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di Margherita De Bac

Nel contesto dei nuovi provvedimenti del governo, quanto contano i comportamenti individuali?
«Stiamo affrontando una sfida molto importante che passa attraverso l’impegno di ognuno di noi nel rispettare il distanziamento sociale, che significa stare distanti l’uno dall’altro — risponde Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e tra i membri del Comitato tecnico scientifico che supporta il governo —. Se tutti facessimo uno sforzo potremmo rallentare o modificare la curva di diffusione del virus e garantire ai più fragili di poter fruire della migliore assistenza possibile. Dobbiamo pensare che adesso siamo tutti parte attiva e che la nostra determinazione nell’adottare le misure è un passaggio decisivo per rallentare la progressione del virus. E quando dico decisivo voglio dire che tutte queste chiusure sarebbero poco efficaci senza il contributo dei singoli. L’auspicio è che con l’impegno collettivo il risultato venga raggiunto» (qui la mappa con l’andamento della malattia).

Secondo lei la percezione del rischio è cresciuta?
«Nei giorni scorsi, è vero, certi comportamenti lasciavano a desiderare. Oggi ho l’impressione che sia stata acquisita la consapevolezza della fase critica. È un’impressione che colgo nelle città e attraverso le testimonianze degli amici». Cosa la preoccupa maggiormente? «Che il virus si diffonda velocemente, come è successo in Lombardia, e che porti un numero elevato di pazienti con un altissimo bisogno di assistenza in terapia intensiva. Bisogna garantire a tutti i malati critici la cura adeguata ed è questo il senso delle restrizioni».

Teme un nuovo caso Lombardia?
«Se non ci comportassimo tutti in modo responsabile la situazione della Lombardia potrebbe ripresentarsi in altri contesti. L’auspicio è di non doversi trovare nelle condizioni di non garantire a tutti le cure».

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Ci sarà un’altra stretta?
«Dobbiamo monitorare quotidianamente l’andamento dei casi e verificare l’efficacia delle misure messe in campo. Un primo bilancio non si potrà fare prima di un paio di settimane, il periodo dell’incubazione del virus.».

È stata efficace la creazione delle zone rosse in alcuni comuni della Lombardia?
«Sì, hanno portato alla riduzione del numero dei casi a livello locale».

Che significa avere un comportamento responsabile?
«In ogni occasione manteniamo il distanziamento sociale, teniamoci lontani dalle persone almeno un metro, evitiamo l’affollamento. Dobbiamo abituarci all’idea di non avvicinarci alle altre persone, anche in casa. Curare l’igiene è fondamentale».

Come vivere la quarantena a casa?
«Un elemento molto importante sono le persone a casa in quarantena che hanno avuto contatti stretti con soggetti positivi e quelle poste in isolamento perché positive con pochi sintomi o senza sintomi. Devono avere un comportamento rigoroso per evitare di trasmettere il virus. Violare le regole significa favorire la diffusione dell’infezione ai vicini e ai familiari e quindi mantenere attiva la catena di contagi».

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Gli ultimi dati mostrano circa 2.200 casi in più rispetto al giorno precedente. Il 3 aprile l’Italia potrebbe essere fuori dal tunnel?
«I dati non mi sorprendono. Non ci aspettavamo un’inversione di tendenza cosi immediata. Il 3 aprile l’epidemia non si sarà fermata ma speriamo di conoscere per quella data le curve della diffusione in base alle quali poter ritenere di averla messa sotto controllo».

Sorgente: Brusaferro (presidente dell’Istituto superiore di sanità): se l’epidemia è sotto controllo lo sapremo a inizio aprile

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