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Prescrizione: la norma sarà inserita nel decreto milleproroghe Bonafede accetta una commissione per monitorare gli effetti

ROMA. E alla fine se non sarà un disarmo bilaterale tra Matteo Renzi e Alfonso Bonafede, ci assomiglierà molto. Per capire: il governo non presenterà un decreto ad hoc con il nuovo accordo sulla prescrizione, per non mettere le dita negli occhi a Italia Viva: «Noi siamo contrari a questo accordo, ma se presentate un decreto legge la consideriamo una provocazione», ha avvertito la Boschi nel vertice della discordia con Conte.

La battaglia sul ddl Costa

Dunque il governo trasferirà la mediazione in un emendamento al decreto «milleproroghe», veicolo immediatamente adoperabile all’uopo. Ma il disarmo bilaterale si materializzerà invero sul percorso successivo: Matteo Renzi ha deciso che i deputati di Italia Viva non voteranno in Commissione l’emendamento con il «lodo Conte Bis» sulla prescrizione, ma voteranno la fiducia al decreto milleproroghe in aula alla Camera. Dunque nessun colpo basso al governo, «anche se a loro piacerebbe che non votassimo la fiducia», commenta sarcastico Ettore Rosato. Stessa cosa avverrà al Senato, dove il milleproroghe verrà licenziato a marzo, con il voto a favore di Italia Viva. Questa la previsione su come andranno le cose degli stessi vertici di Iv. «Ma faremo battaglia il 24 febbraio sulla legge Costa che reintroduce la norma Orlando sulla prescrizione, dove noi saremo coerenti – avverte Rosato – mentre la Lega dovrebbe votare contro una norma, la Bonafede, che ha votato col suo governo, per tornare ad una riforma che ha osteggiato». Dunque in quella sede si vedranno scintille e il voto segreto potrebbe riservare sorprese.

La commissione di controllo

Il Guardasigilli, al vertice dell’altra sera, ha accettato piuttosto una novità di non poco conto. Quando il suo vice Andrea Giorgis del Pd ha proposto una commissione di esperti per verificare gli effetti della abolizione della prescrizione e il rischio di un allungamento dei processi, il ministro ha detto ok a costituirla subito con un decreto ministeriale: impegnandosi a dichiarare pubblicamente che se da questa commissione di avvocati, magistrati ed accademici, giungessero notizie in tal senso, lui sarebbe pronto a rivedere le cose. «Si è usciti dalla imposizione ideologica – nota Giorgis – e si è imboccata la strada della disponibilità a vedere gli effetti reali della norma».

I tecnici del governo stanno scrivendo l’emendamento al milleproroghe che deve contenere una proroga per essere ammesso: quindi sarà sospesa la legge Bonafede fino alla pubblicazione della nuova norma in Gazzetta Ufficiale. E verrà inserita la nuova disposizione, secondo cui il decorso della prescrizione si sospende fino alla sentenza di appello: se viene confermata la condanna, a quel punto la prescrizione si interrompe per sempre. In caso di assoluzione, riprende a decorrere retroattivamente dalla sentenza di primo grado.

Domani Bonafede porterà in Cdm la riforma del processo penale, che contiene il contingentamento dei tempi, l’allargamento dei riti alternativi, che velocizzano molto il processo e la riforma dell’appello che velocizza il secondo grado. Ma tutti, tranne Renzi, non vedono l’ora di archiviare il caso. «La priorità – si infervora Nicola Zingaretti – è riaccendere i motori dell’economia per creare lavoro e benessere. Basta polemiche e picconi, è tempo di costruire, fare comunità e dare certezze».

Sorgente: Giustizia, no al decreto. E Renzi vota la fiducia sul lodo in Parlamento – La Stampa

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