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L’epidemia di Covid-19 costringe per la prima volta a commemorare la morte di sei palestinesi nel 1976 a distanza, sui tetti e sui social. Si ferma anche Gaza a due anni dall’inizio della Grande Marcia del Ritorno

di Chiara Cruciati

Roma, 30 marzo 2020, Nena News – Sono trascorsi 44 anni dal 30 marzo 1976, dalle manifestazioni in Galilea contro l’espropriazione di terre palestinesi e dal fuoco aperto dalla polizia israeliana sui manifestanti. Morirono sei giovani, tanti i feriti. Da allora il 30 marzo è commemorato in tutta la Palestina storica come “Giornata della Terra”, segnata da marce e iniziative a difesa delle proprie terre contro l’espansione coloniale israeliana e il trasferimento forzato delle comunità.

Oggi non si terranno marce, per la prima volta da anni, né nei Territori Occupati né nelle tre città di Galilea, Arraba, Sakhnin e Deir Hanna, dove vivevano i sei giovani uccisi mentre protestavano per la confisca di 21mila dunam di terre (un dunam è pari a mille metri quadrati) per la costruzione di colonie. Bandiere palestinesi sventoleranno sui tetti delle case e degli uffici pubblici. A fermare le manifestazioni è l’epidemia di coronavirus, arrivata in Palestina e concentrata a Betlemme, chiusa da settimane per ordine dell’Autorità Nazionale Palestinese in coordinamento con il governo di Israele.

“Nel Giorno della Terra e dei martiri sfideremo le condizioni dovute al coronavirus e isseremo la bandiera della Palestina sui tetti e i balconi”, ha detto il presidente dell’Anp, Mahmoud Abbad. Lo slogan scelto e adottato dai vari partiti palestinesi: “Sono palestinese, ribadisco la mia identità palestinese”.

A lanciare l’iniziativa è l’Higher Committee for Follow-up, comitato che raduna la maggior parte dei partiti politici palestinesi che ha chiesto di commemorare la Giornata della Terra utilizzando altri spazi: i tetti e i balconi ma anche la rete. Iniziative sui social, immagini di candele da pubblicare online insieme alla bandiera palestinese, l’inno palestinese da rilanciare per non lasciare orfano il simbolico 30 marzo, paralizzato dal coronavirus come ogni altra attività scolastica, politica, culturale.

Manifestazione cancellata anche a Gaza dove era stata chiamata una marcia da un milione di persone. A commemorare il 1976 ma anche il 2018: due anni fa, in occasione della Giornata della Terra, iniziò la lunghissima Grande Marcia del Ritorno, un evento senza precedenti con decine di migliaia di palestinesi che per quasi due anni hanno marciato lungo il confine con Israele, eretto campi e lanciato iniziative per chiedere la fine dell’assedio e l’applicazione della risoluzione 194 del 1948 dell’Onu, il diritto al ritorno dei rifugiati nelle proprie terre.

Un’iniziativa costata moltissimo in termini di vite umane: la repressione dell’esercito israeliano contro la Grande Marcia ha ucciso quasi 300 palestinesi, ne ha feriti 35.600 di cui quasi 8mila con proiettili secondo i dati dell’agenzia dell’Onu Ocha. Ferimenti che hanno costretto alla disabilità moltissimi giovani e che hanno ulteriormente fatto collassare un sistema sanitario quasi annullato dall’assedio israeliano iniziato nel 2007.

“L’anniversario arriva in un periodo in cui le persone sono costrette a restare a casa a causa del coronavirus e per questo le nostre masse a Gaza sono incoraggiate a non avvicinarsi alla rete di confine con Israele per la Giornata della Terra. Dobbiamo stare tutti a casa”, scrive in una nota il comitato organizzatore della Marcia del Ritorno.

Anche nella Striscia si manifesta dai balconi, con le bandiere, mentre le sirene suoneranno per ricordare i sei giovani uccisi nel 1976 e le decine che hanno perso la vita chiedendo libertà. Nena News

Sorgente: CORONAVIRUS. La Giornata della Terra sventola sui tetti

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