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Frontiera sigillate con agenti e militari. Fedriga: «Lo chiedevo da un mese»

ROMA. La decisione politica è presa, ora si tratta di organizzare. La frontiera verso Est, ai confini con la Slovenia, sarà sigillata con forze di polizia e soldati dell’Esercito, un centinaio nella prima fase, per impedire l’ingresso di migranti clandestini. Quanto prima, il ministero dell’Interno dovrà allestire un campo di raccolta, su modello degli hotspot, dove mettere in quarantena chi sia intercettato. Fa paura la rotta balcanica anche sul versante del contagio da Covid-19.

Il tema di come garantire l’impermeabilità di quella frontiera è già stato affrontato dal primo Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza. I prefetti di Gorizia e di Trieste sanno che le forze non saranno lesinate. «La rotta balcanica al momento si è azzerata, ma non possiamo sapere per quanto», avverte il governatore del Friuli Venezia-Giulia, il leghista Massimiliano Fedriga.

È qualche settimana che Fedriga insiste. Finora il suo allarme era stato derubricato a propaganda leghista. Ora non più. Perché il problema delle frontiere, e del cosiddetto «contagio secondario», ovvero un ingresso massiccio del virus da altri Paesi quando da noi sarà calata la curva dei contagi, è diventato pressante. «Non possiamo pretendere – dice Fedriga – che persone provenienti da Paesi dove la Sanità è debole, e che lungo il viaggio non possono avere preso precauzioni, siano sicure».

E dunque, considerando le misure sanitarie che sono state prese per tutt’Italia, le sollecitazioni di Fedriga sono state accolte anche a livello di governo. «Ne avevo parlato un mese fa con il presidente Conte. Meglio tardi che mai», dice ancora il governatore. Ieri la prefettura di Trieste ha ufficializzato l’uso di soldati per verificare i limiti «alla circolazione imposta dall’emergenza epidemiologica» e per il «contrasto all’immigrazione irregolare».

Per il momento nulla sembra muoversi su quel versante. La Grecia sta facendo da diga rispetto alla pressione dei disgraziati che la Turchia gli ha scagliato contro. Lungo il tragitto della rotta balcanica sono tutti in allarme e con le difese alzate: Bulgaria, Serbia, Croazia, Ungheria, Slovenia, Austria. Anche l’Italia non sottovaluta il problema. Con la Slovenia c’è una eccellente cooperazione di polizia, un protocollo sulla gestione della frontiera in comune. Se un clandestino viene rintracciato dalle nostre forze di sicurezza in una fascia di 5 km dal confine, può essere respinto indietro come se si trattasse di un respingimento al varco di frontiera. E in quel caso la Slovenia non ha nulla da obiettare. Questo sarà il lavoro richiesto alle forze di polizia e delle forze armate: presidiare la fascia e fare in modo che nessuno passi inosservato. Va da sé, poi, come hanno documentato nei mesi scorsi Ong e giornalisti, gli sloveni a loro volta respingono bruscamente i clandestini verso la Croazia. E che tutti provano a spostare il problema nel Paese più a Sud.

Sorgente: Chiuso il confine con la Slovenia: “Un rischio le rotte dei migranti” – La Stampa

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