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Siamo ancora lontani dalla fine dell’emergenza Sars-Cov-2, ma è possibile cominciare a guardare retrospettivamente a quando tutto è iniziato. La domanda che molti si fanno è: perché in Italia ci sono tanti contagi (oltre 4.600) e nessun’altra nazione Ue ha raggiunto cifre a tre zeri? Proviamo a rispondere con l’aiuto di tre esperti

di Laura Cuppini

Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive all’Università degli Studi di Milano e primario del reparto di Malattie infettive III dell’Ospedale Sacco: «Sulla base dei dati epidemiologici possiamo dire che il virus ha cominciato a circolare in Italia alla fine di gennaio e si è ampiamente diffuso, restando sotto traccia, soprattutto nella cosiddetta zona rossa. Il paziente zero, chiunque egli sia, non aveva alcun motivo di credersi infetto. Il virus ha serpeggiato finché tutte le infezioni della prima ondata destinate ad aggravarsi sono arrivate all’attenzione del Servizio sanitario nazionale. Ci siamo accorti del fuoco quando l’incendio aveva già bruciato gran parte del primo piano, ma si è trattato di una situazione casuale che sarebbe potuta avvenire in altre parti del mondo. Nelle settimane precedenti al manifestarsi del focolaio diversi pazienti in condizioni gravi sono stati ascritti a complicanze delle patologie di stagione, ma probabilmente la causa era Sars-Cov-2».
Cosa succede in Europa

(Ansa)(Ansa)

 

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