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In Grecia i gruppi d’estrema destra di Germania, Ungheria Italia e Austria a “difesa del continente”

dal nostro inviato MARCO MENSURATI

KASTANIES (GRECIA) – E dopo Alba Dorata, a sostenere lo «scudo d’Europa» (citazione di Ursula von der Leyen), arrivano i gruppi dell’estrema destra di Germania, Austria, Ungheria e Italia. La mobilitazione è partita due giorni fa, non appena il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato di aver inviato alla frontiera con Atene, sul fiume Evros, mille uomini delle forze speciali. Nel giro di poche ore dalla Germania e dall’Austria decine di militanti di Movimento identitario (Identitäre Bewegung) si sono messi in marcia alla volta di Kastanies, dove da giorni sono in corso schermaglie tra i due eserciti, per dare una mano ai greci.

La chiamata all’intervento è partita dall’estremista austriaco Martin Sellner, già noto per aver ricevuto una donazione di 1.500 euro dallo stragista islamofobo di Christchurch in Nuova Zelanda (50 morti), che in un video su YouTube ha definito indispensabile la lotta per la «difesa dell’Europa». Il 5 marzo, Sellner e i suoi uomini, attraverso la Bulgaria, sono arrivati al confine sull’Evros. Lì, in cima a una collina ben visibile dai profughi assiepati dall’altra parte, hanno srotolato un grande striscione con su scritto “No Way” e le bandiere austriache e greche. Ecco il racconto di uno dei “patrioti”: «Mentre Martin saliva sulla cima con l’eleganza di un camoscio di montagna, una pattuglia dell’esercito greco lo applaudiva e lo filmava, poi ha aperto lo striscione e piantato le bandiere, un tripudio». Nelle prossime ore Sellner potrebbe essere imitato anche da militanti italiani. Racconta Dinos Theoharidis, il rappresentante di Alba Dorata che guida i “Cacciatori di profughi” nella valle dell’Evros: «Dopo che i giornali italiani hanno scritto di me, dei miei uomini e di quello che facciamo durante la notte, mi hanno contattato molti patrioti italiani facendomi i complimenti. Alcuni arriveranno qui nei prossimi giorni».

La prospettiva di ritrovarsi il confine pieno di estremisti di destra armati e pronti a entrare in azione non piace però alle autorità greche, che hanno chiesto a Sellner di lasciare il Paese e a Theoharidis di chiudere il proprio profilo Facebook. Un incidente al confine è l’ultima cosa che vogliono. Soprattutto adesso che la strategia europea — tenere duro sul terreno e nel frattempo trattare informalmente con Erdogan — sembra funzionare. Le parti stanno infatti discutendo circa l’entità di un extra budget rispetto ai patti del 2016 (allora ci si accordò per 6 miliardi di euro per gestire la crisi dei profughi). Ora si parla di un altro miliardo di euro. Ciò significa che, se le cose dovessero andare in porto, per la modica cifra di un miliardo e 750 milioni di euro — 750 milioni sono già stati promessi alla Grecia — l’Europa anche stavolta riuscirà a mettere la polvere sotto il tappeto, lasciando che a vedersela con i profughi sia di nuovo Erdogan (almeno fino al prossimo ricatto).

I segnali vanno tutti in questa direzione: ieri la tv di stato di Ankara ha annunciato che «lunedì il presidente sarà a Bruxelles», pur senza chiarire quali incontri abbia in programma. Più o meno nelle stesse ore, Erdogan ha ordinato alla marina turca di non lasciare più partire i barconi verso il Mare Egeo. La motivazione ufficiale, «è troppo pericoloso», ha fatto sorridere quasi tutti gli analisti, i quali, invece, nella mossa di Erdogan hanno potuto leggere senza troppa fatica l’inizio della seconda fase della strategia turca: quella dell’allentamento della pressione creata nella prima fase. Poi, scommettono, a fine marzo arriverà la terza fase: la riscossione.

Sorgente: I neo-nazi d’Europa per respingere i profughi | Rep

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