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Stanziati subito 7,5 miliardi e risorse per la ricerca. Il presidente Michel: faremo tutto ciò che è necessario

DALL’INVIATO A BRUXELLES. «Dobbiamo fare tutto ciò che è necessario per rispondere all’emergenza coronavirus». Sono passate da poco le otto di sera quando Charles Michele pronuncia queste parole: «Tutto ciò che è necessario». Dopo i tentennamenti dei giorni scorsi, l’Ue ha capito che l’avanzata del virus è soprattutto un problema europeo. E ora sembra decisa ad affrontarlo come tale. Non soltanto nella sua dimensione economica, come già si stava preparando a fare. Ma in tutti i suoi aspetti.

Ieri pomeriggio i 27 capi di Stato e di governo si sono riuniti in videoconferenza – evento senza precedenti nella storia del Consiglio europeo – e hanno approvato un piano d’azione in quattro punti. «Finalmente qualcosa è cambiato e la vera svolta è arrivata soltanto nelle ultime 24-48 ore», confida una fonte, impegnata nelle trattative, che racconta le tante difficoltà incontrate nei giorni scorsi. Ma era inevitabile: ieri mattina tutti i leader Ue si sono svegliati con almeno un caso di coronavirus tra i loro cittadini e con un Paese partner bloccato da misure straordinarie. «Anche i governi con un approccio più blando – ragiona un diplomatico – forse hanno capito che ciò che sta vivendo l’Italia in questo momento domani potrebbe toccare a loro».

E così tutti hanno dato il loro pieno sostegno al piano che – tra le altre cose – introdurrà anche un nuovo fondo d’investimenti dedicato proprio all’emergenza coronavirus: avrà una dotazione iniziale di 7,5 miliardi, «per garantire liquidità già dalle prossime settimane» assicura Ursula von der Leyen, ma l’obiettivo è di farlo lievitare a 25 miliardi. Sarà destinato al settore sanitario, alle piccole e medie imprese, al mercato di lavoro, e ai settori economici più colpiti dagli effetti dell’epidemia.

I leader hanno anche deciso che i rispettivi ministri della Salute e dell’Interno si riuniranno (a distanza) «con cadenza giornaliera» per coordinare le misure utili a «rallentare e limitare la diffusione del contagio». In questo contesto rientrano i controlli alle frontiere interne, ma anche le misure nazionali. Michel ha precisato che qualsiasi provvedimento «dovrà essere proporzionato ed evitare conseguenze eccessive».

Il secondo punto del piano riguarda invece l’approvvigionamento delle attrezzature mediche, dalle mascherine ai ventilatori. Ci sono ancora grandi ostacoli, come è emerso ieri dalla riunione tra il commissario Thierry Breton e i produttori europei. Anche perché al momento alcuni Stati (Francia e Germania) mantengono il bando sull’export. Ma ora la Commissione cercherà di fare una ricognizione sulle reali necessità dei singoli Paesi e poi si cercherà di gestire in modo coordinato gli stock e le forniture in base alle esigenze, «rimuovendo gli ostacoli non necessari».

Ursula von der Leyen ha poi annunciato che riunirà un team di epidemiologi di tutti i Paesi europei per analizzare la situazione e studiare le contromosse. Verrà inoltre avviato un programma di ricerca europeo con l’obiettivo di studiare le cure e trovare un vaccino contro il coronavirus (l’Ue ha stanziato 140 milioni di euro per questi progetti).

E poi c’è la parte economica, che in questa fase vede Paolo Gentiloni in prima linea nel coordinamento tra i ministri delle Finanze e all’interno della stessa Commissione. Entro la fine di questa settimana l’esecutivo Ue presenterà una comunicazione con le linee-guida per applicare con tutta la flessibilità possibile sia i vincoli di bilancio, in modo da favorire le spese anche ai Paesi con alto debito o deficit, sia le regole sugli aiuti di Stato. Serviranno per sostenere le piccole e medie imprese colpite dalle conseguenze economiche.

Oltre a questo, poi, Gentiloni sta cercando di convincere tutti i governi dell’Eurozona ad accettare un maggiore coordinamento delle rispettive politiche di bilancio. C’è il forte sostegno della Francia e ovviamente dell’Italia e della Spagna, mentre su questo fronte la Germania sembra ancora un po’ fredda. Ma a Bruxelles c’è il timore che da qui alla riunione dell’Eurogruppo – fissata per lunedì 16 marzo – sarà l’evolversi della situazione a spingere Berlino e le altre capitali che ancora sono scettiche a cambiare idea. —

Sorgente: “Questa emergenza riguarda l’Europa”: Bruxelles si muove, ecco il maxi-piano – La Stampa

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