che chiama in causa i tecnici, gli esperti, a cui delega il compito di dare risposte, nella convinzione di non aver le competenze scientifiche per farlo o, talvolta, per condividere la responsabilità di certe decisioni. La scelta del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, confermata nell’ultimo decreto che stabilisce il lockdown fino al 3 maggio, di mettere in campo una task force di 17 persone, già operativa, guidata dal manager Vittorio Colao per coordinare con il comitato scientifico la ripartenza e la fase due di gestione dell’emergenza coronavirus è solo l’ultimo caso. Rimanendo all’attuale esecutivo, rientra un po’ in questa logica la scelta del ministero dell’Innovazione di ingaggiare 74 esperti per selezionare la app che consentirà di tracciare gli spostamenti dei cittadini nel momento in cui si procederà a riaprire alcune attività.

La proposta Di Maio nel 2018 per superare l’impasse sul nuovo governo
Nell’aprile di due anni fa, a seguito della situazione emersa alle elezioni politiche di marzo – con una forte affermazione del Movimento Cinque Stelle, primo partito e una coalizione di centrodestra che non arrivava al 40% – e dopo alcuni tentativi promossi dal Colle per mettere in campo un nuovo Governo (eravamo al secondo giro di consultazioni), nel contesto di una trattativa tra le forze politiche impantanata tra veti e aut aut reciproci, l’allora leader politico pentastellato Luigi Di Maio propose l’istituzione di una commissione di saggi, un «Comitato scientifico per l’analisi dei programmi» che avrebbe dovuto studiare i programmi di governo e fare un’operazione di sintesi, individuando possibili convergenze. A presiedere il gruppo, formato da una decina di esperti, sarebbe dovuto essere il costituzionalista Giacinto della Cananea, docente di diritto amministrativo e componente del Consiglio di presidenza della Corte dei Conti. «Io voglio scegliere quel contratto di governo che permette più vantaggi per gli italiani», spiegava Di Maio rispondendo a chi gli chiedeva chi tra Pd e Lega avrebbe preferito come interlocutore. Alla fine nacque il governo giallo verde, con Conte premier.

I dieci saggi chiamati dal presidente Napolitano nel 2013
Andando ancora indietro nel tempo, nel marzo del 2013, l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ancora una volta di fronte a uno stallo delle trattative per dare vita a nuovo esecutivo – Pierluigi Bersani, leader del Pd, aveva ricevuto dal capo dello Stato un mandato esplorativo per trovare un maggioranza in parlamento ma era tornato al Colle senza risultati -, decise di mettere in campo un comitato di dieci saggi, provenienti dal mondo politico e accademico. L’obiettivo era quello di fornire spunti alle forze politiche per superare l’impasse. La nomina arrivò il 30 marzo. Alla fine i saggi, suddivisi in due gruppi, produssero due relazioni e le consegnarono a Napolitano. La prima, redatta dal gruppo sulle riforme istituzionali (composto da Mario Mauro, Valerio Onida, Gaetano Quagliariello e Luciano Violante) delineò una serie di proposte che andavano dai diritti dei cittadini allo statuto dei partiti, dal Referendum alle leggi di iniziativa popolare, fino al ruolo della magistratura e dei mezzi di comunicazione. Le proposte spaziavano dalla forma di Governo ai rapporti tra Parlamento e Governo. La seconda relazione, redatta dal gruppo di lavoro in materia economico-sociale ed europea (ne facevano parte Filippo Bubbico, Giancarlo Giorgetti, Enrico Giovannini, Enzo Moavero Milanesi, Giovanni Pitruzzella e Salvatore Rossi), forniva indicazioni per creare lavoro, rilanciare il ruolo dell’Italia negli scambi internazionali, migliorare il sistema tributario, aprire alla concorrenza e tutelare i consumatori. Lo stallo politico terminò con la nascita del governo Letta. Il nuovo presidente del Consiglio si impegnò a far tesoro del lavoro dei saggi.

Per approfondire:
Emergenza coronavirus, ecco la task force per la fase due
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Sorgente: Dai saggi di Napolitano alla task force di Conte per la fase due, quando la politica chiama gli esperti – Il Sole 24 ORE

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