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Radar e due motovedette per il controllo dei confini, pulmini per il trasferimento dei migranti «dai punti di sbarco ai luoghi in cui gli stessi saranno successivamente condotti». Ma anche attrezzature sanitarie per effettuare tac e risonanze, strumentazione che è merce rara nel Paese. In sei pagine spedite ieri alle autorità libiche, la Farnesina fissa i termini della proposta italiana che rivede e aggiorna il Memorandum bilaterale del 2017 per la cooperazione in campo migratorio.

Il testo, afferma il ministero degli Esteri, introduce significative innovazioni per garantire più tutele ai migranti, ai richiedenti asilo e alle persone vulnerabili, vittime dei traffici irregolari che attraversano la Libia. E promuove «una gestione del fenomeno migratorio nel pieno rispetto dei principi della Convenzione di Ginevra e delle norme di diritto internazionale sui diritti umani». Mentre il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese sottolinea che uno degli scopi principali è che le agenzie dell’Onu «vengano valorizzate ed aiutate nella loro attività nei campi di detenzione e migliorare la situazione dei diritti umani». Il ministro, discutendo del tema migranti, ha anche parlato dell’intenzione di cambiare i decreti sicurezza, e ha sostenuto che l’aumento dei flussi «è dovuto all’instabilità libica» e che «le ong non si possono muovere in autonomia, senza il coordinamento delle autorità competenti», come previsto dal codice di condotta introdotto da Minniti.

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Ma il tema del giorno è il Memorandum. Fulcro della nuova proposta è il punto C. È quello che riguarda l’invio di mezzi per frenare il flusso di migranti clandestini, in continuità con il Memorandum firmato il 2 febbraio 2017 e rinnovato «automaticamente» una settimana fa dal governo. Negli tre ultimi anni l’accordo in materia di contrasto all’immigrazione illegale e al traffico di esseri umani ha permesso di dotare la Libia di navi, motovedette, elicotteri, gommoni, veicoli, binocoli e strumenti di comunicazione per il controllo dei flussi migratori, oltre che di armare mezzi navali per la guardia costiera libica. L’elenco è lungo – prevedeva una spesa da 800 milioni di euro – ed è stato via via aggiornato anche tenendo conto delle richieste di Tripoli. Ora si negozia con il governo di accordo nazionale di al Sarraj, tuttavia in un Paese diviso e in balia di una tregua fragile si pone il problema della molteplicità degli interlocutori. In ogni caso la parte italiana, si legge nel nuovo Memorandum, «si impegna a fornire supporto tecnologico agli organismi libici incaricati della prevenzione e del contrasto all’immigrazione irregolare e delle attività di ricerca e soccorso in mare e nel deserto». Dunque nuovi mezzi di terra e di mare, assistenza compresa. «Il supporto tecnico dovrà essere affiancato da ulteriori attività di formazione del personale libico, in particolare nelle operazioni in mare, per garantire che si svolgano secondo gli standard internazionali e nel rispetto dei diritti umani».

Nel contempo la parte libica si impegna affinché «gli organismi libici preposti al controllo delle frontiere e alla prevenzione e al contrasto dell’immigrazione irregolare provvedano a impiegare eventuali equipaggiamenti e attrezzature fornite nell’ambito dei programmi di assistenza italiani, europei e internazionali per gli scopi concordati con le parti». Garantisce di «non riarmare le imbarcazioni consegnate a qualunque titolo dall’Italia, che potrà chiedere in ogni momento di verificare questa condizione». Assicura «il pieno rispetto del diritto internazionale in tutte le attività istituzionali e di migliorare le procedure di intervento in mare e quelle di sbarco dei migranti». Infine «si impegna ad agevolare le attività delle organizzazioni delle Nazioni Unite per l’assistenza e il supporto ai migranti soccorsi in mare». Tuttavia il conflitto in corso, con una tregua precaria e un duraturo cessate il fuoco ancora di là da venire, ha reso più difficile il lavoro delle agenzie Onu con le quali l’Italia vorrebbe collaborare: il 30 gennaio la stessa Unhcr ha sospeso le operazioni in Libia per motivi di sicurezza e chiuso il centro per la raccolta e le partenze di Tripoli, aperto appena un anno fa.
Sorgente: Motovedette e radar: accordo con la Libia per fermare i migranti

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