Governo, Conte alza il muro del silenzio. Ma prepara l’addio ai renziani | Rep
Palazzo Chigi media sulle nomine, ma intanto accelera sulla sostituzione nella maggioranza del gruppo di Italia vivaDI TOMMASO CIRIACO
Scena prima: il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà incrocia a Montecitorio Enrico Costa. “Alla fine riusciremo a trovare un compromesso sulla prescrizione, no?”, domanda il berlusconiano. E il grillino di governo, ridendo: “Enrico, ti piace quello che fai? Ti piace restare deputato? Ecco, quello è il compromesso…”. Il 5S è chiaro: se Renzi non si ferma, se continua a votare con l’opposizione , rischia davvero di saltare tutto.
Le elezioni, in realtà, sono uno scenario ancora altamente improbabile. Ma se IV si sfila, l’unica alternativa praticabile continua a essere quella di sempre: il gruppo dei Responsabili. Servono però strappi dolorosi. È vero però che senatori di Forza Italia flirtano con Palazzo Chigi. E dentro Italia Viva i malumori esistono. “Come in ogni partito – ridimensiona però Renzi – anche da noi ci sarà un dissenso fisiologico del 5%. Quant’è il 5% di 18? Un senatore? Non basta a sostituirci…”.
Si balla sul filo, in attesa di capire chi sferrerà il pugno da ko. In commissione giustizia alla Camera soltanto un colpo ardito della maggioranza, di qualche centimetro sotto la cintura, evita ai giallorossi di essere battuti sulla giustizia. E siccome la situazione appare insostenibile, l’avvocato dà il via libera a una doppia operazione: da una parte tratta con gli emissari di Renzi sulle nomine, dall’altra lavora per sostituirlo con i Responsabili, portando entro i primi di marzo in Aula l’agenda 2023. “Il Presidente – fa trapelare Palazzo Chigi – renderà note le sue determinazioni nei prossimi giorni”.
L’ha detto durante i tavoli di queste ore, il premier: “Di Renzi sono stufo, stufo! Non possiamo andare avanti così”. Vuole chiudere il programma al più presto e preparare un passaggio parlamentare in cui sfidarlo, se necessario renderlo irrilevante grazie al supporto di senatori azzurri e renziani. Ma non basta. L’obiettivo di Conte e Nicola Zingaretti è respingere la proposta destabilizzante del fondatore di IV sulle riforme, andando invece avanti sulla modifica della legge elettorale.
Con un risultato da ottenere prima del voto referendario sul taglio dei parlamentari del 29 marzo: il via libera in prima lettura al proporzionale in un ramo del Parlamento. Senza i collegi dell’attuale Rosatellum (che renderebbe pericolosa una corsa solitaria di Renzi), ma con uno sbarramento al 5% che, giurano dal Nazareno, terrorizza l’ex premier. “La sua proposta è il paurellum”, lo deridono.
In attesa di capire come si chiuderà questo logorante braccio di ferro, Conte ha però autorizzato una mediazione parallela, segreta sulle nomine. Già ieri un ambasciatore di Palazzo Chigi ha promesso soddisfazione sulle prossime poltrone dell’Agcom ai mediatori che agiscono per conto di Renzi. E altro concederanno dall’esecutivo, se il leader di Rignano abbasserà i toni.
La verità, però, è che la dinamica centrifuga non sembra potersi arrestare così facilmente, come fa capire Franceschini citando Esopo. “Renzi? “…mentre stavano per morire, la rana chiese all’insano ospite il perché del suo folle gesto. ‘Perché sono uno scorpione…’. rispose. ‘È la mia natura!'”. È l’opzione di un gruppo che sostituisca Italia Viva resta l’orizzonte più probabile. Anche perché Zingaretti è deciso a opporsi ad altre soluzioni istituzionali, quelle che propone Renzi. “Se continua così, farà venire agli italiani il malditesta con questo chiacchiericcio insopportabile del quale non si capisce il fine”. Il segretario chiederà il ritorno al voto, come Conte. Che l’ala governista del Pd glielo lasci fare, però, è tutto un altro discorso.
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